Passati i cento giorni di luna di miele, Giorgia Meloni sta perdendo, consensi, pezzi, forse anche credibilità. Perché la donna che non si sottrae alle telecamere quando deve spiegare le cose belle che ha fatto il suo governo, vedi i suoi “Appunti di Giorgia”, sono giorni che sfugge dalle domande scomode, non si presenta ai giornalisti, o peggio: quando lo fa non entra nelle questioni divisive che, che voglia ammetterlo o meno, sono più di un problema per lei, e per il suo partito, Fratelli d’Italia.
E non c’è solo la divulgazione di atti (forse) coperti da segreto dei suoi due fedelissimi Giovanni Donzelli, vicepresidente del Copasir, e Andrea Delmastro Delle Vedove, sottosegretario alla Giustizia, e su cui lei, pur intervento a Rete 4 (e per due volte di fila), non ha ancora fatto cenno, a pesare come un macigno.
Oggi la premier, infatti, accompagnata da un altro dei suoi fedelissimi, il ministro per gli Affari europei, le politiche di coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto, volerà per la prima volta a Berlino per incontrare il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, con cui ha già avuto almeno altri tre colloqui ufficiosi. Dalla Germania, in un tour de force che la terrà ancora lontana dalla figlia Ginevra, Meloni e l’ex governatore pugliese andranno poi in Svezia, il Paese che per altri cinque mesi avrà la presidenza del Consiglio dell’Unione europea.
I dossier più caldi, però, si discuteranno con il socialdemocratico, e non solo in vista del Consiglio europeo straordinario, fissato per il 9 e 10 febbraio a Bruxelles, per parlare della questione migranti, su cui Roma e Berlino, per altro, non la pensano alla stessa maniera, ma anche il tema degli aiuti di Stato, e dell’energia.
Per quanto riguarda il primo, se possibile, Italia e Germania stanno più agli antipodi che sulla gestione degli sbarchi, ma soprattutto sul ruolo delle navi delle Ong. Scholz, infatti, in linea con la presidentessa della Commissione europea, Ursula von der Leyen, vorrebbe dare una risposta all’Inflaction reduction act statunitense, che sta penalizzando le imprese europee, attraverso un allargamento delle maglie comunitarie in maniera tale che, gli Stati sovrani, specie quelli con maggiore spazio di manovra fiscale (come la Germania, appunto), possano aiutare chi si trova in difficoltà.
Ma in difficoltà, qua, si ci trova anche l’Italia che non può garantire le stesse iniezioni dei tedeschi, e che quindi vorrebbe almeno un “fondo sovrano europeo” che possa garantire la parità di condizioni tra tutti i Paesi che fanno parte dell’Unione europea, tutelando la sovranità industriale e tecnologica del Vecchio Continente. E su questo punto, la presidentessa del Consiglio sarà intransigente, o quantomeno cercherà di mettere sul piatto altri accordi da rinegoziare, il Piano nazionale di ripresa e resilienza, per esempio, che mai ha nascosto di voler cambiare soprattutto a causa degli aumenti delle materie prime, o il Patto di stabilità.
Riguardo all’energia, la missione è più semplice perché l’Italia punta a rafforzare il proprio ruolo di snodo energetico fra Nord Africa ed Europa, ma anche quello con la Germania e il Nord Europa “nel contesto dello spostamento delle fonti di approvvigionamento da Nord ed Est a Sud“.
Sul tema migranti, ancora – su cui Roma, per altro, ha avuto una tirata d’orecchie dal Consiglio d’Europa che vorrebbe che Matteo Piantedosi ritirasse il decreto legge approvato il 29 dicembre e che necessita di essere convertito in legge entro la fine del mese – le divergenze nascono dal fatto che Scholz è favorevole alle navi delle Ong, mentre Meloni e i suoi ne stanno restringendo il campo d’azione, e vorrebbero farlo pure a livello comunitario.
Poi, sì, ancora ci sarà il caso di Donzelli e Delmastro, i due coinquilini che hanno spifferato le frequentazioni di Alfredo Cospito, l’anarchico recluso al 41 bis che da più di cento giorni è in sciopero della fame per la sua battaglia contro la revoca del regime di carcere duro. Come accennavamo prima, Meloni, nonostante si sia esposta più volte per ribadire che il 55enne pescarese rimarrà confinato, non ha mai né difeso, né attaccato pubblicato i suoi fedelissimi – lo ha fatto Carlo Nordio, il Guardasigilli, forse per lei? Chissà.
L’invito alla responsabilità, spiegato goffamente, infatti, non basta a prendere una posizione netta, che potrebbe voler dire sia chiederne la testa, meglio le dimissioni, come invocano le opposizioni, sia continuare in un arrampicamento sugli specchi che ha iniziato Donzelli e che ha proseguito il suo amico e compagno di partito che, oggi, sulle pagine del giornale della sua città, Il Biellese, ha pensato bene di andare ancora contro il Partito democratico.
“Dovrà spiegare all’opinione pubblica quell’inchino ai mafiosi“, ha scritto il sottosegretario di via Arenula – a cui è stata data anche la scorta – prima di ribadire che i deputati che sono andati a trovare Cospito nel carcere di Sassari, ovvero Debora Serracchiani, Walter Verini, Andrea Orlando e Silvio Lai, hanno accettato la richiesta dell’anarchico di incontrare anche i boss di camorra e ‘ndrangheta Francesco Di Maio e Francesco Presta.
Tornando al ruolo di Meloni, però, gli incontri europei, e la conferenza stampa che ne seguirà, potrebbero essere l’occasione per uscire dal campo minato in cui l’hanno fatta entrare i suoi. Oppure no, perché potrebbe sottrarsi ancora una volta ai cronisti, come ha fatto dopo la riunione del Consiglio dei ministri di ieri in cui è stata approvata l’autonomia differenziata, mandando veline, o prestando il volto al suo canale preferito, con sortite alla Silvio Berlusconi, ma meno arroganti, in cui domande scomode, però, non ne vengono fatte.
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