Con una nota diramata direttamente da Palazzo Chigi, la presidentessa del Consiglio, Giorgia Meloni, ha spento le polemiche degli ultimi giorni su presunte divisioni all’interno del governo del centrodestra. Non solo, la leader di Fratelli d’Italia ha voluto ribadire la piena fiducia dell’esecutivo e soprattutto la sua nei confronti del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, subissato dalle critiche per le sue uscite contro le intercettazioni e contro i suoi ex colleghi magistrati dopo l’arresto di Matteo Messina Denaro.
Meloni ha inoltre aggiunto che la prossima settimana lei e il Guardasigilli – fortemente voluto dalla premier e nonostante le frizioni con Forza Italia e soprattutto con Silvio Berlusconi che invece voleva uno dei suoi per il ministero di via Arenula – si incontreranno “per definire il cronoprogramma delle iniziative necessarie a migliorare lo stato della giustizia italiana“. Ma i problemi all’interno della maggioranza di centrodestra potrebbero riguardare anche altri temi, uno su tutti quello della proroga alle concessioni balneari.
Tira un’aria brutta dalle parti di Palazzo Chigi, o per lo meno così sembrava fino a oggi. Perché delle polemiche nate tra Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia dopo le parole di Carlo Nordio, il ministro della Giustizia, sulle intercettazioni e, in misura maggiore, sui suoi ex colleghi magistrati, ne ha parlato direttamente la presidentessa del Consiglio, Giorgia Meloni, in una nota.
“Dopo le notizie infondate circa le presunte divisioni tra il presidente del Consiglio e il ministro Giorgetti, tra il presidente del Consiglio e il ministro Piantedosi, oggi è la volta del ministro Nordio. Spiace deludere, ma il clima nel Cdm è ottimo e tutti i ministri lavorano in piena sinergia con palazzo Chigi“, iniziano nel comunicato del governo.
Nel merito, poi, del Guardasigilli, “che ha fortemente voluto a Via Arenula e con il quale mantiene contatti quotidiani“, la premier e leader di FdI “ribadisce la sua piena fiducia“. Non solo, perché, si conclude nella nota, “in questo quadro, il presidente Meloni e il ministro Nordio si incontreranno in settimana per definire il cronoprogramma delle iniziative necessarie a migliorare lo stato della giustizia italiana. Il governo è determinato, infatti, a portare avanti e ad attuare il programma di coalizione votato dai cittadini per dare all’Italia una giustizia giusta, veloce e vicina a cittadini e imprese“. Insomma, si continua uniti, e ancora per cinque anni, probabilmente.
Ma cosa è successo, e perché Meloni ha dovuto chiarire la situazione? Dopo la cattura del boss latitante di Cosa nostra, Matteo Messina Denaro, Nordio aveva ribadito prima al Senato e poi alla Camera l’importanza delle intercettazioni sì, ma solo per mafia e terrorismo, e per i reati satellite, appunto. Per tutte le altre, infatti, secondo il ministro trevigiano, i magistrati tendono a non comportarsi come legittimo e a spifferarne il contenuto ai giornali o ai media in generale.
E quindi, sì, apriti cielo. Dalle opposizioni, ma non dal terzo polo, in primis, e anche da qualche membro dell’esecutivo targato centrodestra. Matteo Salvini, leader del Carroccio e ministro per le Infrastrutture e per i Trasporti, per esempio, proprio ieri, aveva tirato le orecchie al suo collega: “Spero che sia finito il tempo dei contrasti tra politica e giudici. C’è bisogno di serenità e tranquillità e la politica deve evitare lo scontro con la magistratura e viceversa“. E a fargli da eco ci aveva pensato anche il suo sottosegretario Andrea Ostellari, che invece aveva puntato il dito sul fatto che non deve essere tappata la bocca ai giornalisti.
In realtà, però, i problemi nella maggioranza sarebbero dovuti anche ad altro: sui balneari. L’emendamento al decreto Milleproroghe del partito della premier sulla proroga sine die e quindi oltre il 31 dicembre del 2023 per le concessioni è stato ritirato proprio per volontà di Meloni, che su quest’argomento, piuttosto spinoso, non vuole andare allo scontro con l’Europa, ma a quanto pare è disposta a farlo con i suoi alleati.
Questione di priorità, probabilmente. Se da un lato, infatti, la prima donna a sedere sullo scranno più alto di Palazzo Chigi sta tentando di mediare con la Commissione europea sul Pnrr e sul Mes con il suo inviato speciale Raffaele Fitto, ministro per gli Affari europei, dall’altro deve fare i conti con chi non vuole sconfessare sé stesso, uno su tutti Maurizio Gasparri, che ha presentato un emendamento simile per Forza Italia. Ma c’è anche la Lega che ha continuato sulla scia di voler cambiare le carte in tavola.
Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera in quota Fratelli d’Italia, ha spiegato il motivo della retromarcia dicendo che sarà il governo a occuparsi in prima persona di quello che riguarda le nostre coste, ma ancora ci sarà da lavorare perché un tavolo ancora non è stato neanche convocato. E, a dirla tutta, la delega ancora non è stata neanche affidata, né alla ministra per il Turismo, Daniela Santanché, né a quello per il Mare, Nello Musumeci, né tantomeno a Salvini, per cui a storcere il naso sarebbero proprio i suoi.
Una soluzione entro l’estate, lo stesso segretario leghista, ha detto, comunque, che si troverà, perché è nell’interesse di tutti, specialmente di quelle associazioni a cui la retromarcia di Meloni è piaciuta poco e nulla, esattamente com’è stato per le accise sui carburanti, un altro tema spinoso che più che aver diviso la maggioranza – Silvio Berlusconi ha provato a mettersi di traverso -, ha creato dei problemi ai tanti automobilisti che hanno visto il prezzo di benzina e gasolio aumentare a inizio anno, e ai benzinai contro cui si è puntato il dito per l’aumento dei costi.
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