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Lo scorso martedì la nave americana Trenton ha soccorso in mare un gommone di migranti mettendo in salvo 41 superstiti di un naufragio accaduto a 20 miglia dalla Libia. Subito dopo era partita la richiesta di aiuto alla Ong tedesca Sea Watch, affinché portasse al sicuro i migranti. La Sea Watch aveva quindi diffuso una comunicazione in cui si diceva pronta al trasbordo dei migranti a patto di avere un porto sicuro vicino dove poter effettuare le opportune operazioni di messa in sicurezza, ma nulla si è mosso. Anzi, a stretto giro di posta Matteo Salvini ha risposto a chi, dalla Sea Watch, aveva chiesto di poter attraccare in Italia. “Navi straniere si rivolgano a Paesi stranieri”, ha precisato Salvini, aggiungendo: “Con calma valuteremo tutto. Ma ribadisco che navi che battono bandiere straniere possono rivolgersi a paesi stranieri”.
Salvini e il pugno duro anti-migranti
Il riferimento del ministro dell’Interno, che ha deciso di proseguire con il pugno duro ‘anti-sbarchi’ era chiaramente alla Ong Sea Watch (tedesca) che aveva chiesto a Roma l’assegnazione di un porto per effettuare il trasbordo dei sopravvissuti del naufragio al largo della Libia e prelevati dalla Trenton (Us Navy).
Il pericolo era di non poter avere l’ok italiano e rischiare una nuovo caso Aquarius, con la nave costretta a raggiungere porti molto più lontani, con tutti i rischi del caso (stiamo parlando di motovedetta piccola che certamente non può affrontare – colma di persone – un viaggio troppo lungo.
Insieme alla nave della Marina USA Trenton, SeaWatch è rimasta per giorni in attesa di soluzioni. Che però non sono arrivate. Le 41 persone soccorse dai militari americani, e ancora a bordo, sono sopravvissute a un naufragio che invece ha provocato 12 morti, i cui corpi, dapprima pescati dalle acque del Mediterraneo, sono però rimasti poche ore sulla motovedetta.
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“Mentre aspettiamo insieme alla nave della Marina statunitense una risposta dall’Italia circa il permesso di portare 41 sopravvissuti in un luogo sicuro, i nostri pensieri sono con le 629 persone su #Aquarius e le 12 vittime che oggi qui in mare hanno perso la vita”, si legge su un tweet di SeaWatchItaly
12 cadaveri gettati in mare per mancanza di celle frigorifere
Il punto è che i vivi hanno bisogno di un porto sicuro per assistenza immediata, ma nessuno glielo concede e senza un porto sicuro in cui attraccare non c’è stata la possibilità di mettere in salvo i migranti. E addirittura 12 di loro, già morti e recuperati in mare dalla Trenton, sono stati ributtati in mare dopo alcune oreperché la nave americana non ha celle frigorifere e quindi le salme non potevano essere tenute a bordo per motivi igienici.
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Dalla nave fanno sapere che l’equipaggio sta continuando a prendersi cura dei sopravvissuti. E sarebbero in corso trattative con partner internazionali per decidere la destinazione delle persone a bordo.
In un altro tweet si legge un comunicato pubblicato alla luce di quanto accaduto: “È inaccettabile che persone che sono state letteralmente raccolte dall’acqua, che hanno visto i loro amici annegare, siano bloccate in mare senza un porto pronto ad accoglierle. Questa è una condanna schiacciante della politica dell’Unione Europea”. Johannes Bayer, capo missione a bordo di #SeaWatch che ha rilasciato contestualmente un comunicato sulla questione.
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Intanto la nave della Ong tedesca ha oggi riguadagnato il mare, e la Trenton vaga con a bordo 40 persone in attesa di toccare terra ferma. E anche questo episodio è destinato ad alimentare il dibattito sulla gestione degli sbarchi di migranti che arrivano in Italia con la speranza di un’opportunità.
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