L’emergenza migranti “è un disegno contro l’Italia. Le navi approdino nei porti del Nord Europa”. Lo dice, senza giri di parole, l’ammiraglio Alessandro Picchio, ex consigliere militare con il premier Berlusconi e con Monti e della nostra rappresentanza alle Nazioni Unite. “Alcune Ong, che operano con le loro navi nel Mediterraneo, fanno gli interessi di chi le finanzia, per questo motivo il governo italiano vuole chiudere i porti”. E ancora: “Il problema va risolto in Africa dall’Onu e dall’Unione Europea”.
Insomma, dalle parole dell’Ammiraglio pare di capire che c’è chi ha interesse a creare problemi al nostro Paese. Picchio è d’accordo con il ministro degli Interni Minniti, che vorrebbe che le navi con i migranti approdassero anche in porti diversi da quelli italiani: “Noi italiani abbiamo dato l’esempio anni fa mandando le nostre navi in Estremo Oriente per salvare i profughi. Li abbiamo sbarcati nei nostri porti, non li abbiamo per esempio portati in Giappone. Nel Mediterraneo, invece, ci sono organizzazioni che, con la scusa di non essere governative, si lasciano guidare da uno spirito anarchico. Potrebbero presentarsi davanti a un porto francese o spagnolo, o persino del Nord Europa. Sono navi senza uno Stato di riferimento ma chi le finanzia. E i finanziatori spesso non sono italiani. Chi vuole creare difficoltà all’Italia? Da un lato le Ong seguono proprie logiche, dall’altro sottostanno a interessi finalizzati a ostacolare il nostro Paese”.
L’Italia aveva firmato accordi bilaterali con alcuni Paesi africani per regolare i flussi, “ma sono saltati dopo la guerra in Libia, destabilizzata da Paesi come Francia e Gran Bretagna per non lasciare all’Italia il petrolio libico”. Le nostre difficoltà “fanno comodo a certi cari cugini”. Bisogna dunque “alzare la voce. La situazione è vergognosa. I migranti sono povere persone e hanno tutto il nostro rispetto, ma devono prendersene carico l’Onu e l’Europa”.
L’Alto Commissariato dell’Onu, intanto, bacchetta l’Italia sul rispetto dei diritti umani: “E’ un modo per sviare l’attenzione. L’Onu dovrebbe lavorare nei Paesi d’origine dei migranti, come la Ue che include Stati con una lunga storia coloniale nell’Africa subsahariana. La missione EunavForMed è il dispositivo a valle, ma l’intervento va fatto a monte”. Infine: “La stabilizzazione della Libia dovrebbe farla l’Italia, che sa parlare e trattare con tutte le tribù. Un intervento militare è possibile nei Paesi subsahariani, dai quali i popoli provengono”.
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