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Politica

Meloni deve decidere sui nuovi aiuti a Kiev

Ora è il tempo di pedalare, per Giorgia Meloni. Lo sapeva anche lei, la prima presidentessa del Consiglio donna della storia d’Italia, che non sarebbe stato affatto facile in tempi come questo. Tra caro bollette e guerra in Ucraina.

Giorgia Meloni – Nanopress.it

E la scelta, ora, verrà presa tenendo a bada ancora quegli alleati che non hanno mai nascosto di avere delle idee diverse, dallo scostamento di bilancio all’utilità delle sanzioni per la Russia e per Vladimir Putin. Nello specifico, i problemi per un nuovo invio di armi al presidente Volodymyr Zelensky nascerebbero da due inghippi procedurali, che poi potrebbero diventare politici.

Il governo Meloni deve decidere sull’invio di armi a Kiev

Per Giorgia Meloni la linea atlantica non è mai stata in discussione. Mai un tentennamento, né durante la campagna elettorale, che poi l’ha portato a sedersi nello scranno più alto di Palazzo Chigi, né dopo che in quella sedia ci si è seduta quasi alla velocità della luce.

Giorgia Meloni – Nanopress.it

Di problemi, in questi pochi mesi di alleanza con Matteo Salvini e Silvio Berlusconi, rispettivamente il segretario della Lega e il presidente di Forza Italia, ne ha dovuto affrontare, e non solo per quanto concerne la formazione dell’esecutivo. Per esempio, i tre leader del centrodestra hanno delle visioni non troppo allineate sulla guerra in Ucraina voluta dal presidente della Russia, Vladimir Putin.

Il leader del Carroccio, per esempio, non ha mai nascosto le sue perplessità sulle sanzioni a Mosca, posizione che ha ribadito, da ministro delle Infrastrutture e vicepremier, anche da Bruno Vespa. Il Cav, invece, nelle segrete (che poi tanto segrete non sono state) di un’Assemblea alla Camera con i deputati forzisti ha parlato di un rapporto riallacciato con l’oligarca russo, dando anche una sua versione dei fatti sul conflitto. Ha avuto tempo di redimersi nel suo discorso al Senato per confermare la fiducia al governo, ora però ci si deve scontrare con i fatti.

E i fatti sono che la prima premier donna della storia della Repubblica italiana dovrà licenziare un nuovo pacchetto per l’invio di armi a Kiev. Nello specifico, a Volodymyr Zelensky servono missili aria-terra per difendere le città ucraine e precisano fonti della maggioranza attaccare in territorio russo. Un decreto ancora non c’è, nonostante l’impegno di Meloni con il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, di “continuare a fornire assistenza” al Paese invaso, perché prima ci dovrà essere un confronto del ministro della Difesa, il tanto discusso Guido Crosetto, con la Nato.

Anche se sulla carta ancora non c’è nulla, l’idea di base è che da Roma all’Ucraina arrivino dei sistemi di radar, mentre la Francia fornirà lanciamissili con gli ordini, così che si possano intercettare aerei, missili balistici e drone. In coordinamento con la Spagna, poi, l’Italia dovrebbe dare almeno tre batterie di vecchi missili terra-aria, già tolti dal servizio.

Quali sono gli intoppi per il governo Meloni

Ma dove nascono i problemi? La decisione, quando verrà messa nero su bianco, arriverà con un decreto interministeriale che dovranno firmare Crosetto, il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, e quello dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, tutti di partiti diversi. Ma non è qua l’inghippo.

A livello procedurale, infatti, prima di approvare il nuovo pacchetto di aiuti serve che venga illustrato al Copasir, che ora, per la nomina del suo presidente, Adolfo Urso, come ministro, manca del numero legale. E una nuova formazione tarderà ad arrivare per la lite interna all’opposizione su chi prenderà il posto del senatore di Fratelli d’Italia, a meno che non intervengano direttamente Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana per integrare l’organo.

Il Parlamento, poi, dovrà anche mettere mano al decreto legge che dà copertura all’invio delle armi, che scadrà a fine anno. Ed è qui che iniziano i nodi tutti politici, perché, detto prima, all’interno della maggioranza ci sono posizioni diverse su come dovrebbero andare le cose. Certo è che Meloni non ha cambiato e non vuole cambiare idea, e infatti a breve incontrerà anche il presidente Zelensky per rinnovare la sua linea, atlantica, e fino alla fine.

Mariacristina Ponti

Nata nel lontano 1992, nel giorno più bello per nascere, a Cagliari. Dopo la maturità scientifica, volo a Padova e poi a Roma per studiare lettere. Nella Capitale poi rimango anche per il master in giornalismo. Tra stage a profusione, sempre nelle redazioni sportive, anche se il vero amore è sempre stato la politica, ho ancora da ritirare un tesserino da professionista.

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