È stata arrestata la figlia del boss Leonardo Bonafede, Laura. La donna è accusata di favoreggiamento e inosservanza di pena.
Per anni la donna, che svolge la professione di maestra a Campobello di Mazara, sarebbe stata la donna di Matteo Messina Denaro e farebbe parte della rete di protezione di cui il latitante poteva beneficiare per continuare a nascondersi dalle forze dell’ordine.
I carabinieri del Ros hanno arrestato Laura Bonafede, figlia del boss di Cosa Nostra, Leonardo. L’uomo è un capo storico di Campobello di Mazara e fa parte dei complici che nei 30 anni di latitanza del boss trapanese, hanno costruito intorno a lui una fitta rete di protezione apparentemente impenetrabile da fuori.
Poi la svolta il 16 gennaio, quando gli agenti hanno individuato il latitante numero 1 d’Italia in una clinica privata, tradito dalle sue condizioni di salute che necessitavano di cure specifiche, le stesse che sta seguendo dal carcere dove è detenuto in regime di 41 bis.
Dopo la sua caduta, molte pedine intorno a lui hanno fatto la stessa fine e il puzzle pian piano sta venendo fuori. Più le indagini vanno avanti e più escono fuori documenti e nomi, l’ultimo dei quali appunto quello di Laura Bonafede, che per diverso tempo è stata l’amante di Messina Denaro ed è anche la figlia di uno storico boss.
Questo era Leonardo Bonafede e il passato è d’obbligo poiché era un nome di spicco di Cosa Nostra, fin quando è morto nel 2020 a casa, per le gravi condizioni di salute. In realtà avrebbe dovuto scontare una pena in carcere ma si era aggravato molto negli ultimi tempi e così era stato deciso per il trasferimento. L’uomo era accusato di associazione di stampo mafioso con la recidiva e specifica aggravante di aver svolto il ruolo di promotore. Aveva anche l’interdizione dagli uffici pubblici e quella legale durante la pena, quantificata in 14 anni di reclusione e 3 di libertà vigilata.
Classe 1932, il boss aveva compiuto di tutto e di più nella sua carriera criminale, come delitti contro la persona e il patrimonio, detenzione illegale di armi e molto altro. La storica sentenza del 2000 dichiarò ufficialmente il suo legame con Cosa Nostra, 10 anni dopo vennero sequestrati alcuni beni che poi successivamente, almeno in parte, furono restituiti alla figlia Laura.
Quest’ultima è una maestra di Campobello di Mazara e il suo nome rimbalza oggi sulle pagine di tutti i quotidiani poiché è stata una delle amanti di Matteo Messina Denaro e lo avrebbe aiutato durante la sua latitanza. È chiaro dunque che nelle indagini per capire chi abbia aiutato l’uomo a nascondersi così bene, lei è un tassello molto importante.
In queste ore è stata arrestata e i suoi rapporti con il trapanese sono stati confermati da alcune videocamere di un supermercato che l’hanno immortalata mentre parlava con lui, due giorni prima dell’arresto di quest’ultimo. È stato un giorno che passerà alla storia quello del 16 gennaio del 2023 nell’ambito della lotta a Cosa Nostra e come emerso da approfondimenti successivi, sembra che il latitante fosse solito fare la spesa in una Coop locale, proprio quella da cui provengono le immagini delle videocamere.
Laura avrebbe provveduto negli ultimi anni a comprare generi alimentari, anche per evitare che Messina Denaro venisse contagiato dal Covid. Chiaramente poi era ricercato ovunque quindi era meglio non uscire ma Laura faceva molto di più, infatti si occupava della sicurezza intorno a lui e utilizzava addirittura un linguaggio cifrato per non rivelare l’identità di altri che come lei lo proteggevano.
A questo punto è facile capire come Matteo Messina Denaro sia riuscito a sfuggire alla giustizia per un periodo lunghissimo, grazie a una rete così fitta e accurata di complici intorno a lui. La maestra in particolare è stata una delle figure più importanti intorno alla quale ha ruotato la clandestinità del boss già a partire da pochi anni dopo l’inizio della sua latitanza nel 1993.
Quello di Laura non è un cognome nuovo, lo abbiamo sentito più volte nominare nell’ambito delle indagini intorno alla figura di Messina Denaro. Andrea Bonafede è proprio l’identità di cui si è servito nell’ultimo periodo per accedere alle cure nella clinica privata palermitana La Maddalena e proprio questo suo parziale uscire allo scoperto ne ha portato all’arresto.
Molti sono rimasti allibiti quando hanno appreso chi era veramente quell’uomo, a partire dal personale della struttura ma anche quello del supermercato di fiducia, del bar sotto casa e via dicendo. Tutti luoghi che l’uomo frequentava solitamente e la sua figura di uomo di mezza età, sorridente e affabile con tutti, gli ha consentito di rimanere lontano da ogni sospetto, anche perché l’identikit realizzato in questi anni dalle forze dell’ordine era ben lontano dal suo aspetto reale e quindi era molto difficile capire chi fosse in realtà.
Il latitante più ricercato nel nostro Paese ha pensato bene che solo persone insospettabili e incensurate potevano prestargli il nome, sotto il giusto compenso ovviamente e così non ci ha pensato due volte a chiedere il favore al geometra Andrea Bonafede quando si è presentata la necessità di uscire allo scoperto per curare il cancro al colon.
Quest’ultimo non aveva condanne e sebbene provenisse da una famiglia legata agli ambienti mafiosi, era la persona giusta. Laura Bonafede è la cugina di lui e dell’altro Andrea Bonafede, il dipendente comunale che fa parte anch’esso della rete protettiva poiché provvedeva alle ricette mediche che servivano per seguire la terapia. Laura è cugina anche di Emanuele Bonafede, altro complice del padrino, arrestato come anche sua moglie.
La maestra fra l’altro è sposata con Salvatore Gentile, che si trova in carcere proprio perché ha commesso alcuni omicidi ordinati da Messina Denaro.
L’insegnante che ha favorito la latitanza del boss è figlia a sua volta di un altro boss molto importante a Campobello di Mazara, parliamo di Leonardo Bonafede e oltre al suo arresto, i carabinieri del Ros stanno facendo un focus investigativo anche verso la figlia Martina Gentile.
Laura è stata arrestata a Trapani e sebbene fosse molto conosciuta come insegnante, era stata sospesa da questo ruolo che esercitava presso l’istituto Capuana-Pardo di Castelvetrano, proprio alla luce del coinvolgimento della sua famiglia nel caso di Messina Denaro.
Da quasi un mese in effetti Laura era indagata proprio per quelle famose riprese all’interno della Coop il 14 gennaio, fra l’altro i due si scrivevano spesso e pochi giorni fa la casa della donna era stata perquisita.
L’accusa per lei è quella di aver favorito la latitanza, questo di legge nell’ordine di custodia cautelare emesso nei suoi confronti. Laura era una delle tante fiancheggiatrici del boss, provvedeva ai generi alimentari, scambiava pizzini e molto altro. Proprio in uno di questi messaggi metteva alla luce la figlia Martina, che parlando del nonno scomparso aveva scritto una frase d’impatto, “Onorata di appartenerti”, come a voler dire che era orgogliosa di lui.
In quel messaggio Laura rimprovera invece la figlia del boss, Lorenza Alagna, che come tutti sappiamo ripudiava il padre per chiari motivi, quando invece secondo l’insegnante avrebbe dovuto prendere esempio da Martina e seguire le orme dei più anziani. Un dettagli questo particolarmente rilevante per le indagini sui complici del boss, infatti i carabinieri stanno indagando sulla ragazza per lo stesso reato della madre.
La Procura aveva chiesto per lei i domiciliari ma poi sono stati rigettati per mancanza di indizi di colpevolezza, sebbene avesse buoni rapporti con il latitante, che addirittura in certi versi la preferiva alla figlia proprio per la sua propensione a intraprendere la strada del nonno Leonardo.
La conoscenza fra Laura e Matteo risale al 1997 e dopo una relazione durata dal 2007 al 2017, i due rimasero in buoni rapporti e Martina che negli anni era stata molto a contatto con Messina Denaro in un contesto quasi familiare, ha continuato a cambiarsi con li messaggi in un’amicizia che si è consolidata sempre di più, addirittura in un pizzino si legge che lei si rendeva disponibile ad aiutarlo in qualsiasi modo. Poi è avvenuto l’arresto di lui, ora quello di Laura e ora dovrà essere chiarita la posizione della ragazza.
Il rapporto fra lei e Matteo era molto particolare e affettuoso, tanto che più volte quest’ultimo la considerava nei messaggi quasi una figlia naturale, disprezzando invece Lorenza che era “disgustosamente onesta”. Era molto contento dell’adesione della giovane ai valori mafiosi del nonno.
Per il magistrato, Martina ha intrattenuto rapporti epistolari utilizzando nomi convenzionali già usati dalla madre e quindi conosceva il codice per rimanere nell’ombra. Tutto questo però non sarebbe abbastanza per incriminarla per favoreggiamento, anche perché dopo un lungo periodo di vicinanza i due non si sarebbero più visti se non per caso, circa un mese prima dell’arresto.
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