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Ennesima strage di migranti nel Mediterraneo, sono almeno 31 le vittime del naufragio di un’imbarcazione colma all’inverosimile di migranti che cercavano di spingersi al largo delle coste della Libia. Tra loro molti bambini hanno perduto la vita, a bordo infatti c’erano persino alcuni neonati. L’incidente e il ribaltamento del barcone è avvenuto al largo del porto libico di Zuara. “Per uno sbandamento verosimilmente causato dalle condizioni meteomarine e dallo spostamento repentino dei migranti su un fianco dell’imbarcazione – si legge in una nota della Guardia Costiera – circa 200 migranti sono caduti in mare da un barcone con circa 500 migranti a bordo. L’immediato intervento delle navi ‘Fiorillo‘ della Guardia Costiera e ‘Phoenix‘ del Moas ha consentito di trarre in salvo la maggior parte dei migranti caduti in acqua. Trentaquattro, invece, i corpi senza vita recuperati in mare dai soccorritori”, ma il conto finale confermato è stato di 31 morti.
La guardia costiera ha coordinato in giornata almeno 15 operazioni, centinaia le persone recuperate in acqua, oltre un migliaio quelle salvate complessivamente. Impossibile dire con certezza quanti siano i dispersi. Secondo le stime dell’Organizzazione mondiale delle migrazioni, il numero di migranti che ha perso la vita nel Mediterraneo nel 2017 ha già raggiunto quota 1530, almeno 275 sono stati i morti solo questo mese.
Il numero dei migranti arrivati da inizio 2017 è cresciuto a 50.039 migranti contro i 34.236 giunti nello stesso periodo del 2016, con un incremento percentuale del 46,16%. Quanto alla provenienza, le principali nazionalità dichiarate al momento dello sbarco sono Nigeria (6.577), Bangladesh (5.702), Guinea (4.736), Costa d’Avorio (4.498), Gambia (3.341), Senegal (3.173) e Marocco (3.058).
Dall’inizio dell’anno sono giunti sulle coste italiane 6.642 minori non accompagnati, ma in questo caso il dato è aggiornato al 19 maggio. Nell’intero 2016 arrivarono in 25.846. Quest’anno i porti maggiormente interessati dagli sbarchi sono stati Augusta (con 11.100 arrivi), Catania, Trapani, Pozzallo, Vibo Valentia, Messina e Cagliari.
Ecco alcune delle immagini pubblicate su Twitter dal fondatore dell’organizzazione non governativa Moas, Chris Catrambone, mentre il direttore generale della Fondazione Migrantes, monsignor Gian Carlo Perego, ha commentato: “Ancora morti nel Mediterraneo, soprattutto bambini. Nello stesso giorno sono stati uniti nel ricordo e nella preghiera i ragazzi uccisi nell’attentato di Manchester e i bambini trafficati e morti al largo della Libia”, proseguendo: “Le vittime di entrambe le stragi sono nostri figli e fratelli. Difendere e salvare la vita soprattutto dei ragazzi e dei giovani, deve rimanere la preoccupazione al centro della politica europea. Se la sicurezza deve interessare tutti, oggi forse dobbiamo scegliere la pace come condizione fondamentale di sicurezza, corridoi umanitari per la sicurezza dei richiedenti protezione internazionale, cooperazione e sviluppo per difendere la libertà di non partire e di vivere nella propria terra. Ogni semplice chiusura, ogni condanna senza impegno – conclude mons. Perego – rischia di aggravare la situazione”.
Ieri un’inviata della Rai, imbarcata sulla nave di una ong, ha documentato la violenza delle autorità costiere libiche, filmando spari partiti dalle motovedette verso i migranti. Motovedette che potrebbero anche essere quelle restituite dall’Italia. Sulla base del memorandum Italia-Libia firmato a Roma il 2 febbraio scorso, l’Italia ha accettato infatti di restituire alla guardia costiera libica 10 motovedette che le erano state donate ai tempi del colonnello Gheddafi. Le prime quattro sono state consegnate a maggio, le altre sei dovrebbero partire a giugno.
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