È stato depositato l’interrogatorio del 21 febbraio scorso del “Boss dei boss”, Matteo Messina Denaro, che si è definito un “agricoltore apolide”. Questo è ciò che emerge su quanto dichiarato dal capo di Cosa Nostra davanti al gip Alfredo Montalto e il pm Gianluca De Leo per un procedimento giudiziario che lo vede coinvolto per estorsione aggravata. E sui suoi beni, risponde di averli ma di non avere intenzione di dire dove si trovino.
Un interrogatorio serrato, a tratti surreale, quello andato in scena lo scorso 21 febbraio, a circa un mese dal suo arresto in una clinica dove si era recato per fare degli esami, quello di Matteo Messina Denaro con il pubblico ministero De Leo e il giudice Montalto. Al punto che quando il gip gli domanda se ha dei beni materiali, la sua risposta è ferma e anche sprezzante. Il “Boss dei boss” ammette di averne, ma di non voler rivelare dove, “Sarebbe da stupidi“, dichiara, definendosi poi un “agricoltore apolide“, ovvero senza residenza, a causa del Comune che lo ha cancellato, dice.
L’interrogatorio depositato risale al 21 febbraio scorso, ed è avvenuto dal carcere dell’Aquila dove si trova rinchiuso, in videoconferenza, per un procedimento penale che lo vede coinvolto nel reato di tentata estorsione aggravata ai danni di Giuseppina Passanante, proprietaria terriera e figlia di un vecchio ex boss.
Un piglio, quello di Messina Denaro, decisamente diverso rispetto ai momenti subito successivi al suo arresto del 16 gennaio, quando aveva risposto con pacatezza alle prime domande degli inquirenti.
In questo caso, la situazione è diversa: “Li avevo, me li avete tolti tutti, se qualcosa ho non lo dico, sarebbe da stupidi. Certo che ne ho, sennò come potevo vivere fino ad ora” risponde al giudice Montalto in merito ad eventuali beni materiali.
Poi il boss mafioso spiega di non aver mai avuto soprannomi, almeno in famiglia, e di averli ottenuti durante il periodo della sua latitanza dai diversi giornalisti che si sono occupati di lui. A domanda diretta, spiega quindi di non avere residenza, in quanto venuto a conoscenza della decisione del Comune di Castelvetrano di cancellargliela, e di ritenersi, quindi, un apolide. Quindi la “sparata” sui suoi beni, tra cui risultava anche un terreno, quello della signora Passanante.
A sorpresa, Messina Denaro ammette di aver mandato una lettera minacciosa alla donna, giustificandosi dietro una presunta disonestà di quest’ultima, un fatto che, detto da lui, lascia basiti: “Questa mi stava rubando un terreno mio (poiché voleva venderlo – ndr). Arrivati a questo punto, i discorsi che vedevo per me non erano onesti”.
Una vicenda che gli investigatori hanno scoperto grazie alle intercettazioni, durante una delle quali si sentiva la donna parlare con Vito Gondola, capomafia, riferendosi a “zio Ciccio”, ovvero il padre di Messina Denaro: “Quando era vivo e succedeva qualche cosa veniva e gli diceva a mio padre: “Ascolta… ma cosa è successo, ma questa cosa, si parlava”. No che ora a me mi fanno arrivare questa razza di lettera, sempre che l’ha scritta suo figlio, perché io ho i miei dubbi”.
Non solo a scrivergliela è stato proprio il boss, ma quest’ultimo lo ha anche confermato con un certo malcelato orgoglio, proprio durante l’interrogatorio del 21 febbraio. A scatenare l’irritazione, per usare un eufemismo, di Messina Denaro, il fatto che Passanante fosse intenzionata a venderlo a suo dire sotto prezzo.
“Ascolti, questo terreno è stato comprato da mio padre nel 1983. Mio padre era amico del papà della signora, che oggi è morto. E allora gli ha chiesto se poteva fare il favore di intestarsi questo bene. E lui ha detto di sì” ha spiegato a Montalto e De Leo.
È a questo punto che il mafioso viene a sapere delle trattative ormai avanzate e del basso prezzo richiesto e decide di risolvere a suo modo la questione: “Alla signora ho mandato una lettera. E gliel’ho pure firmata. Perché credevo di essere nella ragione dei fatti” e ha quindi aggiunto di aver anche avvicinato i possibili compratori, “Allora, voglio chiarire: se fosse stata Biancaneve a parlare con questi che stavano comprando la terra, si sarebbero fatti una risata. Quindi per forza dovevo essere io”.
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