Meteo, il nostro Mediterraneo diventa ogni anno sempre più interessato da cicloni. Una situazione derivante da cambiamenti climatici evidenti con il Mare Nostrum, diventato oramai il principale hot spot dei cambiamenti climatici. Le ragioni, di tale situazione, sono molteplici, diverse e numerose. Sicuramente, la diversa disposizione dell’alta pressione nord-africana sempre più a nord, ha contribuito in maniera determinante con stabilità sempre più estrema e temperature elevate.
Non è, infatti, un caso come sia aumentata considerevolmente la presenza anche sull’Italia dell’alta pressione africana. Ma questa non comporta solo un aumento termico: le conseguenze sono varie e fanno riferimento, ad esempio, anche all’assenza di precipitazioni. La presenza di un campo di alta pressione livellato, infatti, riduce l’instabilità pomeridiana derivante dell’alta delle Azzorre.
Le temperature superficiali dei mari stanno continuando ad aumentare, un fenomeno che ora richiede una riflessione sulle possibili conseguenze.
L’emissione di energia termica è già percepibile, evidenziando l’impatto di questa situazione. Una notizia di particolare preoccupazione riguarda l’arrivo di una perturbazione intensa che interagisce con un mare caldo, portando al rilascio prolungato di energia termica sotto forma di calore.
Va sottolineato che una singola serie di condizioni meteorologiche avverse non sarà sufficiente per mescolare efficacemente le acque, che manterranno il loro calore per settimane, se non mesi, dopo il passaggio del ciclone. Questo fenomeno è legato alla tendenza delle acque a riscaldarsi e raffreddarsi in maniera più lenta.
Le perturbazioni in arrivo nel Bacino del Mediterraneo, soprattutto da Settembre in poi, dovranno affrontare una notevole quantità di energia in gioco. Una situazione che rispecchia per alcuni versi, quanto già verificatosi lo scorso anno. Ma oramai, è un trend inarrestabile. Ciò potrebbe aumentare la probabilità di eventi meteorologici estremi; le notizie di questi giorni ne sono un esempio.
Va ribadito che è impossibile prevedere in anticipo dove e quando si verificheranno questi fenomeni. Tuttavia, sappiamo che in presenza di tali condizioni predisponenti, le prossime settimane potrebbero presentare sfide rilevanti.
Le tendenze per l’autunno sollevano numerose preoccupazioni, alla luce dei prolungati periodi di temperature elevate, dell’influenza persistente dell’anticiclone africano degli scorsi mesi e delle temperature elevate delle acque superficiali. Questi fattori potrebbero concorrere a generare fenomeni meteorologici estremi nelle prossime settimane, anche se al momento non è possibile fare previsioni accurate date le tempistiche coinvolte.
In uno studio pubblicato nel 2019 su Geophysical Research Letters, si prevede che nel corso del secolo le tempeste nel bacino del Mediterraneo diventeranno meno frequenti. Tuttavia, emerge un aspetto preoccupante: tali tempeste potrebbero diventare più intense e pericolose.
L’impatto dei cambiamenti climatici, legati all’aumento delle temperature globali, si manifesta anche nelle acque marine. Un articolo pubblicato su Science ha anticipato di qualche settimana le conclusioni di un gruppo di geofisici. Questo studio ha evidenziato un aumento graduale della temperatura delle acque, con un incremento del 40% rispetto alle stime formulate cinque anni fa. Nel settembre 2018 si è già verificato un evento significativo, sebbene sia stato accompagnato da allarmi non confermati da fonti autorevoli, riguardanti un’eventuale emergenza in Sicilia.
I ricercatori che hanno portato avanti uno studio incentrato sui cicloni mediterranei, noti come Medicane, si stanno interrogando sul modo in cui i cambiamenti climatici potrebbero influenzarne la natura.
Tuttavia, il quadro è ancora incerto e ottenere modelli precisi sull’evoluzione futura rappresenta una sfida significativa per la comunità scientifica. Si sta discutendo di potenziali rischi legati a questi fenomeni, ma un fatto è innegabile. Siamo noi i responsabili di questa situazione, in quanto il riscaldamento globale è di natura antropogenica, causato dalle nostre emissioni.
Buona parte, se non la stragrande maggioranza della comunità scientifica internazionale, ritiene che questi cambiamenti relativi a fenomenologia estrema della quale ce ne stiamo accorgendo già da alcuni anni, sono legati a una struttura più robusta dei cicloni e sono maggiormente evidenti durante il periodo autunnale.
Di conseguenza, il progressivo aumento delle temperature a causa delle attività umane contribuirà ad accrescere le potenziali minacce associate ai Medicane anche in uno scenario intermedio, con possibili impatti sia nell’ambito naturale che socio-economico.
Il gruppo di ricerca ha condotto simulazioni matematiche che abbracciano un intervallo temporale di cinquant’anni, tenendo conto delle iniziative già adottate per ridurre le emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera. Le conclusioni dello studio anticipano eventuali cambiamenti rilevanti entro la conclusione del nostro secolo, con una progressiva transizione verso caratteristiche sempre più analoghe a quelle dei cicloni tropicali.
È tuttavia rilevante evidenziare che non ci si aspetta un mutamento integrale nei prossimi decenni. Non è ragionevole attendersi vere tempeste uragano in questa stagione autunnale o nelle annate immediate.
Per rafforzare ulteriormente questa nozione, possiamo sintetizzare affermando che rilevanti mutamenti nell’attività dei Medicane sono previsti in contesti futuri più avanzati rispetto a quelli più immediati.
Dal punto di vista meramente di natura numerica, è altamente probabile che la numerosità di questi cicloni si manterrà su livelli di stabilità nei prossimi decenni. La tendenza, però, è verso una progressiva e costante trasformazione entro la conclusione del XXI secolo.
Giova evidenziare, infine, che alla luce di una maggiore rappresentatività scientifica, lo studio posto in essere e del quale abbiamo parlato si fonda su un singolo modello. Gli stessi ricercato, infatti, hanno riconosciuto che tale modello presenta alcune limitazioni. Le difficoltà maggiori sono nella rappresentazione delle dinamiche marine e atmosferiche a scala ridotta tipiche dei Medicane e del Mar Mediterraneo.
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