In occasione della cerimonia svoltasi a New York, in cui la presidente Giorgia Meloni ha deposto una corona di fiori sul monumento di Cristoforo Colombo, la premier ha anche parlato della questione migranti. Meloni ha affermato che non permetterà che l’Italia diventi il capo profughi dell’Unione europea.
A tal proposito, l’Unione europea ha replicato affermando che le missioni navali richieste dall’Italia vanno inserite nella politica di difesa e sicurezza comune e che dunque la loro applicabilità sarà decisa all’unanimità da tutti gli stati membri.
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha trattato a New York il tema dell’immigrazione. Questo in vista della difficile situazione che si sta verificando nelle ultime settimane all’interno del nostro Paese.
La premier ha infatti spiegato che la situazione sta diventando sempre più insostenibile e che non permetterà mai che l’Italia diventi il “campo profughi” dell’Unione europea.
Meloni ha poi specificato che ciò che sta avvenendo a Lampedusa nelle ultime ore è “un problema libico”. Aggiungendo che le autorità sono riuscite a tenerlo sotto controllo. Nonostante ciò, nelle ultime ore la situazione si è aggravata a causa delle inondazioni che hanno colpito il paese.
“Noi continueremo a portare le norme che riteniamo necessarie, e a chiedere alle organizzazioni sovranazionali di fare la loro parte: ci vorrà il tempo che ci vuole, ma credo che alla fine avremo la meglio”.
Ha spiegato Giorgia Meloni. Aggiungendo che il problema dei migranti non si risolve con i ricollocamenti ma che, al contrario, è necessario ricercare metodi adatti a combattere le partenze illegali.
L’unico modo per trovare un punto d’incontro con l’Ue è quello di lavorare congiuntamente per difendere i confini esterni.
Infine, Meloni cita il presidente turco Erdogan, affermando che la Turchia svolge un ruolo fondamentale nell’ambito delle migrazioni da ben due punti di vista, ossia quello della tratta mediterranea e quello della rotta balcanica.
La situazione migranti in Europa diviene sempre più ingestibile, questo a causa di politiche scorrette e poco efficienti messe in atto in ambito regionale.
In ogni caso, l’Italia è uno dei paesi maggiormente coinvolti. Questo perché tutti gli altri stanno mettendo in atto una sorta di procedimento di scarica barile.
In ogni caso, a proposito della richiesta attuata dal governo italiano rispetto alla programmazione di missioni navali come la “Sophia”, è intervenuto il portavoce della Commissione europea, Peter Stano.
Egli ha affermato che:
“In linea di principio le nostre missioni sono strumento della politica di sicurezza e difesa comune e come tali vengono concordate e decise dagli Stati membri”.
Dunque la cosa fondamentale è che gli Stati prendano la decisione in un’atmosfera serena e di confronto. Che soprattutto i 27 stati decidano all’unanimità.
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