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MERS: sintomi, contagio e cure

MERS: quali i sintomi, il contagio e le cure? Si sta parlando sempre di più di questa sindrome respiratoria mediorientale da coronavirus. Ora anche l’Europa teme il contagio, dopo la morte di un 65enne in Germania e dopo il decesso di 19 persone in Corea del Sud. Il tedesco aveva probabilmente contratto il virus durante una visita compiuta negli Emirati Arabi ed è deceduto per complicazioni legate alla malattia. Il Centro Europeo per la Prevenzione e Controllo delle Malattie di Stoccolma ha fatto sapere che si tratta del primo caso mortale di MERS nell’Unione Europea nell’anno in corso. Un altro caso si era registrato nel 2014.

I sintomi

I sintomi della MERS si manifestano circa 12 giorni dopo il contagio, visto che il periodo di incubazione del virus corrisponde proprio a questa quantità di tempo. Il coronavirus determina inizialmente disturbi simili a quelli causati dall’influenza: febbre, brividi, dolori muscolari e certe volte anche dissenteria. Con il progredire dell’infezione si hanno maggiori problemi a carico del sistema respiratorio e nei casi gravi si può arrivare anche alla necessità della ventilazione meccanica. Il virus può causare anche un’insufficienza renale acuta.

Il contagio

Non è chiaro ancora come si trasmette la MERS, nonostante la ricerca scientifica abbia insistito molto negli ultimi anni su questo aspetto. Non si può dire con certezza se il contagio della MERS avviene per via aerea o per contatto diretto. Si stima però che la malattia comporti un tasso di mortalità pari al 65%, quindi molto più alto rispetto a quello determinato dalla SARS, che si aggira intorno all’8%. Secondo la ricerca, in via ipotetica, sarebbero necessari circa 8 giorni perché il virus possa diffondersi da una persona infetta ad un’altra.

Le cure

Non esistono cure per la MERS e non è disponibile nemmeno un vaccino. Si possono fare soltanto dei trattamenti per tenere sotto controllo i sintomi e per limitare la diffusione del virus nell’organismo. Generalmente vengono somministrati degli interferoni, che sono delle proteine che rendono il sistema immunitario più capace di rispondere alle minacce degli agenti esterni. Sono in corso diversi programmi di ricerca, per arrivare alla produzione di un vaccino, ma i risultati sono stati per il momento soltanto poco soddisfacenti.

La soluzione essenziale consiste nella prevenzione: evitare contatti diretti con le persone infette, lavarsi frequentemente le mani e non toccarsi il viso con le mani non lavate. E’ importante anche tossire e starnutire nel braccio e non nelle mani.

Gianluca Rini

Gianluca Rini è stato collaboratore di Nanopress, Tanta Salute e Pourfemme dal 2014 al 2017, occupandosi principalmente di tematiche relative alla salute, l'ambiente, il benessere.

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