Alcune donne scomparse da 10 giorni sono state trovate carbonizzate a Guanajuato, nel Messico centrale.
Si tratta di uno dei peggiori episodi di violenza di genere che ha colpito il Paese.
Sei donne fra i 18 e 48 anni erano scomparse il 7 marzo a Celaya, regione dello stato di Guanajuato, nel Messico centrale. In questo luogo convivono industria, turismo ma purtroppo anche molti episodi di violenza della criminalità organizzata che da anni agisce in questi luoghi per contendersi gli affari legati alla droga e non solo.
Non sono chiari i motivi della scomparsa di queste persone, però poche ore fa è stato fatto un macabro ritrovamento di 5 di loro, completamente carbonizzate. La notizia è stata data alla stampa dal procuratore di Stato, Carlos Zamarripa e nel corso delle indagini sono stati tratti in arresto 6 individui e tutti hanno affermato di appartenere a un gruppo criminale. Si tratta di un’organizzazione operante a Tamaulipas, a nord est.
Ora sono in corso le indagini da parte delle autorità locali per capire il movente dei delitti e soprattutto che fine abbia fatto la sesta donna scomparsa.
Per far questo l’area del ritrovamento è stata circoscritta per poter effettuare i rilievi del caso. Gli accertamenti sono solo all’inizio ma è chiaro che i criminali tratti in arresto sono coinvolti, tuttavia si rifiutano di collaborare e aiutare gli inquirenti a capire cosa si sia dietro a questa terribile scia di morte.
Si indaga sulle donne e anche sulla loro famiglie perché probabilmente i rapimenti sono stati delle ritorsioni verso persone che dovevano in qualche modo essere punite, magari familiari che avevano messo i bastoni fra le ruote alla malavita locale. Questo solitamente è il modus operandi di questi assassini e ora è importante capire dove si trovi l’ultima donna che manca all’appello.
Lo Stato di Guanajuato in realtà non è nuovo a episodi violenti, anzi è uno dei territori peggiori sotto questo punto di vista, terra di nessuno in cui le bande criminali locali si scontrano frequentemente, in particolare Santa Rosa de Lima e il cartello Jalisco Nueva Generacion. Queste si contendono il traffico di stupefacenti e il furto di carburante, ma negli scontri inevitabilmente restano coinvolti i civili e secondo i dati delle Nazioni Unite, solo nel 2022 in queste zone sono state assassinate più di 3.700 donne, circa 10 al giorno.
Il Messico è una terra che da sempre è teatro delle guerre fra cartelli, che rendono necessario l’intervento delle forze dell’ordine.
Non è facile sedare le rivolte perché i gruppi sono pesantemente armati e inevitabilmente nasce uno scontro a fuoco che porta a diverse vittime, fra cui anche civili. Il più delle volte poi alcuni riescono a darsi alla fuga ed è molto difficile fare giustizia perché tali individui godono di molte coperture all’interno del Paese. Anche chi non è alleato comunque non parlerà perché tutti hanno paura.
-La criminalità messicana ha fatto la sua apparizione negli anni Settanta con la famiglia Herrera di Durango, composta da 5000 componenti di numerosi clan familiari legati da vincoli di sangue e residenti fra le due sponde della frontiera Stati Uniti-Messico.
Questa è stata la prima organizzazione criminale del Paese ma se parliamo di veri e propri cartelli, la nascita vera viene fatta risalire a un ex agente di polizia federale, che negli anni Ottanta controllava il commercio illegale di droga in Messico e nei corridoi al confine con gli Usa.
Dagli anni Duemila i cartelli si sono militarizzati e per controllare il territorio e le rotte del narcotraffico, si servono di paramilitari, tuttavia una grande operazione del 2006 in cui collaborarono forze dell’ordine messicane e americane, portò allo smantellamento e all’indebolimento di alcuni cartelli, ma la violenza non è diminuita e lo abbiamo visto anche con l’episodio avvenuto oggi in cui poco dopo la Festa Internazionale della Donna, torniamo a riferire di donne massacrate barbaramente e gettate in strada come spazzatura, carbonizzate per togliere anche l’ultimo briciolo di dignità.
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