Terribile notizia riguardante di nuovo i migranti in mare, stavolta due vittime sono state abbandonate in acqua dai compagni di viaggio.
A riferirlo ai soccorritori, i 39 migranti che invece sono stati tratti in salvo. Si tratta di ivoriani e nigeriani, partiti da Sfax e salvati da una traversata terribile sul Mar Mediterraneo e recuperati in condizioni critiche. Non è chiara la dinamica della morte dei due, un ivoriano di 20 anni e un bambino nigeriano di appena un anno e mezzo, scaricati poi come rifiuti nelle profondità del mare.
Proprio oggi abbiamo parlato di nuovi sbarchi di migranti che hanno provocato l’affollamento, ancora una volta, dell’hotspot di contrada Imbriacola. Ma la storia che raccontiamo oggi parla di un altro aspetto tragico della vicenda, infatti due persone morte su una di queste imbarcazioni malmesse, sono state gettate in mare e quei cadaveri andranno ad aggiungersi ai centinaia che ormai hanno dato una brutta nomea all’area centrale del Mediterraneo, quella di cimitero dei migranti.
Le vittime sono un ivoriano di 20 anni e un bambino di appena un anno e mezzo, di origini nigeriane. Viaggiavano su un barchino insieme ad altre persone, sono 39 quelle soccorse dalla Guardia di finanza e proprio agli agenti hanno raccontato questa storia.
Le vittime, partite da Sfax insieme a tutti gli altri, sono state lasciate in mare: prima il ventenne e in seguito – lunedì – il piccolo. Fra i 39 migranti soccorsi ci sono anche i genitori della piccola vittima.
Sempre nelle stesse ore sono arrivati a Lampedusa altri gruppi. Come abbiamo detto più volte in queste settimane, si tratta di un periodo particolarmente intenso per i flussi migratori, a causa delle condizioni meteorologiche favorevoli, che diminuiscono i rischi di contrattempi in mare.
Oltre ai 39 naufraghi di cui abbiamo appena raccontato, nell’hotspot di Lampedusa sono arrivati due gruppi: 37 tunisini partiti da Kerkennah e 41 egiziani e siriani salpati dalla Libia.
È il secondo volto della tragedia dei flussi migratori, quello che penalizza chi si mette in viaggio alla ricerca di condizioni migliori e purtroppo accetta la possibilità di morire. Tante donne partono con un bambino in grembo e a volte partoriscono sulla barca, in altri casi i piccoli muoiono in mare per tante ragioni diverse, durante le traversate dure e faticose.
Due genitori che su quell’imbarcazione hanno visto il loro bambino morire senza poter fare nulla per aiutarlo: si può immaginare un dolore più grande. Al momento le forse dell’ordine stanno cercando di ricostruire cosa è accaduto all’interno di quella barca ma c’è da sottolineare che questi viaggi (della speranza o della morte?) sono incentivati da persone senza scrupolo che lucrano su queste povere persone, chiedendo spesso loro i risparmi di una vita senza dare nessuna sicurezza in cambio.
Massimo pericolo e poche probabilità di successo. In questo paragrafo vogliamo spostare l’attenzione sui trafficanti di esseri umani, quelli che organizzano i viaggi, cercano la barca, reperiscono motori malmessi che raramente arrivano a destinazione ancora funzionanti. Insomma tanti punti di domanda, persone senza scrupoli che vogliono solo intascare denaro e non parliamo nemmeno di cifre piccole, di solito più di 5.000 euro a persona.
Riportiamo a tal proposito un triplice arresto avvenuto ieri, dove la Guardia di finanza ha arrestato 3 scafisti che cercavano di confondersi fra i 15 migranti che avevano appena fatto scendere in Sardegna.
In realtà all’inizio avevano tentato la fuga ma non sono riusciti a mettere in moto il peschereccio e così sono finiti in manette. Volevano tornare in Tunisia, da dove erano salpati per arrivare a Cala Cipolla, sulla costa occidentale sarda. Con il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, i tre tunisini sono ritenuti responsabili di aver organizzato e anche eseguito la traversata sulla barca di legno.
Un mezzo di trasporto dismesso che una volta spenti i motori, non voleva più riaccendersi e proprio questo ha fatto perdere loro tempo prezioso e in quel frangente i militari hanno capito cosa stava succedendo: i trafficanti avevano portato del carburante in più per affrontare il viaggio di ritorno dopo aver fatto scendere i migranti in Italia. Gli scafisti sono stati condotti nel carcere di Uta ma quanti come loro ancora ce ne sono? Impossibile dirlo ma la morte e l’abbandono dei cadaveri in mare ci deve far capire su come questa cosa ormai sia stata eccessivamente normalizzata: i flussi migratori clandestini sono illegali e una gravissima tragedia dei nostri giorni, il governo deve impegnarsi concretamente, è impossibile non reagire a tutto ciò.
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