Approvate da poco dal governo di Giorgia Meloni, le nuove regole per il soccorso dei migranti in mare, ampiamente attese.
Ci sono già le prime polemiche in merito perché sembra che queste complicheranno il lavoro delle Ong. Vediamole nel dettaglio.
La piaga die migranti si fa purtroppo sempre più insistente e così il governo Meloni ha deciso di agire in questa direzione formalizzando nella giornata di ieri, nuove regole per l’organizzazione dei soccorsi in mare.
Nella serata di ieri è stato approvato un decreto legge che introduce nuove e stringenti regole che le navi Ong dovranno rispettare.
Ancora non è disponibile il testo definitivo, semplicemente è stato presentato il contenuto in una conferenza stampa, il quale non impedisce ai migranti di sbarcare nel nostro Paese, tuttavia rende questa operazione più complicata.
L’approvazione del testo era molto attesa e fin da suo insediamento a ottobre, la Meloni aveva fatto intendere di voler cambiare approccio nella gestione dei flussi migratori, in particolare modificando le modalità di intervento delle Ong nel Mar Mediterraneo.
All’inizio c’erano gli sbarchi selettivi, in cui dalle navi venivano fatte scendere donne e soggetti fragili, tuttavia questo approccio ha raccolto forti critiche dall’Europa e così è stato abbandonato. Vediamo dunque quali sono le nuove normative.
Il decreto introduce un codice di condotta che le Ong dovranno seguire durante le operazioni di salvataggio, infatti una volta soccorsi i migranti in mare, dovrà partire subito al segnalazione alle autorità italiane. In seguito all’assegnazione di un porto di sbarco che queste ultime individueranno, andrà raggiunto senza accumulare ritardi dovuti al completamento dei soccorsi.
Dunque le navi umanitarie dovranno raggiungere il porto nell’immediato, qualunque esso sia, anche se non è quello più vicino alla zona dove sono stati individuati i migranti.
Questa misura è di fatto la conferma che la politica messa in atto dal governo ha l’intenzione di ostacolare il lavoro delle Ong, infatti anche recentemente, a tutte le navi è stato assegnato un porto molto lontano dal punto del Mediterraneo in cui avvenivano i soccorsi e così ci sono stati maggiori costi di navigazione.
Dal decreto si evince anche come le navi non possono effettuare soccorsi plurimi senza autorizzazione da parte dell’Italia, cioè non potranno soccorrere altri naufraghi che eventualmente incontreranno nel corso del loro tragitto, né accogliere migranti salvati da altre navi.
Per chi violi queste regole, sarà vietato l’ingresso nei porti italiani, inoltre il comandante riceverà una sanzione amministrativa, come d’altronde già previsto attualmente, che va fino ai 50mila euro.
Ancora, la violazione delle norme appena citate comporterà il fermo amministrativo dell’imbarcazione fino a un periodo di 2 mesi, contro il quale si potrà ricorrere al prefetto. Se di nuovo si commette un reato con la medesima nave, questa potrà essere confiscata.
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