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Una maxi operazione contro il clan Arena ha portato agli arresti 68 persone tra Catanzaro e Crotone. Tra loro il governatore di Misericordia Leonardo Sacco, che gestisce il CARA di Isola Capo Rizzuto, e il parroco del paese, don Edoardo Scordio: al centro delle indagini le attività malavitose della ‘ndrina tra cui il legame tra lo sfruttamento del business dei migranti e la ‘ndrangheta, ma non solo. Le indagini, coordinate dalla Distrettuale Antimafia del Procuratore Capo Nicola Gratteri, a seguito di indagini del Procuratore aggiunto Vincenzo Luberto, hanno evidenziato tutte le attività che fanno a capo alla storica e potentissima cosca degli Arena, attiva tra Catanzaro e Crotone, dal traffico di beni archeologici alla gestione delle scommesse online. A fare notizia è soprattutto il legame tra la cosca e il CARA di Isola Capo Rizzuto: la ‘ndrina avrebbe gestito l’accoglienza lucrando sulla pelle dei migranti.
L’operazione “Johnny” ha visto in campo un enorme dispiegamento di uomini e forze che hanno ricostruito gli affari della cosca Arena, il cui boss al vertice, Nicola Arena, è già in carcere al 41 bis. Gli arresti sono avvenuti a seguito delle indagini che hanno visto coinvolti Guardia di Finanza, Polizia di Stato e Carabinieri con 500 persone tra personale del Ros e del reparto operativo, il nucleo investigativo di Catanzaro, le squadre mobili di Crotone e Catanzaro, i finanzieri del nucleo di polizia tributaria e della compagnia di Crotone e i comandi centrali di tutte e tre le forze investigative coordinate dal sostituto Luberto e dal procuratore Gratteri per smantellare una delle cosche più potenti della ‘ndrangheta.
Le mani della ‘ndrangheta sui migranti
In particolare, a fare notizia è il legame tra la cosca e lo sfruttamento della gestione dei migranti nel CARA Sant’Anna di Isola Capo Rizzuto, la più grande struttura di accoglienza d’Europa: secondo la ricostruzione degli inquirenti, il clan sarebbe riuscito a infiltrarsi nella gestione dei migranti utilizzando il tramite di volti puliti della società, persone al di sopra di ogni sospetto, a partire da Leonardo Sacco, il governatore della Confraternita della Misericordia che gestisce il CARA, e il parroco del paese, don Edoardo Scordio, tra i fondatori della Misercordia e anche lui agli arresti. Come hanno spiegato gli inquirenti in conferenza stampa, nel 2007 il parroco avrebbe ricevuto 132mila euro sotto la voce di “assistenza spirituale: gli inquirenti ritengono Don Scordio il gestore occulto della Confraternita della Misericordia, l’organizzatore del sistema di sfruttamento dei fondi pubblici destinati all’assistenza dei migranti.
Secondo gli inquirenti, la cosca Arena si sarebbe aggiudicata gli appalti indetti dalla Prefettura di Crotone per le forniture dei servizi di ristorazione presso il centro di accoglienza di Isola di Capo Rizzuto, partecipando alle gare tramite imprese appositamente costituite dagli Arena e da altre famiglie di ‘ndrangheta per spartirsi i fondi destinati all’accoglienza dei migranti. Grazie a questo sistema, la ‘ndrangheta avrebbe messo le mani anche sul centro di accoglienza di Lampedusa.
Il giro di affari sarebbe enorme. Il CARA di Isola Capo Rizzuto ospita circa 1.500 persone e riceve ogni anno finanziamenti da 12 milioni di euro: secondo gli inquirenti, parte di questi fondi sarebbe finita direttamente nelle tasche della ‘ndrina che avrebbe dirottato soldi pubblici destinati all’accoglienza.
L’operazione Johnny ha evidenziato l’infiltrazione della cosca Arena nel controllo, da più di un decennio, di tutte le attività imprenditoriali connesse al funzionamento dei servizi di accoglienza del CARA: degli oltre 100 milioni di euro assegnati finora alla struttura, almeno 30 sarebbero finiti nelle mani della cosca anche grazie al tramite di colletti bianchi come Sacco e del parroco della cittadina.
“Il clan Arena era dentro il CARA dal 2004 per la fornitura dei pasti“, ha confermato ai microfoni di RaiNews 24 il procuratore Gratteri che ha raccontato il modo usato dalla ‘ndrangheta per lucrare sui fondi destinati all’accoglienza. “Quando c’erano mille persone nel centro, c’era da mangiare solo per 500 e con una qualità pessima: cibo che noi non daremmo neanche ai maiali, per di più neanche per tutti“, ha svelato.
Per i 68 arrestati le accuso sono di associazione a delinquere di tipo mafioso, estorsione, porto e detenzione illegale di armi, intestazione fittizia di beni, malversazione ai danni dello Stato, truffa aggravata, frode in pubbliche forniture e altri reati di natura fiscale.
La maxi operazione contro il clan Arena è solo l’ultimo tassello della lotta alla ‘ndrangheta che sta mettendo a segno diversi colpi importanti come l’arresto di 14 persone nel Cosentino per lo sfruttamento dei migranti, fatti lavorare in nero nei campi.
Chi è Leonardo Sacco, il colletto bianco della ‘ndrangheta
L’operazione Johnny pone al centro la figura di Leonardo Sacco, il volto pulito usato dalla ‘ndrina per infilarsi nel mondo della solidarietà e della gestione dei migranti. Imprenditore di successo, con amicizie politiche in ogni sponda, dal centrodestra al centrosinistra, vicino agli ambienti ecclesiastici, Sacco era anche una figura di riferimento nella battaglia per la legalità e la lotta alla ‘ndrangheta.
Militante della solidarietà con la sua Misericordia, benefattore, presidente della locale squadra di calcio che milita in Eccellenza, tramite i suoi legami con la politica ha potuto creare un vero e proprio impero della solidarietà che comprende la gestione dei CARA fino al servizio di trasporto dei detenuti infermi della Casa circondariale di Catanzaro.
La sua prima apparizione a livello nazionale è di tre anni fa, durante un convegno del Nuovo Centro Destra a Cosenza: da sempre ritenuto vicino alla deputata Dorina Bianchi, allora si fece fotografare con Angelino Alfano, all’epoca ministro degli Interni. Nell’occasione, come ricordò l’Espresso in un servizio dello scorso febbraio, era presente anche Giuseppe Scopelliti, ex presidente della Regione che un mese dopo darà le dimissioni dopo la condanna per falso e abuso.
Non solo migranti: scommesse online gestite dalla ‘ndrangheta
Non solo migranti. L’operazione Johnny ha messo in luce anche gli interessi della ‘ndrangheta nelle scommesse online. La cosca Arena avrebbe avuto una “posizione dominante“, nella raccolta delle scommesse online e nel noleggio degli apparecchi da intrattenimento, nella città di Crotone e nel suo hinterland, “conseguendo enormi profitti attraverso l’alterazione degli equilibri concorrenziali che ha determinato la concentrazione della raccolta del gioco nelle mani del crimine organizzato, precludendo l’accesso ad altri operatori commerciali“, come si legge dagli atti dell’inchiesta della Dda di Catanzaro
L’indagine avrebbe evidenziato che “la società bookmaker Centurion Bet Ltd, attiva nel settore delle scommesse, operativa in Italia con oltre 500 agenzie e ramificata in tutto il mondo, aveva messo a disposizione, tramite il barese Francesco Martiradonna, i propri circuiti di gioco online alla società Kroton Games, operante nella provincia di Crotone ed espressione commerciale della cosca Arena, determinando volumi di fatturato, sottratti al fisco, per decine di milioni di euro“.
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