Continuano gli scandali intorno alla vita segreta di Matteo Messina Denaro e ora gli occhi sono puntati su chi ha falsificato i documenti.
Negli anni della latitanza infatti, il boss si è servito di diversi prestanome, ultimo dei quali Andrea Bonafede, geometra agganciato per la prima volta dal boss un anno fa. In merito a questo fatto, è stato ascoltato l’impiegato comunale che lavorava nell’ufficio anagrafico quando è stata emessa la carta di identità falsa.
Abbiamo capito che in questi 30 anni di latitanza il super boss Matteo Messina Denaro ha goduto della protezione di molte persone ma a prolungare i tempi della cattura sono state anche le false identità di cui si è servito.
In particolare, l’ultima è stata quella di Andrea Bonafede, un geometra incontrato per la prima volta a gennaio dell’anno scorso. Ora il Corriere della Sera ha intervistato colui che lavorava nell‘ufficio demografico di Campobello di Mazara, all’epoca in cui è stato emesso il documento falso.
L’ormai pensionato Vincenzo Pisciotta ha riferito che la carta di identità può essere stata benissimo modificata e di non essere il responsabile di tutto ciò.
“una persona con i giusti canali può fare tutto ma io non c’entro. all’epoca facevo circa 25 carte di identità al giorno e conoscevo tutti in paese, compreso bonafede. mi sarei accorto se sotto gli occhi mi fosse passata la foto di un altro”.
Pisciotta ha spiegato che il documento falso è facile da realizzare, infatti le fotografie si incollano con il biadesivo, che con il calore si scioglie e consente di mettere un’altra foto.
“Anche una timbratrice a secco si può comprare in cartoleria, me lo ricordo bene perché quando si ruppe la ordinai io stesso”.
Pisciotta ha dichiarato con certezza che la carta di identità emessa da lui stesso a Bonafede era regolare, poi è stata cambiata al foto in seguito e a testimonianza di ciò ha informato che la procedura vuole che si facciano ulteriori due copie dei documenti, che rimangono negli archivi del Comune.
“se i carabinieri non mi hanno ancora chiamato, credo che le abbiano già trovate”.
Negli ultimi anni, per tutti coloro che hanno avuto a che fare con lui, Matto Messina Denaro è stato Andrea Bonafede, anche per la clinica La Maddalena dove era in cura per il suo tumore al colon e dove è stato arrestato il 16 gennaio scorso.
Ma chi è davvero Andrea Bonafede? Il geometra che ha prestato la sua identità al boss di Cosa Nostra ha avuto il primo incontro con lui nel gennaio dell’anno scorso a Campobello di Mazara.
In quell’occasione, come riferito da Bonafede, Messina Denaro gli ha chiesto di acquistare un’abitazione in vicolo San Vito, la stessa in cui ha vissuto fino al giorno della cattura.
Bonafede è nipote di un altro boss mafioso e il suo nominativo risultava fra i pazienti della clinica privata, ora le forze dell’ordine stanno cercando di capirne di più ma il diretto interessato ha la bocca abbastanza cucita a riguardo.
Il 59enne, nipote del capomafia Leonardo Bonafede, è originario di Campobello di Mazara. La scelta della falsa identità è stato il passo che ha permesso alle forze dell’ordine di rintracciare il latitante e ora si cercano oltre al geometra e all’uomo che lo ha accompagnato quel giorno in clinica, Giovanni Luppino, gli altri suoi aiutanti.
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