A città del Messico le autorità locali hanno arrestato un ragazzo di 14 anni, noto con il soprannome di “El Chapito” (Piccolo Chapo) per aver aperto il fuoco nei confronti di un gruppo di persone, presumibilmente legate al mondo del narcotraffico.
Il ragazzo che il 22 gennaio avrebbe sparato da una motocicletta contro una famiglia di otto persone nel sobborgo di Chimalhuacan è stato arrestato dalle autorità locali insieme ad un adulto. A renderlo noto è stato il Dipartimento federale di pubblica sicurezza messicano.
Il nome del giovane arrestato – per ovvie ragioni di privacy – non è stato reso noto, ma il suo soprannome “El Chapito”, pare far riferimento all’ex re dei narcotrafficanti, attualmente detenuto negli Stati Uniti al Metropolitan Correctional Centre di New York, “El Chapo” (o El Rápido), pseudonimo di Joaquín Archivaldo Guzmán Loera
Le vittime, al momento del fuoco, stavano organizzando una festa di compleanno all’interno della loro abitazione. L’attacco ha causato anche il ferimento di sette persone, tra cui due bambini.
Il movente dietro alla strage non è stato reso pubblico dalle autorità locali, ma le gangs di narcotrafficanti messicane di frequente sono coinvolte in sequestri di persona e omicidi “su commissione”.
Niente di nuovo. Si tratta solo dell’ennesimo episodio. Gli assassini minorenni infatti non sono certo una novità in Messico.
Passato alla storia, l’arresto, nel 2010, di un altro ragazzo di 14 anni soprannominato “El Ponchis”, del quale venne reso noto solo il nome, Edgar. Il giovane dichiarò di essere stato rapito all’età di 11 anni, drogato e obbligato a commettere atroci crimini sotto le minacce dei suoi aguzzini.
Avrebbe lavorato per il cartello del Pacifico meridionale, una ramificazione della banda di narcotrafficanti frammentata di Beltran Leyva.
Il ragazzo confessò di aver preso parte all’uccisione, tramite decapitazione, di almeno quattro persone.
Tali episodi sono lo specchio delle sanguinose lotte che i cartelli della droga mettono in atto nella capitale, e non solo.
Stando ai dati dell’Institute of Legal Investigation of UNAM, nella sua relazione “Bambine, bambini e adolescenti, vittime del crimine organizzato in Messico” pubblicata nel 2019, in Messico sono circa 30.000 i minori coinvolti nella criminalità organizzata. I crimini di cui i giovani maggiormente si macchiano vanno dal traffico di droga all’omicidio passando per il sequestro di persone a scopo di estorsione.
Il reclutamento di minori per i cartelli, così come per ogni altro fenomeno di criminalità organizzata, rappresenta un vero e proprio vantaggio sia perché gli adolescenti rischiano pene ridotte sia perché questi sono decisamente più malleabili e gestibili.
Ciò che invece spinge gli adolescenti, e talvolta già i bambini, ad entrare nel mondo della criminalità organizzata sono l’assoluta povertà e dunque l’esigenza di lavorare e di denaro, il completo disinteresse nei confronti dello studio e la totale assenza di un substrato culturale.
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