Meteo che nel corso della prossima settimana avrà connotati invernali. Un’area di bassa pressione, in formazione sulle regioni meridionali, richiamerà una fase fredda con precipitazioni sparse ed il ritorno della neve. Influenzerà il tempo fino a Pasqua?
Da domenica delle Palme 2 aprile 2023, e probabilmente per tutto il corso della settimana è atteso un significativa modifica della circolazione atmosferica con l’avvicinarsi di un fronte perturbato seguito da correnti molto fredde e instabili.
Correnti di matrice sub-tropicale, interessano vaste aree dell’Europa meridionale ed occidentale. Una situazione determinata dalla presenza attiva di una circolazione depressionaria posizionatasi ad occidente rispetto all’ Inghilterra.
Una fase molto mite che anche oggi, così come accaduto nelle ultime 48h, vedrà i termometri schizzare verso l’alto. Temperature che, in alcune località della Spagna hanno superato i 30 gradi ma con conseguenze che, seppur in maniera più ridotta, si vivranno anche sull’Italia.
Tra Sardegna e regioni del Sud i valori diurni potrebbero raggiungere ed in qualche caso superare i 24-26 gradi.
La giornata di domenica, quella che in gergo viene definita “domenica delle palme” e che segna l’avvio della settimana Santa, manifesterà i primi segnali di cambiamento.
Cesseranno progressivamente le miti correnti subtropicali e da nord, il settore Alpino, sarà il primo a ricevere le precipitazioni.
Una perturbazione dal Nord Europa, darà luogo ad instabilità in aumento sulle alpi di confine dove non mancheranno i primi rovesci e le prime nevicate seppur, almeno inizialmente, a quote relativamente alte. Pochi i fenomeni sul resto del nord.
Nel pomeriggio, il contrasto tra aria calda presente e quella più fredda che sopraggiunge, aumenterà l’instabilità: rovesci e locali fenomeni temporaleschi possibili al Centro-Sud con nevicate in Abruzzo oltre i 1.600 metri e altrove oltre i 1.800. La quota neve, tuttavia, è destinata a diminuire.
Pochi ed isolati fenomeni sull’appennino tosco-emiliano anche nevoso oltre i 900 metri. Maltempo sul versante adriatico e sulle regioni meridionali, specie settore ionico, con rovesci diffusi in qualche caso anche di intensità forte.
Appennino centrale e meridionale che tornerà ad imbiancarsi a quote variabili: dai 1.100 metri dell’Abruzzo ai 1.500 di quello Lucano.
Venti in rinforzo e temperature in calo. Un calo, per altro, che proseguirà per buona parte della settimana con la colonnina di mercurio posizionata su valori invernali sulle aree adriatiche del Paese.
Quella che si apre, quindi, sarà una fase fredda che si protrarrà per alcuni giorni e sarà veicolata, almeno inizialmente, dalla formazione di un piccolo ciclone sulle estreme regioni del Sud.
Tuttavia, giova evidenziare, che siamo ben lontani da eventi del passato che hanno portato fenomeni quasi estremi.
Una forte nevicata interessò l’Italia a cavallo degli anni ’80. Nel 1985 sia l’Italia centrale che quella meridionale, incluso il versante adriatico, furono interessate da vere e proprie tormente di neve con venti intensi e temperature invernali causando notevoli disagi e danni.
Nel 2012, una nevicata tardiva colpì l’Appennino marchigiano e abruzzese, mentre nel 2019 una nevicata eccezionale causò la chiusura di molte strade e ferrovie nella regione dell’Abruzzo.
Stando agli aggiornamenti attuali dei modelli fisico-matematici, della settimana di Santa, la giornata più fredda potrebbe essere quella di martedì 4 quando non solo non mancheranno venti da nord-est ma dovrebbe anche calare la quota neve fino in collina tra Marche, Abruzzo e Molise.
Inizia, quindi, un break invernali nel cuore della primavera. Primavera che, bisogna ricordare, è il periodo di transizione per eccellenza e quello più soggetto a grandi e repentini cambiamenti.
In primavera, le temperature tendono ad aumentare perché, con l’avvicinarsi del solstizio d’estate, il sole comincia a illuminare l’emisfero nord in modo sempre più diretto e per un periodo di tempo maggiore.
Nel contempo, questa fase stagionale è caratterizzata da un aumento della durata del giorno, che significa che c’è più tempo di luce solare per riscaldare la superficie terrestre.
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