Le tensioni tra Israele e il gruppo militante Hezbollah stanno crescendo nei pressi del villaggio di Ghajar, situato lungo la frontiera tra Israele e Libano. Una situazione che preoccupa molto le autorità della regione ma anche quelle internazionali data la pericolosità della situazione.
L’astio già presente e radicato, è stato alimentato dalla costruzione di una recinzione da parte di Israele intorno alla parte settentrionale di Ghajar, che si trova nel territorio libanese. Il gruppo Hezbollah ha emesso avvertimenti ripetuti contro l’annessione della città da parte di Israele, definendola una mossa illegale e una violazione della sovranità del Libano.
Quest’ultimo sviluppo ha portato ad un’escalation delle tensioni già presenti nell’area, dove Israele e Hezbollah si sono scontrati in passato. La rabbia è stata accentuata anche dal recente conflitto tra Israele e le milizie islamiche stanziate nella Striscia di Gaza.
Il villaggio di Ghajar è diviso tra Israele e Libano dal 2000, quando Israele si è ritirata dal sud del Libano. La comunità di Ghajar è di etnia alawita, che è la stessa religione del presidente siriano Bashar al-Assad.
L’area è stata oggetto di frequenti scontri tra Israele e Hezbollah, con il gruppo militante che ha lanciato attacchi contro le forze israeliane dalla zona. L’annessione di Ghajar da parte di Israele potrebbe portare ad un aumento della violenza nella regione, con conseguenze potenzialmente destabilizzanti per l’intero Medio Oriente.
Le crescenti tensioni intorno al villaggio di Ghajar si aggiungono al già alto livello di nervosismo lungo il confine tra Israele e Libano.
Nel 2006, Israele e Hezbollah con il sostegno dell’Iran hanno combattuto una guerra distruttiva di 34 giorni nella regione. Da allora le due parti hanno evitato una battaglia aperta, nonostante le frequenti fiammate di tensione. Entrambe le parti hanno costantemente affermato che un nuovo conflitto potrebbe scoppiare in qualsiasi momento.
L’area attorno al confine tra Israele e Libano è stata oggetto di tensioni e conflitti per decenni. Hezbollah, considerato da Israele e dagli Stati Uniti un’organizzazione terroristica, ha una forte presenza nella regione e ha condotto numerosi attacchi contro le forze israeliane in passato.
La situazione è stata ulteriormente fomentata dalla guerra civile in corso in Siria, che ha portato a un coinvolgimento sempre maggiore dell’Iran nella regione e ha aumentato le preoccupazioni per la sicurezza di Israele.
La situazione intorno a Ghajar rappresentano un ulteriore motivo di preoccupazione per la stabilità della regione. La comunità internazionale ha espresso preoccupazione per l’escalation delle tensioni e ha chiesto a entrambe le parti di evitare qualsiasi azione che potrebbe portare a un conflitto aperto.
La disputa sul villaggio di Ghajar, situato al confine tra Libano e Israele, sta diventando un ulteriore motivo di preoccupazione in mezzo a disordini più ampi nella regione.
La Cisgiordania ha visto un aumento della violenza in questo mese, con una massiccia offensiva di due giorni da parte di Israele che ha preso di mira i gruppi terroristici palestinesi. Nel frattempo in Israele le mosse del governo di estrema destra per rivedere il sistema giudiziario hanno scatenato grandi proteste antigovernative.
Il pastore libanese Ali Yassin Diab, che pascola le sue pecore e capre vicino alla recinzione di Ghajar ha dichiarato al Times of Israel che: : “Questa è terra libanese, non israeliana”. La divisione del villaggio tra Israele e Libano è un insieme insolito di decenni di conflitto tra Israele e i suoi vicini.
Nel 2006 durante la guerra tra Israele e Hezbollah, le truppe israeliane si sono spostate nella parte settentrionale di Ghajar e l’hanno occupata. Successivamente è stata installata la recinzione intorno alla parte settentrionale del villaggio, impedendo alle persone di entrare dal Libano.
Dopo la conclusione dei combattimenti le autorità israeliane ha concordato il ritiro da Ghajar, la volontà era quella di raggiungere un accordo con il quale veniva impedito a Hezbollah di occupare il villaggio. Il paese ospita circa 3.000 residenti e la maggioranza proviene da Israele, ovviamente sono presenti libanesi ma emerge che molti si identificano come siriani. Il villaggio è l’unico insediamento a maggioranza alawita in Israele.
Il villaggio è stato diviso in due parti a seguito del ritiro israeliano nel 2000 coma demarcazione della linea blu, con la zona a nord sotto il dominio libanese. Nel 2006 però Israele ha ripreso il controllo del villaggio, scatenando astio e scontri.
Il villaggio di Ghajar è rimasto una zona militare chiusa per oltre due decenni, con la necessità di un permesso speciale per i non residenti che intendono entrare o uscire. A settembre le restrizioni all’accesso sono state revocate con la costruzione di una barriera a nord del villaggio per bloccare l’ingresso dal Libano.
In passato l’accesso a Ghajar era stato limitato a causa della sua posizione strategica sul confine tra Israele e Libano, che lo ha reso vulnerabile a potenziali attacchi terroristici. La costruzione della barriera di sicurezza ha permesso però alle autorità israeliane di revocare le restrizioni, consentendo una maggiore libertà di movimento per i residenti e i visitatori del villaggio.
Recentemente, Hezbollah ha allestito due tende nelle vicinanze del villaggio di Ghajar, in risposta alla costruzione di una recinzione di sicurezza da parte di Israele. Una delle tende è stata collocata nell’area di Shebaa Farms, che sia Israele che Libano rivendicano come proprio territorio. La situazione ha portato ad una denuncia di Israele alle Nazioni Unite, che sostiene che le tende si trovano a diverse decine di metri all’interno del territorio israeliano, mentre Hezbollah afferma che le tende sono in territorio libanese.
Il comandante dell’UNIFIL ha inoltrato una richiesta israeliana al primo ministro provvisorio libanese e al presidente del parlamento di rimuovere le tende. Il Libano ha chiesto a Israele in risposta di ritirare le truppe che si trovavano nel territorio libanese di Ghajar.
Il leader di Hezbollah, Sayyed Hassan Nasrallah, ha sostenuto che Ghajar era stata isolata da Israele prima che Hezbollah montasse le sue tende. Nasrallah ha anche dichiarato che la terra di Ghajar non sarebbe lasciata ad Israele, né Shebaa Farms e Kfar Chouba, un’altra area di confine rivendicata da entrambi i Paesi.
La situazione in Ghajar continua ad essere fonte di tensione tra Israele e Libano, mentre la comunità internazionale continua a cercare una soluzione pacifica e duratura alla questione del confine tra i due paesi.
Oltre alle tensioni emerse al confine con il Libano, sono sopraggiunte problematiche diplomatiche tra Israele e Svezia dopo che è stata bruciata la bibbia ebraica.
Funzionari israeliani hanno espresso la loro indignazione venerdì dopo che la polizia locale di Stoccolma ha dato il via libera alla richiesta di consentire il rogo di una Bibbia fuori dall’ambasciata israeliana a Stoccolma il 15 luglio.
La polizia aveva ricevuto una domanda da un individuo sulla trentina per bruciare una Bibbia ebraica e una cristiana come “un raduno simbolico per il bene della libertà di parola“. Non è stato chiaro se la persona intendesse bruciare una copia della Bibbia o un rotolo della Torah.
La decisione della polizia svedese è stata vista come offensiva da funzionari israeliani, che l’hanno definita un “crimine d’odio“. La richiesta di bruciare una Bibbia arriva poche settimane dopo che sono avvenuti roghi del Corano nella stessa città. La decisione della polizia ha sollevato preoccupazioni sulla libertà di espressione e sulla necessità di evitare l’incitamento all’odio religioso.
La decisione della polizia svedese di concedere il permesso di bruciare una Bibbia fuori dall’ambasciata israeliana a Stoccolma ha suscitato indignazione diffusa in Israele e nei gruppi ebraici.
Il presidente Isaac Herzog ha definito l’atto come “puro odio” e ha condannato inequivocabilmente il permesso concesso in Svezia di bruciare libri sacri.
Herzog ha sottolineato che: “consentire la deturpazione di testi sacri non è un esercizio di libertà di espressione, ma è palese istigazione e atto di puro odio.” Ha chiesto all’intera comunità globale di unirsi nella condanna contro un azione che ha definito ripugnante.
La situazione continua a essere fonte di tensione e preoccupazione per le autorità israeliane e per i gruppi ebraici, che chiedono alle autorità svedesi di agire per impedire l’evento. La vicenda mette in luce l’importanza di promuovere il rispetto e la tolleranza tra le diverse comunità religiose e culturali, e di evitare l’incitamento all’odio e alla violenza.
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha condannato la decisione della polizia svedese di concedere il permesso di bruciare una Bibbia fuori dall’ambasciata israeliana a Stoccolma come “una vergognosa decisione di danneggiare il sancta sanctorum del popolo ebraico“. Anche il ministro degli Esteri Eli Cohen ha espresso la sua indignazione e ha definito la decisione “un crimine d’odio e una provocazione che ha causato gravi danni al popolo ebraico e alla tradizione ebraica“.
L’ambasciatore israeliano in Svezia, Ziv Nevo Kulman ha espresso la sua ferma condanna per l’evento, definendolo “un atto di odio e mancanza di rispetto che non ha nulla a che fare con la libertà di espressione“. La situazione continua a essere fonte di preoccupazione per le autorità israeliane e per i gruppi ebraici, che chiedono alle autorità svedesi di agire per impedire l’evento.
Il ministro degli Esteri svedese Tobias Billström ha risposto alle richieste di Eli Cohen, affermando che il governo svedese non è autorizzato a violare il diritto costituzionale alla libertà di parola dei suoi cittadini, ma ha sottolineato gli sforzi del suo paese nella lotta all’antisemitismo.
Nel frattempo, il deputato di United Torah Judaism Moshe Gafni ha chiamato il ministro degli Esteri Eli Cohen per sollecitare ulteriori azioni per cercare di fermare la tensione.
La vicenda mette in evidenza la necessità di promuovere il rispetto e la tolleranza tra le diverse comunità religiose e culturali, e di evitare l’incitamento all’odio e alla violenza. In questo contesto, le autorità israeliane e svedesi avrebbero la responsabilità e l’ obbligo di lavorare insieme per prevenire atti di intolleranza e discriminazione.
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