Dopo il primo viaggio formale a Bruxelles per incontrare i vertici della istituzioni europee, Giorgia Meloni, presidentessa del Consiglio, da ieri si trova in Egitto, a Sharm el Sheikh, per l’annuale conferenza sul clima organizzata dall’Onu, la Cop27. Il summit è stato l’occasione per un incontro anche con il presidente dell’Egitto, Abdel Fattah al Sisi con cui, da quando è morto il ricercatore Giulio Regeni, non ci sono buoni rapporti.
E quindi, un faccia a faccia tra i due presidenti c’è stato, eccome. Con il triestino, ammazzato nel gennaio del 2016 al Cairo, a fare da sfondo, nel loro meeting di un’ora circa hanno parlato soprattutto di approvvigionamento energetico, fonti rinnovabili, crisi climatica e immigrazione, ma anche di Patrick Zaki, studente egiziano dell’università di Bologna incarcerato nel 2020 e liberato dopo quasi due anni.
Ancora una giornata di incontri in sede internazionale per la presidentessa del Consiglio, la prima donna nella storia della Repubblica italiana, Giorgia Meloni. Dopo aver deciso che la prima visita da capa del governo sarebbe stata a Bruxelles, per parlare con i vertici delle istituzioni dell’Unione europea, Roberta Metsola, Ursula von der Leyen e Charles Michel, la premier ieri è volata in Egitto, a Sharm el Sheikh, per la Cop27, accompagnata dal ministro per l’Ambiente e la Sicurezza energetica, Alberto Pichetto Fratin.
L’annuale conferenza sul clima organizzata dall’Onu è stata l’occasione per il ritorno di un membro del governo italiano nel territorio egiziano dalla morte, meglio dall’omicidio di Giulio Regeni, il ricercatore triestino dell’università di Cambridge ritrovato morto al Cairo il 3 febbraio del 2016, ma che era stato rapito il 25 gennaio dello stesso anno.
I rapporti dei vari governi che si sono susseguiti in Italia, infatti, sono stati resi molto tesi per la non disponibilità a collaborare delle autorità dell’Egitto che, probabilmente, vogliono coprire la complicità di qualche apparato delle loro forze di sicurezza nell’uccisione del dottorando.
Non solo, però, perché nel febbraio del 2020, un altro dottorando, stavolta egiziano ma dell’università di Bologna, Patrick Zaki, è stato incarcerato appena arrivato all’aeroporto della capitale e scarcerato, ma solo in atteso di un giudizio, quasi due anni dopo: nel dicembre del 2021.
Dopo un’iniziale e cordiale stretta di mano in mattinata tra la leader di Fratelli d’Italia e il presidente Abdel Fattah al Sisi, tra i due c’è stato anche un incontro, durato più di un’ora, di cui si era parlato prima che avvenisse e che da Palazzo Chigi nessuno aveva smentito.
Al termine del vertice, attraverso una nota della Presidenza del Consiglio, si è saputo che i due presidenti hanno parlato di approvvigionamento energetico, fonti rinnovabili, crisi climatica e immigrazione. Meloni, però, ha anche sottolineato l’importanza del rispetto dei diritti umani e quindi anche l’attenzione dell’Italia e degli italiani sui casi Regeni e Zaki.
Dal canto suo, al Sisi ha dichiarato che la visita della premier può dare “slancio” allo sviluppo della dimensione “politica economica, di sicurezza e culturale” dei rapporti tra Italia ed Egitto che sono basati su “profondi legami storici“.
Una scelta, quella di vedere il presidente egiziano, che non è piaciuta ad Angelo Bonelli, il co-portavoce di Europa Verde. In una nota, il deputato di Alleanza Verdi e Sinistra ha fatto sapere che per lui “è semplicemente indecente: la presidente Meloni è andata alla Cop 27 non per parlare di clima portando i provvedimenti del caso, che come sappiano vanno in direzione opposta, ma per accordarsi col presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi su migranti e i giacimenti di idrocarburi che interessano l’Eni“. Per lui, poi, la premier si è dimenticata e ha sacrificato “non solo il tema dei diritti umani ma anche l’ignobile assassinio di Giulio Regeni“. E dunque “utilizzare la Cop 27 per andare a chiudere intese su idrocarburi, e migranti, conferma quanto sia pericolosa la politica su energia e diritti della premier Giorgia Meloni“.
La presidentessa del Consiglio ha avuto modo di parlare, in incontri bilaterali, anche con il ministro della Repubblica federale democratica di Etiopia, Abiy Ahmes, uno dei più discussi premi Nobel per la pace degli ultimi anni, il presidente dello stato di Israele, Isaac Herzoz, il nuovo primo ministro della Gran Bretagna, il conservatore Rishi Sunak. Con tutti, Meloni ha ribadito le posizioni del governo sulla collocazione atlantista, in linea di continuità, quindi, con il suo predecessore, Mario Draghi.
Ma c’è stato il momento anche per un meeting a due con il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, in cui si è parlato della collaborazione tra le due istituzioni, compreso il sostegno del nostro Paese alla mediazione dell’Onu in Libia. Inoltre, si è parlato delle ripercussioni dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, con le gravi conseguenze che ha avuto soprattutto in Africa, e dunque la crisi alimentare.
Con Abdelmadjid Tebboune, presidente dell’Algeria, Meloni ha confermato il solido partenariato bilaterale e le intense relazioni di amicizia tra i due Paesi con sempre più importanti prospettive sul piano economico ed energetico oltre che nei numerosi altri settori di collaborazione.
Un altro bilaterale prima dell’intervento per la Cop27 la premier lo ha avuto con il cancelliere della Germania, Olaf Scholz, che ha fatto seguito alla conversazione telefonica che avevano avuto il 28 ottobre. Si è discusso sia dei temi europei e internazionali, del conflitto russo ucraino, della crisi energetica e anche dei flussi migratori, con l’intenzione di consolidare le relazioni tra i due Paesi.
Il presidente del Consiglio Meloni, ha avuto anche un breve colloquio con Petr Fiala, presidente del governo della Repubblica Ceca, e presidente di turno del Consiglio dell’Unione Europea. Scambio di saluti anche con la presidente della Commissione europea, von der Leyen, e con i vertici istituzionali di Giordania, Angola, Bahrein, Croazia, Slovenia, Svizzera, Finlandia, Lussemburgo e Belgio.
Con due ore di ritardo sulla tabella di marcia è poi arrivato l’intervento di Meloni alla conferenza annuale sul clima, Cop27, spiegando come combattere il cambiamento climatico sia “un’impresa comune, che richiede un impegno pieno di tutti i Paesi“, anche se in alcuni casi non succede e le “nazioni più impegnate su questo obiettivo rischiano di pagare un prezzo, a tutto vantaggio di chi è maggiormente responsabile delle emissioni di Co2“. E quindi: “Rischiamo di non produrre i risultati che la storia si aspetta da noi“, ha avvertito.
La lotta al cambiamento climatico è un compito, ha evidenziato, che “dobbiamo alle nostre future generazioni, poiché il nostro impegno a proteggere l’ambiente come parte della nostra identità è il più vivido esempio dell’alleanza tra coloro che sono qui, coloro che erano qui e coloro che verranno dopo di noi‘”. Si devono fare più sforzi, ha detto ancora, per “proteggere il nostro pianeta, la nostra casa comune“, ricordando anche le recenti calamità in Europa, ha citato anche il Pakistan, il Corno d’Africa.
“Malgrado una situazione internazionale complessa, già segnata dalla pandemia e stravolta dall’aggressione russa all’Ucraina, l’Italia – ha puntualizzato – resta fermamente impegnata nel processo di decarbonizzazione, in pieno accordo con gli impegni di Parigi“.
“Vogliamo perseguire un’equa transizione che vada incontro alle comunità colpite” dagli effetti del cambiamento climatico e “non lasciare nessuno indietro”. Meloni, infine, ha ricordato che nell’ambito dell’Ue “puntiamo a ridurre le emissioni del 55% entro il 2030” e ad arrivare alla “neutralità climatica” al più tardi entro il 2050.
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