La vicenda migranti e Ong si arricchisce di un nuovo capitolo dopo la pubblicazione da parte del Corriere della Sera di un rapporto riservato di Frontex che accusa i trafficanti di avere contatti diretti con le Ong, cosa su cui sta indagando il procuratore di Catania Carmelo Zuccaro. L’agenzia europea della guardia di frontiera e costiera (questo il nome completo di Frontex) ha però specificato di non aver mai accusato le Ong ma di aver solo notato un cambio nel modo di operare degli scafisti che ora lascerebbero i barconi in balia del mare appena fuori dalle acque libiche, come ha spiegato la portavoce di Frontex a Repubblica. Nel frattempo, le organizzazioni non governative passano all’attacco. “Da Frontex solo fango“, fanno sapere mentre c’è chi già sta contattando gli avvocati.
Siamo di fronte all’ennesimo capitolo di una torbida vicenda, dove parte della politica ha fatto leva sulle accuse di alcune Procure, uscite sui media ancora prima delle indagini, di rapporti oscuri tra scafisti e Ong impegnate a salvare vite in mare. Siccome le vite sono quelle dei migranti, il tema è stato messo al centro dell’agenda politica di formazioni quali la Lega Nord di Matteo Salvini, partiti di centro destra, da Forza Italia a Fratelli d’Italia, e il M5S, chi per gridare all’invasione (con tanto di foto – al limite della decenza – del “soggiorno” di Salvini al Cara di Mineo e i conseguenti meme), chi per gettare fango sugli avversari politici. Facciamo il punto della situazione.
Migranti e Ong, il rapporto riservato di Frontex
Il 4 maggio, dopo giorni di polemiche, il Corriere della Sera pubblica stralci di un rapporto riservato di Frontex in un articolo a firma di Fiorenza Sarzanini. Il rapporto, di venti pagine, sarebbe allegato al dossier principale, quello che portò Luigi Di Maio a parlare di “taxi del mare” (espressione mai usata nel rapporto che potete trovare per intero qui). Il documento riservato è alla base delle indagini del pm Zuccaro, già sentito in Commissione Parlamentare e sostenuto anche dal CSM nelle sue indagini.
Nel rapporto Frontex scrive che “nel 90 per cento dei salvataggi eseguiti dalle navi delle Organizzazioni non governative nel 2017, le imbarcazioni coinvolte sono state individuate direttamente dalle Ong e soltanto in seguito è stata data comunicazione al centro operativo della Guardia costiera a Roma“. I dati arrivano dal monitoraggio delle modalità di avvicinamento alle acque libiche tra il 13 e il 27 marzo 2017, nonché da interrogatori delle persone salvate e informazioni da “apparati di intelligence di alcuni Stati”.
Il rapporto indica anche le navi e le Ong messe sotto osservazione: Sea Watch di SeaWatch.org (Olanda); Aquarius di Sos Mediterraneo/Medici senza frontiere (da Gibilterra); Sea Eye di Sea Watch.org (Olanda); Iuventa di Jugendrettet.org (Olanda); Minden di Lifeboat Project (Tedesca); Golfo Azzurro di Proattiva Open Arms (Panama); Phoenix di Moas (Belize); Prudence di Medici senza frontiere (Italia).
L’accusa è chiara: “Sono i trafficanti che operano in Libia e la Guardia costiera operativa nell’area di Sabrata e di Az Zawiya a contattare direttamente le navi delle Ong che operano vicino alle acque territoriali della Libia“, si legge nell’articolo del Corriere.
A questo si aggiungerebbe la presenza dei numeri di telefono diretti delle navi Ong nella rubrica dei satellitari dei trafficanti e il fatto che i migranti vengano istruiti dagli stessi scafisti su come segnalare la propria posizione.
Migranti e Ong, Frontex: “Mai accusate le Ong”
A livello ufficiale Frontex ha però negato di aver accusato le Ong. Lo ha fatto la portavoce Izabella Cooper in un’intervista alla Repubblica. “Noi non abbiamo mai accusato le Ong di collusione anche perché non abbiamo il mandato per svolgere indagini sul territorio“, ha chiarito. Il passaggio è importante anche perché il pm Zuccaro ha dichiarato di aver trovato elementi di indagine nel loro rapporto. “A quanto ne sappiamo i trafficanti sfruttano la situazione: sanno che abbiamo l’obbligo internazionale di salvare i migranti in mare e ne approfittano“, specifica Cooper.
Le parole della portavoce sono un riassunto del rapporto Frontex 2017, quello famoso dei “taxi del mare” mai citati. Cooper e il documento parlano di un cambio nel modo di agire dei trafficanti: se nel 2012 i barconi arrivavano direttamente a Lampedusa, nel 2014 (sotto Mare Nostrum) venivano lasciati a metà strada tra la Libia e l’Italia, mentre nel 2016, con Frontex, i barconi vengono abbandonati poche miglia fuori dalle acque libiche. Si tratta di “unintended consequences“, cioè conseguenze involontarie dell’operato delle Ong, si legge sempre nel documento: gli scafisti sanno che spesso ci sono solo le navi delle Ong a coprire miglia e miglia di mare aperto e se ne approfittano.
Migranti e Ong, le associazioni: ‘Basta fango’
Le nuove accuse piovute sulle Ong tirate in ballo dal documento riservato di Frontex hanno fatto scattare la reazione delle organizzazioni, di nuovo costrette a difendere il proprio operato dopo giorni di accuse. Se Msf sottolineano come i dati siano stati raccolti in solo 10 giorni, troppo pochi per avere un quadro della situazione, e negano di aver mai ricevuto una chiamata diretta dagli scafisti, Proactiva Open Arms sta contattando gli avvocati. “Sull’operazione della nostra nave Golfo Azzurro, di cui parla il dossier, abbiamo video e documenti da mostrare. È intollerabile trovarci a rispondere ancora, dopo due mesi, a delle dicerie“, ha dichiarato al Corriere Riccardo Gatti, responsabile dell’Ong.
Moas infine è stata sentita in audizione in Commissione al Senato e si è difesa dalle accuse, ricordando che “gli interventi in mare non sono mai autonomi e indipendenti” e che loro si muovono solo dopo la chiamata del centro operativo di Roma: per questo hanno definito l’accusa “odiosa e inesistente“.
Migranti e Ong, la realtà degli sbarchi
A chiudere, mentre le polemiche infuriano, c’è la realtà che bussa alla porta. Così, la nave Prudence di Medici senza Frontiere, una di quelle tirate in ballo dal rapporto riservato di Frontex, è arrivata al porto di Catania con solo cadaveri a bordo, quelli di cinque donne e un uomo morti annegati al largo della Libia. “Forse dovremmo spegnere per un attimo tutte le polemiche sulle Ong e osservare un minuto di silenzio per questi morti senza nome, che rappresentano la conseguenza diretta delle ipocrite politiche europee sulla migrazione“, ha commentato sempre al Corriere Michele Trainiti, coordinatore delle operazioni per Msf.
Forse è tempo di far tacere le polemiche e le strumentalizzazioni politiche, far lavorare la magistratura per far luce su eventuali ombre e soprattutto, nel caso, catturare gli scafisti e continuare a permettere alle Ong di salvare vite umane, mentre l’Europa gira la faccia dall’altra parte. O vogliamo davvero credere che le vite dei migranti non valgono nulla perché neri o musulmani?
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