Alla fine, Daniela Santanchè, la ministra del Turismo finita al centro di un’inchiesta di Report per bilanci falsati, plusvalenze fittizie, soldi di cassa integrazione Covid avuti dallo Stato e non restituiti, ha deciso di presentarsi a Palazzo Madama e rispondere alle domande tanto dalle opposizioni, che da quando si è sollevato lo scandalo chiedono alla senatrice di Fratelli d’Italia di andare a riferire in Parlamento, quanto della stessa maggioranza, e persino di Giorgia Meloni, la presidentessa del Consiglio e leader del partito di cui l’imprenditrice fa parte.
Tra querele annunciate non appena la trasmissione di Rai Tre ha portato alla luce cosa potrebbe essere successo per le aziende di Santanchè, quindi Ki Group e Visibilia, pur dichiarandosi innocente (e lo è fino a prova contraria, a maggior ragione, perché, ha spiegato, non è ancora arrivato nessun avviso di garanzia), la ministra proverà a spegnere il fuoco e le polemiche, che in parte hanno investito anche il governo e il suo partito, che non sta passando un momento facile tra il Mes da ratificare e i compagni di coalizione che si comportano come da cani sciolti.
Dopo tutto, di parlare di fronte all’aula del Senato, ha detto a Repubblica la politica sotto processo mediatico e politico, è “fiera e orgogliosa“, perché lei per prima vuole chiarire la sua posizione, e nessuno, tantomeno la premier, le ha fatto pressioni affinché lo faccia. “Non me l’ha chiesto Giorgia Meloni di andare in Parlamento. L’ho deciso io e risponderò puntualmente su ogni questione sollevata. Anzi devo dire che il mio partito Fratelli d’Italia me lo ha sconsigliato di presentarmi in Senato, perché teme costituisca un precedente“, ha spiegato ancora Santanchè al quotidiano diretto da Maurizio Molinari.
Ma che Meloni abbia giocato un ruolo non secondario è chiaro. Innanzitutto perché, quando a finire nel tritacarne furono Giovanni Donzelli e Andrea Delmastro Delle Vedove per il caso di Alfredo Cospito e le rilevazioni sulle sue frequentazioni, la capa del governo aveva fatto quadrato ed evitato che si presentassero davanti ai colleghi parlamentari per chiarire cosa era successo; in secondo luogo perché, pubblicamente, la leader di Fratelli d’Italia ha detto la sua. È tranquilla, certo, come lo è la stessa ministra – che però potrebbe rischiare anche il posto nell’esecutivo, con Forza Italia che un pensierino, pare, lo stia facendo -, ma vuole parare i colpi.
Di Elly Schlein, la segretaria del Partito democratico, in primis, che in realtà in questa volontà di presentarsi in Senato di Santanchè ci vede quasi un dare ragione a loro, ma anche degli stessi alleati del governo, dicevamo. Pur tenendo una posizione garantista, perché così si vuole e a maggior ragione perché si tratta di una dei loro, hanno fatto un po’ irritare la presidentessa del Consiglio che forse si sarebbe aspettata un comportamento diverso, più simile a quello del suo schieramento che fino alla fine, con Tommaso Foti, il capogruppo alla Camera di FdI, ha minimizzato e detto che non c’era alcun bisogno che la ministra del Turismo riferisse in Parlamento.
Un Parlamento che non si ancora quando dovrà ratificare il Meccanismo europeo di stabilità, anche se la stessa Meloni ha rinviato tutto a settembre, quando sarà inevitabile il sì, e questo nonostante i vari no che sono arrivati e arriveranno ancora da tutte le forze dell’esecutivo ma non dal ministero del Tesoro e, in un certo qual senso, anche dal suo numero uno, il vicesegretario federale della Lega, Giancarlo Giorgetti, che è in aperto contrasto con il suo leader, Matteo Salvini, che più volte ha ribadito in questi giorni la sua contrarietà.
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