Il 2017 è l’anno record per gli sbarchi di migranti in Italia. Il nostro Paese si troverà presto a gestire nuovi arrivi, per un totale di 200mila persone ed è per questo che il Viminale ha stilato un nuovo piano d’accoglienza, preparandosi a gestire il flusso di persone che, complice il bel tempo, aumenterà. A oggi, i numeri raccontano già di una nuova emergenza migranti, con l’aumento degli arrivi sulle coste italiane: secondo i dati dell’Unchr, solo nell’ultimo fine settimana sono 6mila gli arrivi per un totale di 43mila migranti arrivati in Italia da inizio anno, oltre 10mila in più del 2016. Sono però aumentati anche i morti nel Mediterraneo: sempre secondo i dati dell’agenzia Onu sono oltre 1.300 i morti dall’inizio dell’anno, 250 solo nell’ultimo fine settimana.
I dati dell’UNCHR coincidono con quelli del ministero degli Interni. Nelle ultime 24 ore l’Italia ha registrato 43.245 arrivi via mare nel 2017, con un aumento del 38,54% rispetto allo scorso anno, segnando il record assoluto per il nostro Paese.
La nuova emergenza migranti ha fatto scattare il nuovo piano del Viminale: mentre le polemiche sulle Ong hanno continuato a riempire le pagine dei media, il governo si prepara a gestire il flusso di persone che continueranno ad arrivare sulle nostre coste, specie dopo la chiusura della rotta dei Balcani.
“L’Italia si prepara ad accogliere la cifra record di 200mila migranti: il nuovo piano di ripartizione è pronto“, assicurano dal ministero che chiede a tutti di “fare la propria parte“. Regioni e Comuni dovranno aumentare la disponibilità nell’accoglienza ma soprattutto dovranno ridistribuire i migranti sul territorio il più uniformemente possibile, prendendo come riferimento il caso di Milano che ha già optato per la distribuzione omogenea sul territorio.
Il piano prevede due livelli: quello regionale e quello comunale. Secondo le indicazioni del ministero, le Regioni dovranno aumentare la loro quota migranti in percentuale basandosi sulla propria quota d’accesso al Fondo nazionale per le politiche sociali, con la sola eccezione dei territori terremotati. Questo significherà un aumento dei posti su tutto il territorio regionale, facendo così subentrare il secondo passaggio, quello locale.
Il governo ha già concordato i parametri per la ridistribuzione dei migranti nei Comuni con l’Anci secondo il quale le quote variano in base al numero degli abitanti: i Comuni fino a 2mila abitanti ospiteranno un massimo di 6 migranti, oltre i 2mila abitanti si dovranno accogliere 3,5 migranti ogni mille abitanti, mentre per le città metropolitane la percentuale scende a 2 migranti ogni mille abitanti per non gravare i grandi centri urbani che già ospitano gli hub di ridistribuzione centrale.
La chiave del successo del piano del governo per la ridistribuzione dei migranti sarà il rispetto degli accordi Viminale-Comuni: a oggi solo 2.880 su oltre 8mila Comuni italiani hanno accolto i migranti, caricando sui singoli territori la gestione dei profughi. La situazione sta lentamente cambiando, come ha fatto notare Antonio Decaro, presidente Anci. “Negli ultimi tempi altri 153 Comuni hanno fatto domanda per aderire al regime dell’accoglienza. Il modello di Milano sta funzionando“, ha ricordato ai microfoni di Rainews24.
Di fronte alle polemiche degli ultimi giorni, come sempre accade, la realtà prevale: solo se tutti faranno la loro parte, l’Italia riuscirà a gestire i 200mila arrivi previsti.
C’è poi la questione della gestione degli irregolari, cioè quello che segue le procedure di identificazione e accettazione della domanda di rifugiati. Il piano prevede l’apertura di 11 Centri permanenti per i rimpatri, gli ex Cie, che non saranno costruiti ex novo ma ricavati da edifici pubblici in disuso.
Il vero problema è però legato alla traversata della speranza e al fatto che il Mediterraneo è diventato un vero e proprio cimitero, dove sempre più persone ogni giorno perdono la vita.
“Notiamo che c’è una strategia deliberata dei trafficanti di esseri umani di fare partire i migranti sempre più in massa e in condizioni sempre più precarie. Fanno riempire i gommoni sempre di più. E lo dimostrano gli ultimi due naufragi“, ha dichiarato Carlotta Sami, portavoce Unhcr per il Sud Europa. Questo spiegherebbe come sia stato possibile che solo nell’ultimo fine settimana siano già 200 i morti registrati al largo della Libia, tra cui molte donne e bambini.
“Il gommone naufragato nel fine settimana, provocando 82 morti è affondato neppure 7 o 8 ore dalla partenza dalla Libia. A bordo c’erano 182 persone“, ha confermato Sami.
Stesse preoccupazioni sono state espresse dall’Alto Commissario per i Rifugiati Filippo Grandi che indica nel “crescente numero di persone che vengono fatte salire sulle barche, una media di 100/150” la principale causa dei naufragi.
Non solo i trafficanti stipano di persone le loro imbarcazioni ma, ricorda ancora Grandi, la qualità dei barconi è peggiorata, preferendo imbarcazioni di gomma a quelle di legno. In più, la presenza di telefoni satellitari sulle barche nell’ultimo anno si è ridotta di circa la metà tra il 2015 e il 2016 e tutto questo rende ancora più difficile salvare vite umane.
“Salvare vite umane deve essere la priorità assoluta per tutti e, alla luce del recente aumento degli arrivi, esorto ulteriori sforzi per salvare le persone lungo questa rotta pericolosa“, ha aggiunto Grandi. “È una questione di vita o di morte, che si appella al più basico senso di umanità di ognuno di noi, e che non dovrebbe essere mai messa in discussione“.
Nel frattempo, si registrano novità sul fronte delle indagini. “C’è una massa di denaro destinata all’accoglienza dei migranti che attira gli interessi delle organizzazioni mafiose e dico questo sulla base di alcune risultanze investigative“, ha dichiarato il pm di Catania Carmelo Zuccaro in audizione alla Commissione Antimafia.
“Sabato scorso è arrivata a Catania una nave con 498 migranti soccorsi ed il cadavere di un giovane ucciso a freddo su un barcone da un trafficante perché non si era tolto il cappello“, ha ricordato, tornando a chiedere una maggiore presenza della Polizia Giudiziaria in mare, anche sulle navi delle Ong.”L’obiettivo delle indagini non sono le Ong ma i trafficanti e alcune recenti modalità del traffico li stanno favorendo“, ha confermato Zuccaro che ha definito gli scafisti “autori di violenze inaudite e del tutto gratuite“.