L’Iran ha cominciato da mesi un percorso diplomatico che punta a sciogliere il gelo raggiunto negli ultimi anni a causa di numerose azioni e scelte ritenute inappropriate dalla comunità globale. La prima grande svolta è quella con l’Arabia Saudita che, grazie alla mediazione della Cina, ha ripreso i rapporti con Teheran dopo anni di interruzione.
Iran e Arabia Saudita sono state notoriamente in disaccordo e si possono considerare rivali storiche in Medio Oriente. Di recente hanno annunciato di aver raggiunto una stabilità che ha portato al percorso attuale, che punta a ripristinare i rapporti diplomatici e riaprire le ambasciate. L’intesa è stata mediata dalla Cina, che ha ospitato una serie di colloqui tra i due Paesi a Pechino dal 6 al 10 marzo 2023. Si tratta di un passo storico che potrebbe avere importanti ripercussioni sulla pace e la sicurezza regionale e internazionale.
Se da un lato la diplomazia ha riavvicinato Iran, Cina e Russia dall’altro mostra Israele sulla via della riconciliazione con l’Arabia, spinta dagli Stati Uniti, che puntano a ripristinare i rapporti deteriorati da tempo. Gli Usa si inseriscono in questo contesto al fianco di Israele nel contrastare le autorità iraniane, nonostante i tentativi di riprendere l’accordo sul nucleare, ma sono focalizzate a ripristinare un dialogo costruttivo tra Tel Aviv e Riyadh, dato che ritengono che l’Arabia Saudita sia un attore internazionale importante.
Le relazioni tra Iran e Arabia Saudita si sono interrotte nel 2016, dopo anni di tensioni culminate con l’esecuzione in Arabia Saudita del religioso sciita Nimr al-Nimr e un attacco all’ambasciata saudita a Teheran. Da allora, i due Paesi si sono scontrati indirettamente in diversi scenari, come lo Yemen, il Libano, la Siria e l’Iraq, sostenendo fazioni opposte in base alla loro appartenenza religiosa (sciita per l’Iran, sunnita per l’Arabia Saudita) e ai loro interessi geopolitici.
Inoltre, Riyadh ha espresso forti preoccupazioni per il programma nucleare iraniano, dato che a suo avviso rapprese una minaccia la sua sicurezza e il suo ruolo di leader del mondo arabo.
L’accordo tra i due Paesi è stato facilitato dalla Cina, che ha offerto la sua mediazione e la sua garanzia. Pechino è infatti un alleato strategico dell’Iran, con cui ha firmato nel 2021 un accordo di cooperazione economica e militare da 400 miliardi di dollari. Allo stesso tempo, la Cina è il principale acquirente del petrolio saudita e il suo maggiore partner commerciale. Pechino ha quindi un interesse a mantenere buone relazioni con entrambi i Paesi e a promuovere la stabilità nella regione.
L’accordo tra Iran e Arabia Saudita è stato accolto con favore da diversi attori internazionali, come ONU, Unione Europea, Russia e Pakistan. Ma ha suscitato anche preoccupazione e critica da parte di altri Paesi, come Stati Uniti e Israele, che vedono nell’Iran una minaccia alla loro sicurezza e ai loro alleati nella regione.
Gli Usa hanno accusato la Cina di voler indebolire il loro ruolo nel Medio Oriente e di ostacolare i negoziati sul rientro degli Stati Uniti nell’accordo sul nucleare iraniano del 2015, dal quale si erano ritirati nel 2018.
Israele ha definito l’accordo tra Iran e Arabia Saudita una “farsa” e una “trappola”, sostenendo anche che Teheran non ha rinunciato alle sue ambizioni nucleari e al sostegno che fornisce costantemente a gruppi terroristici nella regione.
La ripresa dei rapporti tra Iran e Arabia rappresenta quindi una svolta nelle relazioni tra i due Paesi, ma anche una sfida per gli equilibri del Medio Oriente. Se da una parte potrebbe favorire una riduzione delle tensioni e delle violenze in alcuni conflitti regionali, come lo Yemen, dall’altra potrebbe innescare nuove rivalità e alleanze tra gli altri attori coinvolti. Sarà quindi necessario per la comunità internazionale monitorare gli sviluppi futuri e verificare se l’accordo sarà effettivamente implementato e rispettato dalle due parti.
Il pensiero della Cina riferito da Wang Yi sull’accordo tra Iran e Arabia Saudita è stato espresso in una telefonata con il suo omologo iraniano Hossein Amir-Abdollahian il 21 agosto 2023. Wang ha spiegato che l’accordo è una “vittoria per il dialogo, una vittoria per la pace” ed era una “grande notizia positiva per il mondo che è attualmente così turbolento e irrequieto”.
Pechino ha anche lodato i passi compiuti di Teheran per migliorare i rapporti con Riyadh, tra cui l’incontro tra Amir-Abdollahian e il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman a Jeddah.
Wang ha inoltre ribadito il sostegno della Cina all’Iran “sulle questioni riguardanti gli interessi fondamentali” e ha chiesto il pieno ripristino dell’accordo sul nucleare iraniano del 2015.
Mentre accade questo emerge anche l’opposizione di Israele all’arricchimento dell’uranio in Arabia Saudita che è in trattativa con gli Usa ed è una delle richieste avanzate da Riyadh per iniziare un percorso di riavvicinamento reale e concreto con Tel Aviv.
Iran e Israele portano avanti da molto tempo un’intensa rivalità che ha generato molti episodi di violenza reciproca, nonostante l’astio non sia mai sfociato in un reale conflitto.
Nel corso del tempo la tensione si è rivelata tramite attacchi da parte delle milizie sostenute da Teheran verso obbiettivi israeliani e attacchi attuati da Tel Aviv nei confronti dei gruppi sostenuti dall’Iran. Tutto questo però in maniera non troppo esplicita e difatti la tensione tra Israele e Iran è per questo è stata spesso chiamata ‘guerra ombra’.
I rapporti diplomatici delle due Nazioni hanno avuto diversi momenti che hanno segnato il loro percorso fino ad oggi.
Il primo periodo dove Iran e Israele hanno avuto rapporti pacifico va dal 1947 al 1953, poi il periodo successivo ha segnato un altro momento amichevole tra i due Paesi e si colloca nel periodo dei Pahlavi dal 1953 al 1979.
Il momento che ha generato malcontento tra i due Stati e generato astio si colloca nel periodo storico in cui Teheran ha attuato la rivoluzione islamica iraniana ovvero dal 1979 al 1990 che è poi degenerata nell’ostilità attuale dopo la fine della guerra del Golfo.
Gli Stati Uniti hanno negoziato con l’Arabia Saudita per normalizzare le relazioni con Israele spingendo anche per condizioni più favorevoli per le vendite di petrolio. In cambio, Riyadh ha chiesto un programma nucleare civile, un patto di difesa con Washington e concessioni israeliane allo stato palestinese.
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha parlato del rapporto tra Israele e Arabia Saudita e ha spiegato che sono avvenuti leggeri progressi all’interno delle trattative in corso, che puntano a normalizzare i rapporti diplomatici tra Riyadh e Tel Aviv.
Nonostante il caos che si è generato a Israele a causa della discussa riforma giudiziaria voluta del primo ministro Netanyahu e dai suoi ministri ma anche a causa delle provocazioni continue e crescenti attuate nei confronti della popolazione musulmana in Palestina e Cisgiordania, Washington si mostra comunque al fianco delle autorità israeliane nel cercare di sistemare il congelamento dei rapporti tra i due Paesi.
Questo mostra chiaramente quanto sia importante la questione per gli Usa e fa comprendere che le problematiche esistenti per le altre questioni in atto a Israele passano in secondo piano quando si tratta dei rapporti con l’Arabia Saudita.
Ciò non vuol dire che Israele però sia favorevole allo sviluppo nucleare saudita che, infatti, ha additato come possibile minaccia alla sicurezza della regione. Ma sembra che alla luce dei fatti attuali questa sia una condizione necessaria anche per continuare ad avere rapporti distesi con Washington che vede le autorità saudite come preziose alleate.
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