Per fronteggiare l’emergenza profughi, la Germania ha deciso di ospitare temporaneamente 21 migranti in alcuni locali che si trovano all’interno del campo di concentramento di Buchenwald, luogo della memoria della Shoah dove morirono circa 56000 persone tra cui 11000 ebrei. Ventuno persone che sono in attesa di asilo politico vivono da gennaio scorso in piccole case costruite negli anni 50 nello stesso luogo dove un tempo sorgevano baracche per gli internati destinati al campo. I sopravvissuti alla Shoah hanno levato un coro di polemiche spiegando che ”Quel luogo va preservato per la memoria, non può servire da alloggio”.
CI SONO MIGRANTI DI SERIE A E DI SERIE B?
Fra il 1937 e il 1945 a Buchenwald furono internate e costrette ai lavori forzati qualcosa come 250 mila persone. Al suo interno furono inoltre condotti sadici ”esperimenti medici”. I migranti in questione vengono dal Nord Africa e dal Bangladesh, e sono stati informati della storia del luogo in cui vivono – scrive il Daily Mail che li ha intervistati – ma dicono di non avere problemi: ”Qui stiamo bene, è molto più di quanto hanno tanti altri”. Reazioni di stupore misto a dolore si sono registrate invece in Israele, che non dimentica luoghi e simboli legati all’orrore dell’Olocausto.
Oltre a migliaia di ebrei, a Buchenwald i nazisti inviavano rom, testimoni di Geova, prigionieri di guerra e anche militari tedeschi disertori. Dal 1941 in quel lager furono condotti terribili esperimenti medici sui detenuti, compresi test di vaccini per il tifo e colera, in conseguenza dei quali morirono centinaia di persone.
E’ diverso quindi, accettare una decisione tale per chi sente quelli come luoghi del dolore è difficile. La settantasettenne Miriam Spitzer, di Tel Aviv, ha raccontato di avere provato una sensazione tremenda, non appena ha saputo cosa era stato deciso dal governo tedesco: ”Se la Germania ha deciso di accogliere migranti, lo faccia in luoghi più idonei. Quel campo di concentramento va conservato come tale. È un museo per ricordare la tragedia, non può trasformarsi in un luogo di alloggio”.
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I ventuno migranti in attesa di sapere se la loro domanda di asilo sarà accettata continuano per il momento ad alloggiare nelle strutture vicine all’ex campo di concentramento di Buchenwald. Nel frattempo ricevono vitto, alloggio e una modesta cifra quotidiana per provvedere alle necessità immediate.
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