La leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni interviene per acquietare il compagno di coalizione leghista il quale, tra un proclama e l’altro, si autocandida quale ministro dell’Interno della prossima legislatura.
Oltre a ciò a tenere banco negli interventi e discussioni dei politici vi è inevitabilmente la campagna elettorale: sul tema Meloni quasi sbeffeggia il segretario PD Letta e la sua traballante alleanza di Centrosinistra.
La settimana scorsa, mentre partecipava ad un incontro della Coldiretti, Matteo Salvini, segretario della Lega, ha avanzato l’auspicio più che la proposta che la coalizione di cui fa parte, il Centrodestra, possa fornire agli italiani, già prima delle votazioni del 25 settembre, una parziale lista dei futuri candidati-ministro per la legislazione ventura.
Per il leader del Carroccio la compattezza della squadra di destra permetterebbe già, e così facendo lancerebbe anche un forte segnale elettorale di unità, di indicare i nomi di coloro che il gruppo Lega-FdI-FI vorrebbe insediare nei principali ministeri, come Esteri, Economia, Interno, Giustizia.
In tal senso Salvini sarebbe pronto a ricoprire nuovamente il ruolo avuto nel governo Conte I e che gli permise di scalare i sondaggi in pochissimi mesi di attività: il Ministero degli Interni da cui poter montare il suo cavallo di battaglia dell’invasione migratoria.
L’uscita del capo di via Bellerio non è risultata gradita al pivot della coalizione: la presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni. Questa è unanimemente indicata quale primo partito dai sondaggi e quindi probabile futura prima ministra, oltre che leader dello schieramento di Centrodestra, anche questo nettamente favorito nelle intenzioni di voto.
Proprio il ruolo di levatura istituzionale che sembra attendere Meloni ha portato la deputata romana a modificare molti dei suoi toni più battaglieri ed arrembanti al fine di farsi percepire dai gruppi di potere interni ed esteri quale figura affidabile e di garanzia.
Tale atteggiamento però cozza con quello dei suoi due principali alleati, Forza Italia e Lega, con la seconda in particolare abituata a grandi slogan ad effetto per attrarre consenso.
Questo spiegherebbe la frenata di Meloni alla proposta del segretario leghista: la squadra di governo sarà presentata solamente dopo l’esito delle elezioni. Questo sia perché i ministri dovranno essere dosati tra le forze politiche in base al consenso da queste raccolto (probabilmente il timore di Salvini sono proprio le urne e l’appello sarebbe servito a tutelare i suoi esponenti di partito) sia perché attenendosi a tale procedura si riconosce il massimo rispetto alla posizione degli italiani, che proprio tramite la preferenza elettorale mostreranno quanta quota parte dei vari partiti vorrebbero in un futuro governo di Centrodestra.
Insomma l’alleanza professa unità, nonostante ciò non pochi vedono delle faglie che potrebbero velocemente divenire crepacci una volta che il collante delle votazioni avrà finito di offrire un motivo di convergenza e la lotta per il potere da esterna diverrà interna.
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