La Svezia ha espresso preoccupazione per le conseguenze di nuovi episodi di profanazione del Corano, in seguito alla crescente indignazione nella comunità musulmana del Paese. Nel mentre emerge anche che le autorità in Arabia Saudita hanno convocato l’ambasciatore proveniente dalla Danimarca che si è aggiunta alla protesta e ai roghi del testo sacro.
In una dichiarazione ufficiale, le autorità svedesi hanno condannato con fermezza tali gesti e hanno avvisato che ulteriori atti di questo tipo potrebbero avere ripercussioni negative, scatenando ulteriori tensioni sociali.
La preoccupazione delle autorità in Svezia sui roghi del Corano è emersa a seguito delle proteste di massa scoppiate in diverse città del Medio Oriente e del mondo musulmano, dopo che un controverso leader danese ha bruciato pubblicamente una copia del sacro testo islamico, provocando l’ira di milioni di fedeli.
Anche in Svezia, la minoranza musulmana sta esprimendo forti sentimenti di indignazione e risentimento per tali manifestazioni considerate offensive e irrispettose.
Nonostante abbiano fino ad oggi tutelato la libertà d’espressione e deciso di lasciar esprimere la propria idea ai cittadini in protesta, ora la preoccupazione che la provocazione si trasformi in scontri diretti emerge chiaramente e ha portato le autorità svedesi a chiedere un contegno riguardo ai roghi del Corano.
Oltre alla Svezia anche la Danimarca è stata protagonista di diversi roghi attuati nelle varie ambasciate tra cui quella irachena, iraniana e turca e pertanto l’Arabia Saudita ha deciso di convocare l’ambasciatore danes,e per discutere della crescente tensione.
La Svezia ha scelto di prendere posizione e di non bloccare le proteste attuate dagli estremisti contro il credo musulmano e ha consentito ai cittadini bruciare il Corano in segno di protesta.
La situazione però ha preso una piega probabilmente inaspettata per il governo svedese e ora emerge chiaramente la volontà di preservare la possibilità di esprimersi ma senza creare un’escalation è una scintilla che può portare al conflitti reali nella quotidianità.
Pur difendendo il diritto di critica e libera espressione, le autorità sostengono ora che la provocazione religiosa e l’istigazione all’odio non dovrebbero essere tollerate.
Pertanto in un’ottica principalmente di tutela dell’ordine pubblico e della coesione sociale, il governo in Svezia ha invitato i cittadini a non alimentare ulteriormente le tensioni.
Le autorità ora chiedono che la priorità ora sia “preservare i valori del vivere insieme e del rispetto reciproco su cui si basa il modello sociale svedese.”
Questo soprattutto per evitare l’escalation di violenza che potrebbero manifestarsi a causa della reazione della comunità musulmana, che considera questo gesto come non soltanto una provocazione ma uno scempio, è un gesto considerato blasfemo e non può essere tollerato.
Sostanzialmente la questione ha subito ricevuta una sorta di via libera ma ora la Svezia ha iniziato a condannare la profanazione del Corano a causa delle possibili ripercussioni che potrebbero essere attuate all’interno della Nazione.
Secondo molti esperti l’unica ragione per la quale il governo in Svezia condanna fermamente la profanazione del Corano è il timore delle conseguenze che potrebbero di nuovi gesti provocatori, che rischierebbero di accendere un pericoloso conflitto sociale nel Paese.
Il Primo Ministro svedese Kristersson si è detto estremamente preoccupato per il rischio che ulteriori profanazioni del Corano possano provocare dure reazioni all’interno della comunità musulmana del Paese, già nervosa a causa di una serie di episodi avvenuti di recente.
L’episodio che ha esacerbato gli animi, ha visto un immigrato iracheno bruciare pubblicamente pagine del sacro testo islamico davanti a una moschea di Stoccolma. In seguito il gesto è stato ripetuto davanti all’ambasciata irachena. Analoghi attacchi al Corano sono stati compiuti in Danimarca da un gruppo di estrema destra.
Il timore del Primo Ministro è che ulteriori manifestazioni di questo tipo possano innescare disordini e tensioni, incrinando la coesione nazionale.
Freedom of speech ovvero libertà di parola sì, ma istigazione all’odio religioso no, questa in sintesi è la linea svedese per una convivenza pacifica tra fedi diverse, evidenziata nelle ultime ore.
Secondo Kristersson è bene che le autorità cerchino di prevenire azioni deliberatamente provocatorie che rischiano di offendere i sentimenti religiosi di una parte della cittadinanza, provocando gravi problemi di ordine pubblico. La priorità deve essere, in definitiva, quella di salvaguardare i valori del rispetto reciproco su cui si basa il modello sociale svedese.
La profanazione del Corano in Svezia ha mostrato le differenze culturali e normative tra Occidente e mondo musulmano.
Se la Svezia difende la libertà di espressione benché condanni gli atti, la comunità internazionale li ha criticati. L’ONU ha condannato ogni violenza contro simboli religiosi e lo Stato svedese è in difficoltà nell’equilibrio tra valori come libertà di opinione, rispetto delle minoranze e prevenzione disordini.
Il Ministro degli Esteri ha precisato che gli atti sono compiuti da singoli cittadini, non promossi dallo Stato.
Ciò nonostante anche l’Iran ha minacciato azioni contro gli autori, accusando la Svezia di non fare abbastanza. Il Leader Supremo iraniano ha chiesto punizioni severe e dei funzionari hanno parlato di vendetta verso gli autori, ovunque si trovino.
In questo caso, laddove per la Svezia si tratta principalmente di un problema relativo al difficile bilanciamento tra libertà di espressione e ordine pubblico, per l’Iran è una questione di sacralità religiosa e di onore dell’Islam, che giustifica azioni anche extraterritoriali.
La vicenda evidenzia dunque le divergenze culturali su temi quali il rapporto tra Stato e religione, la tutela della libertà di opinione e l’interpretazione della sacralità religiosa.
Oltre alla Svezia si sono moltiplicati i roghi del Corano anche in Danimarca e ciò ha sollevato malcontento e nervosismo tra la comunità araba e le autorità saudite hanno deciso di intervenire e chiedere ufficialmente un incontro con l’ambasciatore danese.
L’Arabia Saudita ha duramente condannato i recenti atti di profanazione del Corano verificatisi in Danimarca.
Il regno ha convocato l’incaricato d’affari danese per esprimere il proprio sdegno e chiedere alle autorità di Copenaghen di porre fine a questi “atti vergognosi”, che ledono i valori religiosi e la convivenza tra fedi.
Nella nota consegnata al diplomatico, il Ministero degli Esteri saudita ha esortato le istituzioni danesi a garantire un adeguato rispetto per i simboli di tutte le religioni, esercitando il dovere di proteggere la tolleranza e la convivenza su cui si fonda la società democratica.
Il mondo musulmano, ha sottolineato che Ryadh non accetta che l’odio religioso venga incentivato in nome della libertà d’espressione. La condanna saudita riflette dunque una diversa concezione del rapporto tra diritto alla critica e tutela dei valori religiosi.
L’Arabia Saudita ha espresso una profonda disapprovazione per le azioni contro il Corano in Danimarca, che violano gli insegnamenti di tutte le religioni e sono incompatibili con il reciproco rispetto tra fedi.
I vertici sauditi chiedoni garanzie che tali incidenti non si ripetano, invitando Copenhagen a proteggere simboli di tutte le fedi per preservare i valori democratici di tolleranza e convivenza.
Nella condanna saudita degli atti di profanazione del Corano in Danimarca emerge una diversa concezione del rapporto tra libertà di espressione e rispetto religioso.
Mentre Copenaghen difende il diritto di critica protetto per legge, il mondo musulmano rivendica il rispetto della sacralità dei simboli religiosi, offesi da gesti che ledono i sentimenti di miliardi di fedeli.
L’Arabia Saudita ha definito gli “atti vergognosi” compiuti da gruppi di estrema destra danese, chiedendo alle autorità di porvi fine e proteggere simboli di tutte le fedi per tutelare la convivenza.
La protesta riflette l’indignazione nel mondo musulmano, che desidera responsabilità dalle istituzioni per prevenire offensive e divisioni.
Emerge un approccio danese che continua a privilegiare la libertà di critica, seppur condannando i roghi, e uno musulmano che rivendica il rispetto dei valori religiosi superiori alla sola libertà di espressione. La Danimarca condanna i roghi senza tuttavia vietarli, mentre il mondo musulmano ne chiede lo stop a garanzia del rispetto reciproco tra fedi.
La condanna e le reazioni nel mondo musulmano agli atti di profanazione del Corano in Danimarca e Svezia mostrano una diversa concezione del rapporto tra libertà di espressione e tutela dei valori religiosi.
L’Arabia Saudita ha convocato i diplomatici scandinavi; l’Iraq ha espulso l’ambasciatore svedese, dopo l’attacco alla sua sede; il Consiglio ONU per i Diritti Umani ha adottato una risoluzione sull’odio religioso, con il sostegno di Paesi musulmani.
Mentre USA e UE vi hanno visto inizialmente una limitazione della libertà di espressione, per i Paesi musulmani è prevalso già dai primi episodi il tema della sacralità del Corano e dell’offesa causata ai credenti.
La profonda indignazione esige dunque misure concrete per impedire ulteriori profanazioni, che potrebbero generare un conflitto globale.
La questione va oltre il semplice diritto di manifestare idee dato che coinvolge un equilibrio fra diritti e doveri nelle società plurali. La libertà di espressione non può tradursi in gratuita provocazione dell’altro o offesa ai suoi valori religiosi.
Le proteste musulmane mostrano come per convivere pacificamente occorra rispetto dei simboli altrui e responsabilità nell’esercizio della libertà individuale. Altrimenti questa degenera facilmente in intolleranza e divisione sociale.
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