A poco meno di un mese delle elezioni politiche del 25 settembre, che hanno visto la netta vittoria di Fratelli d’Italia e del centrodestra unito, è di nuovo tempo di sondaggi. Il gruppo di Giorgia Meloni, futura prima presidentessa del Consiglio donna della storia italiana, continua a crescere, così come il MoVimento 5 stelle di Giuseppe Conte, che insidia un Partito democratico in caduta libera.
Ma non ci sono solo i dem ad aver perso terreno rispetto all’ultima tornata elettorale, anche la Lega di Matteo Salvini e Forza Italia di Silvio Berlusconi perdono dei pezzi, e vanno ad avvantaggiare il terzo polo di Carlo Calenda e Matteo Renzi che, però, ieri non sono riusciti a eleggere neanche un deputato e senatore nell’Ufficio di Presidenza di Montecitorio e Palazzo Madama.
Le consultazioni di Sergio Mattarella per la formazione del nuovo governo sono appena iniziate, così come sono stati eletti i presidenti, i vicepresidenti e i capigruppo di Camera e Senato. In pratica, manca solo l’esecutivo vero e proprio, che però non pare stia nascendo sotto una buona stella.
Al di là, però, di quello che è successo in questo mese, quindi dalle elezioni, nel fronte della maggioranza che poi, effettivamente, esprimerà un esecutivo, ci sono dei dati numerici che devono far riflettere, e ovviamente sono quelli dei sondaggi. Se in campagna elettorale sono serviti per capire da che parte andare, ora sono utili per fotografare i probabili consensi e quindi quanto ancora possano godere di legittimazione popolare i gruppi politici.
Secondo la Supermedia settimanale di YouTrend e Agi, Giorgia Meloni e il suo Fratelli d’Italia pare non abbia problemi, anzi. Il partito della premier in pectore, infatti, rispetto al 25 settembre, è cresciuto ancora arrivando al 27,2%, quindi 1,2% in più rispetto a un mese fa.
Al secondo posto c’è sempre il Partito democratico di Enrico Letta, ma dalle elezioni a oggi i dem sono riusciti a perdere l’1,4% dei consensi arrivando a un “misero” 17,7%, appena un punto percentuale sopra il MoVimento 5 stelle di Giuseppe Conte che è anche il partito che è salito di più. Dal 15,4% delle politiche, i pentastellati arriverebbero oggi a convogliare il 16,7% dei votanti.
In caduta libera, o quasi, anche la Lega di Matteo Salvini. Nel periodo della campagna elettorale, e fin quando le rilevazioni erano consentite, il Carroccio era stabilmente fotografato al terzo posto, intorno al 14% dei consensi, che sia il 25 settembre, sia ora sono dimezzati. Rispetto a un mese fa, il partito del Capitano e probabile ministro delle Infrastrutture scende all’8,4% dei voti, appena lo 0,2% in più rispetto al terzo polo di Carlo Calenda e Matteo Renzi che, invece, ha guadagnato lo 0,4 punti percentuali dalle politiche e ha superato anche Forza Italia di Silvio Berlusconi.
I forzisti, infatti, sono oramai la sesta forza del Paese e sono dati allo 7,6% dei consensi contro l’8,1% che ha permesso al Cav di essere presente domani alle consultazioni con il presidente della Repubblica come uno degli alleati della coalizione di centrodestra.
L’alleanza tra Europa Verde e Sinistra Italiana di Angelo Bonelli, Eleonora Evi e Nicola Fratoianni salgono dello 0,3% e arrivano al 3,9%, ben oltre la soglia di sbarramento che ha tenuto fuori dal Parlamento Italexit per l’Italia di Gianluigi Paragone. L’ex senatore pentastellato ha guadagnato lo 0,4% ed è ora al 2,3%, ma davanti a lui c’è +Europa di Emma Bonino e Benedetto Della Vedova che ora è al 2,9%. Concludono, poi, Noi Moderati di Maurizio Lupi con l’1%, appena lo 0,1% in più rispetto al 25 settembre.
Quanto ai voti per le varie coalizioni, il centrodestra resta, anche a un mese dalle elezioni, in testa a tutti con il 44,2% dei consensi, ovvero lo 0,4% in più dovuto soprattutto all’exploit, ancora, di Meloni. Quanto al centrosinistra, la discesa dei voti del Pd si traduce in un ammanco di voti per l’intero gruppo – che comunque non si è presentato unito neanche davanti a Mattarella – e arriva al 24,8%.
Di MoVimento 5 stelle, terzo polo di Azione e Italia Viva, così come del partito di Paragone abbiamo già detto, sono però gli altri schieramenti che hanno perso l’1,1% dei consensi arrivando, sommati chiaro, al 3,8% totale che a stento potrebbe garantire qualche seggio tra Camera e Senato.
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