Il viaggio che è costato due settimane di stop a Lionel Messi in Arabia Saudita potrebbe non essere stato solo di piacere per la Pulce. Già testimonial dell’ente turistico del Paese del Golfo persico, secondo quanto hanno rivelato dall’Afp, che ha sentito fonti saudite, il campione del mondo e, a ora, attaccante del Paris Saint-Germain avrebbe già un accordo per un trasferimento all’Al-Hilal con un ingaggio “enorme”, così come lo hanno definito dalla Francia – si parla di 400 milioni a stagione.
Al di là di ogni considerazione sullo sportwashing, in ballo non ci sarebbe, infatti, solo il talento di Messi, ma anche il suo brand, che potrebbe portare l’Arabia Saudita a sbaragliare la concorrenza per i Mondiali del 2030, a distanza di anni, si dovrebbe ricreare quel binomio e quella rivalità con Cristiano Ronaldo, in forza all’Al Nassr da gennaio.
Poco più di una settimana fa, Forbes, nella sua annuale classifica sugli sportivi più pagati del mondo, ha incoronato Cristiano Ronaldo come il più ricco di tutti, soprattutto grazie al contratto da capogiro che il fenomeno di Madeira è riuscito a strappare all’Al Nassr, una squadra del campionato saudita. Dall’anno prossimo, però, stando a quanto hanno rivelato dall’Arabia Saudita all’Afp, però, le cose potrebbero cambiare, perché Lionel Messi, quasi un separato in casa con il Paris Saint-Germain, potrebbe sbarcare nello stesso Paese del Golfo persico per giocare con l’Al Haili, guadagnando, per altro, il quadruplo rispetto al suo rivale di sempre, ovvero 400 milioni di dollari l’anno.
Si tratta di indiscrezioni, è vero, ma un fondo di verità c’è, eccome. Il campione del mondo argentino, infatti, all’indomani della partita persa dai francesi di Christophe Galtier contro il Lorent, aveva marcato visito all’allenamento punitivo del tecnico dei parigini per volare proprio in Arabia Saudita, di cui è testimonial per l’ente del turismo, costringendo il club (di proprietà del fondo sovrano del Qatar) a sospendere la sua paga per due settimane, oltre che non farlo giocare per lo stesso periodo di tempo.
Dopo la punizione, la Pulce era apparsa sui social per chiedere scusa di quanto successo, giustificandosi con il fatto che lui aveva già in programma il viaggio e che non sapeva della seduta extra voluta dall’allenatore di Marsiglia, ma oggi, appunto, la bomba di calciomercato.
Con il Psg, Messi ha un contratto in scadenza al 30 giugno – precisazione che hanno fatto anche dalla società dopo l’indiscrezione, che ha anche commentato che se ci fosse stata la volontà si sarebbe già prolungato – e spesso si era parlato di un suo ritorno in pompa magna al Barcellona, il club in cui è cresciuto e che ha contribuito a renderlo uno dei più forti giocatori di sempre.
Le difficoltà economiche dei blaugrana, che rischiano di diventare ancora più pesanti in seguito all’inchiesta sulla compravendita degli arbitri, potrebbero aver fatto virare il sette volte Pallone d’oro verso soldi più sicuri e, infatti, secondo quanto hanno rivelato le stesse fonti saudite, il sì al contratto monstre, finanziato con i soldi di Pif, il fondo sovrano saudita – che, per altro, lo scorso anno ha comprato il Newcastle e si diceva fosse interessato anche all’Inter – sarebbe arrivato in tempi molto più veloci rispetto a quelli che hanno portato Ronaldo a giocare con i rivali dell’Al Nassr.
L’idea dei sauditi non sarebbe solo quella di riproporre il binomio e lo scontro tra la Pulce e CR7 – quest’ultimo, è stato più volte oggetto di scherno da parte delle tifoserie avversarie, che richiamavano il nome di Messi, e in un’occasione, proprio contro l’Al-Haili, l’ex Real Madrid, Juventus e Manchester United ha reagito con un gesto poco carino – ma anche quella di ottenere quello che per cui ci sta lavorando. “Lui è un giocatore a fine carriera – hanno detto alla France Press dal Paese mediorientale -, l’accordo non riguarda solo il calcio ma servirà ad aumentare l’attrattiva del regno saudita“, e quindi portare a casa quel sogno che fa rima con l’organizzare i Mondiali di calcio del 2030.
Marco van Basten, campionissimo olandese del Milan, ha commentato con un pizzico di rammarico la scelta (probabile) del campione argentino di trasferirsi nel Golfo persico. “Non capisco la voglia di andare a giocare in Asia per guadagnare tanti soldi, dopo tutti quelli che ha già guadagnato. Mi sembrerebbe un po’ una miseria. Messi deve fare le cose che ama, deve essere il capo di se stesso“, ha detto la leggenda a Ziggo Sport.
Sui social, poi, è arrivata anche la smentita del padre (e procuratore) di Messi, che ha detto che “non c’è assolutamente nulla di concordato con nessun club per il 2023-24. Decideremo alla fine della stagione. Non è stato né firmato niente, né sono stati presi accordi. Sono solo fake news che usano il nome di Leo“.
Come che sia, però, da Messi alla coppa del mondo Fifa, legati a doppio filo, c’è ancora una volta da riflettere sullo sportwashing, e quindi sul tentativo (di più in realtà) di ripulirsi l’immagine attraverso il mondo dello sport da parte di Paesi che calpestano i diritti umani. Se un nome, il fenomeno, lo ha da poco, non si può certo dire che sia un modo nuovo per riaccreditarsi agli occhi di tutti, al tempo stesso, però, sembra diventato una prassi e quasi uno schema a cui nessuno bada con la giusta attenzione, ammaliato dai denari che hanno da offrire da quel pezzo di mondo là.
Barattare la propria integrità morale e la vera identità del calcio, ma anche la propria storia fatta di tanti successi in cambio di soldi sembra non essere un problema per la Pulce, sì, e per Ronaldo, ma anche per l’organizzazione presieduta da Gianni Infantino, e per la nostra Lega calcio. Sembra non essere un problema, però, neanche per i tanti tifosi che anche ai primi mondiali invernali di sempre hanno continuato a non vedere tutto lo sporco che c’era dietro gli stadi costruiti per poi essere smantellati poco dopo, la guerra in Yemen, la condizione in cui sono costretti a vivere le donne, i gay e chi non la pensa come i tiranni (ricchissimi) che amministrano questi Stati.
Sembra non essere un problema, o peggio sta diventando la normalità, come se, appunto, un pallone che rotola in campo e viene colpito da chi ha vinto più di tutti valesse più della vita di chi non ha avuto la stessa fortuna, o lo stesso talento. L’operazione di pulizia, piuttosto, si dovrebbe fare per quelli che accettano di prestarsi a questo meccanismo, ma forse è troppo tardi. Quattrocento milioni sono pur sempre quattrocento milioni.
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