Giorgia Meloni ha parlato del Pnrr come strumento strategico e molto importante ma bisogna modificarlo, lavoro delicato.
Durante la presentazione della relazione semestrale sullo stato di attuazione del Piano, la presidente del Consiglio ha sottolineato come il provvedimento è nato in un periodo storico diverso da quello che attualmente stiamo attraversando e per tale motivo bisogna modificarlo ma per farlo c’è bisogno di attenzione.
Giorgia Meloni sul Pnrr
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è un’opportunità straordinaria per l’Italia, tuttavia lo scopo della sua nascita è quella di aiutarla economicamente per i danni economici subiti dal Covid e dalla conseguente emergenza sanitaria. Come ha ricordato Giorgia Meloni, quel periodo è diverso da adesso e i Fondi sono utili per altre cose, quindi occorrono delle modifiche che vanno fatto attentamente.
Il Piano che Bruxelles ha deciso per l’Italia è il più grande d’Europa con i suoi 191,5 miliardi di euro. Si compone di 527 obiettivi da raggiungere, ambiziosi e importanti per rilanciare il Paese dal punto di vista economico e sociale, sia internamente che per quanto riguarda i rapporti internazionali. L’Italia non può sprecare questo prezioso strumento ma ultimamente stanno sorgendo delle polemiche per i ritardi della terza rata e anche per la ricalibrazione dello stesso.
Infatti se è nato fondamentalmente come risposta concreta al Covid, oggi può essere utile per rialzare l’Italia dai danni dovuti ai disastri ambientali, guardiamo ad esempio l’alluvione in Emilia Romagna ma anche quelli che eventualmente verranno.
Il governo Meloni considera il Pnrr molto strategico e nella presentazione della relazione con cadenza semestrale sullo stato di attuazione dei Piano, la Meloni ha parlato di come intende lavorare con questi aiuti. La relazione è stata condivisa durante la cabina di regia in corso a Palazzo Chigi, in cui ha detto:
“il pnrr è lo strumento con cui l’unione europea ha deciso di intervenire per la crisi economica e sociale provocata dalla pandemia. è nato però in un periodo diverso, in cui non c’era la guerra e tutte le sue conseguenze come la crisi energetica. ci sono altre priorità oggi quindi bisogna aggiornare il piano”.
Per tale motivo fin da quando si è insediato, il governo meloniano ha lavorato con la Commissione Europea e con le Amministrazioni responsabili per verificare che i termini previsti siano stati rispettati ed effettuare un controllo dettagliato sullo stato di attuazione del Pnrr.
Questa fase di ricognizione è molto importante perché porterà poi al passo successivo con buone premesse, ovvero intensificare il confronto per formalizzare le proposte di modifica entro il 31 agosto prossimo. Occhi puntati su questa scadenza anche per quanto riguarda l’integrazione con il REPowerEU, ovvero il Piano che prevede la fine della dipendenza dell’Ue dai combustibili fossili forniti dalla Russia, per ovvi motivi relativi all’invasione ma anche per affrontare la crisi climatica con una maggiore produzione di energia rinnovabile.
Tutto ciò costituisce un lavoro estremamente importante e delicato che il governo sta portando avanti con responsabilità.
L’obiettivo è quello di ottimizzare al meglio l’occasione che arriva dal Pnrr compiendo le scelte giuste per velocizzare le procedure.
In questo quadro, si inserisce la scelta di individuare una sola autorità politica che si occupi del Pnrr e delle Politiche di Coesione. Il governo continuerà a lavorare a stretto contatto con la Commissione Europea per dare piena attuazione all’intero Piano, che se andrà come previsto, avrà effetti positivi anche sul PIL.
Una parte per il dissesto idrogeologico
Si è parlato molto in questi giorni del Pnrr per quanto riguarda la parte dedicata al dissesto idrogeologico, con chiaro riferimento alla regione che più delle altre in questo momento necessita di questi fondi. Parliamo dell’Emilia Romagna, devastata in quasi tutta la sua area da nubifragi che hanno provocato allagamenti, frane e disastri vari. Strade distrutte, campi coltivati andati persi e case allagate sono solo una parte dei danni provocati, che sono stati quantificati per circa 8 miliardi di euro.
In un recente Consiglio dei Ministri in realtà ne sono stati stanziati 2, contrariamente a quanto ci si aspettava. Questo è stato un passo giusto e responsabile che ha dimostrato la volontà di intervenire, anche Bonaccini si è complimentato per questa decisione definendola una prima parte consistente e importante, ne seguiranno infatti altre perché c’è molto lavoro da fare.
“il pnrr continuerà ad essere uno strumento cruciale per la crescita, l’innovazione e lo sviluppo dell’Italia”
ha detto la premier e questo comprende anche una parte che sarà destinata al dissesto idrogeologico. Avevano destato scalpore le parole di Fitto sull’impossibilità di usare alcuni fondi, affermazione che ha scatenato la protesta delle opposizioni, in primis da parte del partito di Elly Schlein.
Poi però si è corretto e forse come dicono diversi esponenti politici, è stato male interpretato. Tutti a gran voce chiedono di poter intervenire con questi aiuti in favore dell’Emilia Romagna e sembrava quasi che il governo volesse nascondere le cause dei ritardi nell’erogazione della terza rata con strani arrampicamenti. Ora però le parole della Meloni chiariscono che l’intenzione è quella di intervenire al più presto, in effetti la premier è sempre stata in contatto durante l’emergenza, con Bonaccini e Musumeci per la gestione. Addirittura è rientrata in anticipo dal G7 di Hiroshima per visitare le zone alluvionate una prima volta da sola e una seconda con Ursula von der Leyen.
Insomma la questione dell’Emilia Romagna rimane di primaria importanza e i Fondi serviranno per la ricostruzione delle infrastrutture e per la rigenerazione urbana. Intanto si continua a premere per la nomina di un commissario ma per ora ci sono tante ipotesi (Guido Bertolaso, Francesco Figliuolo, Erasmo D’Angelis) ma nessun nome certo.
A febbraio spesi 25,7 miliardi
Giorgia Meloni sta cercando di tirare fuori il Pnrr dalle polemiche ma non è facile visti i ritardi. La spesa di 25,7 miliardi di fine febbraio procede a rilento e la premier ha detto che le amministrazioni hanno registrato un livello di spesa inferiore alle previsioni e questo ha portato a un ritardo nella fase di definizione e avvio delle misure che potrebbe di fatto incidere sull’intero Piano.
La relazione è arrivata in una fase molto calda per il Pnrr. Si aspetta la terza tranche di 19 miliardi ma la trattativa della Commissione Europea sembra difficile. Fra l’altro il periodo attuale è caldo anche perché è stato da poco approvato l’emendamento del governo al decreto Pa che frena il potere di controllo della magistratura contabile sul Piano.
Il doppio intervento prevede una proroga di un anno dello scudo sulle norme del danno erariale e la sottrazione al cosiddetto controllo concomitante della Corte dei Conti su tutte le spese.
La relazione di oggi parla delle difficoltà oggettive nell’attuazione del Pnrr. Circa 25,7 miliardi di euro sono stati spesi a fine febbraio, importo che da dicembre è leggermente aumentato.
Sulla base dei dati del Ministero dell’economia e delle finanze, possiamo precisare che al Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica spetta il 18% del Piano e ha registrato invece una spesa del 25%. Il Ministero delle imprese e del made in Italy ha il 10% mentre invece ha speso il 33%. Ancora, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, al quale spetta il 20% dei Fondi, ha speso il 12%.