C’è qualcosa che non va più nel sistema di accoglienza ed asilo dei migranti nell’Unione Europea. E a farlo osservare non è stata solo l’Italia, cambiando le sue dinamiche di accoglienza soprattutto delle navi Ong. Adesso le fanno seguito anche altri Paesi dell’UE.
Una lettera congiunta di alcuni Stati fa riflettere sulle prossime politiche e misure da adottare. Ecco di cosa si tratta.
Non più solo l’Italia, ma anche altri Paesi dell’Unione Europea iniziano a riflettere su quelle che sono le politiche di accoglienza ed asilo per i migranti che sono state usati fino ad ora. È come se qualcosa si fosse rotto, e alcuni Stati non ce la fanno più e chiedono modifiche a tutto questo.
Se l’Italia, dal canto suo, ha modificato le modalità di accesso al nostro Paese e, anche di attracco sulle nostre coste alle navi ONG che salvano migranti in mare, dall’altro lato iniziano a farle seguito ed eco anche altri Paesi dell’Unione Europea.
Sono Danimarca, Austria, Malta, Lettonia, Slovacchia, Estonia, Lituania e Grecia ad aver inviato una lettera ai presidenti di Commissione e del Consiglio Ue, nella giornata di vigilia del vertice straordinario. Gli stati, nella lettera, dichiarano che “il sistema d’asilo è rotto” e tutto questo, con le sue attuali politiche di accoglienza ed asilo, non sta facendo altro che dare una mano ai “cinici trafficanti di esseri umani”, i quali approfittano della disperazione e della sfortuna di coloro che tentano di arrivare nel Vecchio Continente, con la speranza di una vita ed un futuro migliore.
“Invitiamo la Commissione a presentare un approccio europeo completo per tutte le rotte migratorie” – è quello che si legge nel testo della lettera inviata. Gli stati chiariscono, anche, che il nuovo approccio per le politiche sui migranti dovrebbe “mirare ad affrontare i fattori di attrazione anche attraverso i necessari adeguamenti giuridici e tecnici” – scrivono.
La necessità di una risposta nuova ed innovativa da parte dell’Unione Europea è quella che chiedono gli stati firmatari della lettera. Una risposta che sia efficace e che punti il dito “sulla rimozione degli incentivi a intraprendere viaggi pericolosi verso l’Europa”, poiché questi mettono a rischio soltanto la vita delle persone che tentano il viaggio verso un futuro migliore. Bisogna rompere, in modo decisivo, “il business delle reti criminali di contrabbando” – continuano.
E si pongono loro stessi, come leader politici degli Stati che rappresentano, a dover agire “con decisione per prevenire un’altra crisi migratoria su larga scala” – concludono.
Un fronte che accomuna non soltanto i Paesi che devono fronteggiare l’arrivo dei migranti dal Sud del mondo, ma anche i Paesi baltici e scandinavi che hanno visto arrivare alle loro frontiere i migranti ucraini in fuga dalla guerra, ma anche tutti coloro che provengono dall’Est dell’Europa e del mondo.
È da specificare, però, che in questa lettera congiunta indirizzata all’Unione Europea, l’Italia non vi ha partecipato.
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