Nella settimana della festa del 25 aprile, il partito della presidentessa del Consiglio, Giorgia Meloni, è quello che, secondo il sondaggio di SWG per il tg di La7, ha perso di più, facendo in modo che il Pd di Elly Schlein accorciasse ancora di più le distanze. Nella maggioranza, l’unico a crescere è Forza Italia di Silvio Berlusconi, ancora ricoverato al San Raffaele di Milano.
Il divorzio, poi, tra Carlo Calenda e Matteo Renzi è costato ancora caro ai due ex dem. Sia Azione, sia Italia viva, infatti, hanno perso lo 0,2% dei consensi e, ora, se fossero ancora insieme, sarebbero al 6,6%, praticamente alla stessa percentuale degli azzurri che, come abbiamo già detto, hanno aumentato i potenziali voti così come li hanno fotografati da SWG. Scende, di poco, anche la percentuale di astensionisti, ma il cammino in quel senso è ancora molto lungo, e oscillante.
La settimana che ha preceduto la festa della Liberazione, quella di oggi, del 25 aprile, le polemiche sulla Resistenza, i partigiani, ma soprattutto l’antifascismo hanno monopolizzato l’attenzione della politica, assieme al caso di Artem Uss, la nomina di Luigi Di Maio come inviato speciale del Golfo persico per l’Unione europea, e anche le tirate d’orecchie di Bruxelles al nostro governo, sulle concessioni balneari, sul linguaggio e sulle decisioni per la comunità Lgbtqi+, e anche e specialmente sul Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza dal cui progetto, per la terza rata, sono stati cancellati gli stadi di Firenze e Venezia.
Una settimana difficile, non poco, per l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni, anche la leader di Fratelli d’Italia, che l’ha vista capitolare nei sondaggi di SWG per il tg di La7 non tanto dal primo posto, ancora suo di diritto, nelle percentuali. Che la luna di miele con gli italiani fosse finita non è una novità, ma dalle rilevazioni si è notato come il partito della prima presidente del Consiglio donna della storia della Repubblica sia stato quello che ha perso di più. Con lo 0,4% in meno rispetto al 17 aprile, FdI – che poi è anche lo schieramento da cui proviene la seconda carica dello Stato, Ignazio La Russa, e il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, finiti entrambi nel mirino delle opposizioni e non solo per alcune esternazioni poco felici chi sulla Costituzione, chi sulla sostituzione etnica – è arrivato al 28,6%, con il Partito democratico di Elly Schlein che si è fatto ancora più vicino.
Da quando è arrivata la segretaria, anche lei la prima donna a ricoprire il ruolo, dal Nazareno hanno fatto incetta di potenziali di voto, e ha aiutato sia il ricambio alla guida, sia il modo in cui la deputata italo americana ha deciso di fare opposizione. Neanche il sì (forse non troppo convinto) al termovalorizzatore di Roma, su cui aveva già deciso Enrico Letta, ma soprattutto Roberto Gualtieri, ha fatto crollare i consensi per i dem che, anzi, hanno racimolato un altro 0,1%, che li vede ora distanti dal partito di Meloni di 7,5 punti percentuali, e quindi al 21,1%, e ancora più lontani da un MoVimento 5 stelle di Giuseppe Conte che, invece, ha quasi chiuso a un’alleanza con il Pd, ma ha anche cercato di mettere in difficoltà Schlein con la storia dell’inceneritore della Capitale.
I pentastellati, infatti, sono rimasti sulle stesse percentuali della scorsa settimana, non cedendo, né guadagnando nulla, ma restando fermi al 15,4%, che può anche essere letta come una notizia positiva se si considera che la Lega di Matteo Salvini, che non ha visto di buon occhio la scelta di Josef Borrell di nominare l’ex leader del movimento come inviato speciale, è tornata a perdere qualcosa, e dopo settimane in cui, sull’onda lunga delle elezioni in Friuli Venezia Giulia in cui è stata lo schieramento più votato (anche più di Fratelli d’Italia), invece, cresceva. Dal 17 aprile, il Carroccio ha perso lo 0,1% dei potenziali voti ed è scesa al 9,3%.
Chi ha guadagnato di più, per una sorta di legge del contrappasso, è stata Forza Italia, la compagine della maggioranza di governo guidata da Silvio Berlusconi – che è ancora ricoverato al San Raffaele di Milano per una broncopolmonite. Sarà un sentimento di vicinanza nei confronti dell’ex premier, saranno le posizioni moderate, ma gli azzurri hanno preso lo 0,3%, arrivando al 6,6%, che è anche la percentuale di voti che il terzo polo avrebbe raggiunto se Azione e Italia Viva avessero deciso di rimanere insieme.
Il divorzio tra Carlo Calenda e Matteo Renzi è costato ai due ex dem una perdita di potenziali non da poco, in cui l’ex premier fiorentino è sicuramente quello che, al momento, sta pagando di più. Nonostante entrambi gli schieramenti, infatti, abbiano perso lo 0,2%, quello dell’ex ministro dello Sviluppo economico del governo di Paolo Gentiloni viaggia ancora sopra la soglia di sbarramento ed è fotografato al 4,4%, quello del futuro direttore editoriale del Riformista è di molto sotto, ed è al 2,4%, che poi è la stessa percentuale di +Europa di Riccardo Magi – che prima delle elezioni del 25 settembre era alleato di Azione – che in una settimana è riuscito a racimolare lo 0,1%.
Non ha fatto la stessa cosa l’alleanza Verdi e Sinistra di Angelo Bonelli, Eleonora Evi e Nicola Fratoianni che, invece, quello 0,1% lo ha perso, arrivando giusta giusta a quel 3% che, se così restassero le cose fino alle prossime politiche, rientrerebbe in Parlamento. Una prerogativa che non hanno da Per l’Italia con Paragone, in crescita dello 0,2%, ma ancora molto lontana dalla soglia di sbarramento (è al 2,3%), o di Unione popolare dell’ex sindaco di Napoli Luigi De Magistris, che ha pure perso qualche decimo (uno) ed è data dai sondaggi di SWG per il tg di Enrico Mentana all’1,8%. In conclusione, secondo l’istituto di ricerca, tutti gli altri partiti uniti, tra cui c’è anche quello di Maurizio Lupi, Noi Moderati, la quarta forza dell’esecutivo, hanno raccolto lo 0,4% arrivando al 2,7% totale.
Una buona notizia, infine, è arrivata un po’ per tutti. La quota degli astensionisti, secondo SWG, infatti, è scesa di un punto percentuale arrivando al 37% degli aventi diritti al voto. Non è chiaramente indicativo del fatto che alle prossime elezioni, lontane lontanissime, si possa arrivare a non bissare il record (negativo) di quelle del 25 settembre, o che addirittura possa peggiorare, perché anche altre volte era capitato che la percentuale di affluenza (potenziale) salisse, salvo poi diminuire nel giro di qualche giorno. Sicuramente, questa settimana qualche segnale positivo è arrivato agli elettori, e chissà che magari non arrivi anche per altri le prossime.
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