Mentre Israele attacca nuovamente e nel giro di una settimana nuovi obiettivi in Siria, collegati alle milizie filo iraniane terroristiche, emerge che gli Stati Uniti hanno richiesto un forum internazionale, proprio per discutere del terrorismo transnazionale dell’Iran.
Si tratta del secondo attacco attuato dalle forze militari israeliane in Siria a meno di una settimana dal primo. Una situazione complicata e tesa che vede protagonista la Repubblica islamica iraniana che sta concentrando, stando alle informazioni emerse, cellule terroristiche all’estero che sono manovrate, però, dalle autorità di Teheran.
Gli Stati Uniti sono impegnati nella lotta al al terrorismo iraniano e, pertanto, hanno deciso di richiedere un Forum Internazionale per discutere delle azioni delle milizie fiere iraniane terroristiche collocate fuori dal territorio nazionale.
All’inizio di venerdì 31 marzo, Israele ha deciso di attaccare nuovamente obiettivi vicini alla capitale siriana ovvero a Damasco e si tratta del secondo attacco in due giorni.
Reuters ha avuto modo di avere alcune testimonianze da parte dei testimoni che risiedono nella zona dell’attacco aereo, che hanno riferito di aver sentito tre grandi esplosioni durante la notte. I media siriani hanno riferito che Israele ha lanciato missili poco dopo la mezzanotte.
La fonte, come riporta anche Iran International, ha riferito: “Le difese aeree siriane hanno intercettato i missili e ne hanno abbattuti alcuni”. Sembra che non siano emerse vittime nemmeno dalle fonti indipendenti. Il sito colpito sarebbe un obiettivo nelle campagne di Damasco, ma non sono stati forniti ulteriori dettagli in merito.
In merito alla faccenda non è pervenuta ancora nessuna dichiarazione di Israele, che generalmente non commenta le notizie sugli attacchi in Siria. Sono anni che Israele conduce una campagna contro il terrorismo in Siria, dove l’influenza di Teheran, secondo le autorità israeliane, ha iniziato a sostenere il presidente Assad già nel 2011 combattendo le milizie ribelli al suo fianco.
I gruppi terroristici che sono sostenuti dall’Iran tra cui anche il noto gruppo Hezbollah proveniente dal Libano, ma anche i gruppi paramilitari iracheni hanno compiuto nel corso degli ultimi mesi un trinceramento intorno alla capitale e nel nord-est del paese ma si sono stanziati ora anche al sud. Le autorità israeliane attaccano regolarmente obiettivi che ritengono collegati ai terroristi anche nei sobborghi di Damasco e intorno all’aeroporto.
Marzo ha mostrato almeno sei attacchi da parte dell’esercito israeliano, secondo quanto è riferito dall’Osservatorio siriano per i diritti umani, che si trova nel Regno unito ma ha fonti sul campo.
I media siriani riferiscono che giovedì 30 Marzo due soldati sono rimasti feriti in un attacco missilistico israeliano avvenuto nei dintorni della capitale siriana.
Non e una cosa inusuale che anche la Siria attacchi obiettivi interni che ritiene sostanzialmente basi per le milizie ribelli islamiche. Un chiaro esempio che ha generato una questione internazionale è la vicenda che ha mostrato, pochissimo tempo dopo il tragico sisma che ha colpito Turchia e Siria, Assad ha deciso di attaccare il nord della Siria già colpito pesantemente dal terremoto con un attacco alla base ritenuta roccaforte dei militanti islamici ribelli collegati alle Guardie Rivoluzionarie dell’Iran.
La situazione già complicata è degenerata nelle ultime settimane e che ha sollevato molta preoccupazione all’interno delle autorità internazionali. Gli Stati Uniti hanno deciso di convocare un Forum Intergovernativo per discutere del terrorismo iraniano attuato all’estero.
Il dipartimento di Stato americano ha deciso di convocare per la seconda volta il forum incentrato sul terrorismo iraniano e ha organizzato il secondo incontro a Budapest per questa settimana. Il Countering Transnational Terrorism Forum è stato creato nel 2019 durante la presidenza di Trump con lo scopo di: “migliorare la consapevolezza e coordinamento internazionale sul terrorismo iraniano e altre attività illecite”.
Non sono state forniti dettagli in merito alle discussioni affrontate al Forum e nemmeno in merito ai partecipanti ma è stato precisato che: “governi e organizzazioni di tutto il mondo, inclusi Medio Oriente, Europa, Africa, Asia e Americhe hanno partecipato a questa sessione”.
La posizione dell’amministrazione Biden è nota ed è stata rafforzata lo scorso settembre, quando le autorità iraniane hanno deciso di interrompere i colloqui per riprendere l’accordo sul nucleare del 2015 e hanno lanciato invece una ferocia repressione contro la popolazione iraniana in rivolta uno contro il regime.
L’incontro organizzato dal dipartimento di Stato e di giustizia ha: “Discusso di come l’Iran contiene impegnarsi in sfacciati complotti terroristici in tutto il mondo, anche attraverso il corpo del re guardie rivoluzionarie islamiche e di come continui a realizzare una varietà di meccanismi per eludere le sanzioni internazionali contro il terrorismo”.
La scorsa settimana le milizie affiliate alle guardie della rivoluzione iraniana hanno compiuto almeno due attacchi contro le basi statunitensi in Siria, uccidendo un appaltatore e ferendo almeno 12 militari Usa.
La preoccupazione degli usa in merito all’ampia rete terroristica dell’Iran è condivisa anche dalle Nazioni occidentali, ma rifiutata ovviamente in parte dagli alleati che si sono avvicinati alla Repubblica islamica nell’ultimo periodo come ad esempio Russia e Cina. Le dinamiche scaturite anche dal conflitto in Ucraina, hanno avvicinato sempre più il regime iraniano alle alleanze orientali per escludere il più possibile in ogni ambito l’Occidente, Sia in dinamiche commerciali ed energetiche che in quelle militari e ciò sta creando malcontento e fazioni sempre più distinte tra Occidente ed Oriente.
Il Pentagono ha svelato che dopo gli attacchi della scorsa settimana tenuti dai militanti iraniani nei confronti delle truppe statunitensi: “Sei soldati statunitensi in Siria hanno subito lesioni cerebrali traumatiche durante due attacchi la scorsa settimana dai militanti sostenuti dall’Iran”.
Questa nuova notizia quindi va ad aggravare ulteriormente il bilancio delle forze americane attaccate in Siria la scorsa settimana che si va ad aggiungere quindi al totale di 12 feriti.
Ovviamente questo ha determinato un peggiorare della pressione politica sull’amministrazione Biden per attuare mosse e manovre concrete tali da fermare questi attacchi.
Già la scorsa settimana nelle udienze al Congresso alcuni legislatori repubblicani hanno accusato la coalizione di Biden di essere troppo tenera con le autorità di Teheran sottolineando che le azioni intraprese da Biden non scoraggiano l’Iran e nell’attaccare cittadini americani.
In merito alla questione iraniana sono sorte infatti numerose problematiche interne alla politica Usa e, anche, il fatto di aver omesso della notizia immediatamente dopo il ferimento che ha portato a danni cerebrali i soldati statunitensi ha sollevato polemiche e accuse.
Il portavoce del Pentagono Ryder Ha precisato che: “tutto il personale nelle vicinanze di un’esplosione viene sottoposto a screening per lesioni cerebrali traumatiche punto quindi, queste lesioni aggiuntive sono state identificate durante gli screening medici post attacco.”
È stato precisato che i militanti uccisi non erano iraniani ma erano strettamente collegati alle guardie della rivoluzione islamica.
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