Nei primi 6 mesi dell’anno i migranti sbarcati sono stati 83.360, il 18,7% in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. I richiedenti asilo in Italia nel 2016 sono stati 123.600, di cui 18.594 donne. Mentre le donne che nel 2016 hanno ricevuto lo status di rifugiato sono state 1.475: a 1.150 è stata riconosciuta la protezione sussidiaria e a 2.840 la protezione umanitaria. Tante donne, sole o con figli piccoli, hanno attraversato un viaggio in mare per giungere in Italia, altre sono arrivate con corridoi umanitari. Tutte hanno storie drammatiche alle spalle, ma con la voglia di vincere la sfida dell’integrazione e di guardare al futuro. E la nuova iniziativa della Comunità di Sant’Egidio di Roma mira proprio a questo traguardo.
E’ dedicato a loro il progetto ‘Madri e figli rifugiati: dall’accoglienza all’inclusione‘, finanziato da Msd (Merck) e presentato alla Scuola di lingua e cultura italiana della Comunità di Sant’Egidio, che aiuterà 400 donne in 400 modi differenti, perché ognuna di loro ha una storia diversa.
Per un anno le donne saranno accompagnate per raggiungere una propria autonomia affinché l’accoglienza non sia per loro assistenzialismo. Si comincia dallo studiare la lingua italiana per poter integrarsi e trovare un mestiere, grazie a tirocini formativi. E’ previsto anche un ‘contributo affitto’ per poter avere una casa. Ma la tutela passa anche per l’assistenza legale, per chiedere la protezione internazionale, l’integrazione a scuola, e poi ancora corsi di economia domestica e di assistenza agli anziani e ai disabili. Verranno consegnati kit di sussistenza per i bambini e tessere telefoniche per mettersi in contatto con le famiglie lasciate nei Paesi di origine.
“Quella dei migranti è una priorità umanitaria che non possiamo e non dobbiamo ignorare – osserva Mario Marazziti, presidente della commissione Affari sociali della Camera – Come rappresentante istituzionale, è mio dovere cogliere le buone pratiche provenienti dal mondo sociale e incentivarne l’impiego a livello nazionale affinché queste situazioni trovino una possibile soluzione”.
Nicoletta Luppi, amministratore delegato di Msd Italia spiega il progetto: “Abbiamo deciso di sostenere la Comunità di Sant’Egidio in questo progetto perché il ‘prenderci cura’ è nel nostro Dna. Sappiamo cos’è la sofferenza, il dolore e la malattia e vogliamo metterci al servizio della collettività. Il fatto che il progetto sia dedicato alle madri e ai figli rifugiati è un valore aggiunto, perché le donne sono le fondamenta della società e i figli il futuro. Aiutare le donne a potersi integrare è una sfida enorme che a catena porterà benefici anche a livello di sanità pubblica”.
Per il sottosegretario al ministero dell’Interno, Domenico Manzione, “l’integrazione è la naturale prosecuzione dell’accoglienza e del salvataggio delle persone in mare. Salvare vite umane in mare può diventare inutile, se poi non si ha un progetto di integrazione. L’integrazione è un percorso molto difficile che parte dalla condivisione di valori di fondo”.
“L’inclusione non può fermarsi all’accoglienza – spiega Daniela Pompei, responsabile della Comunità di Sant’Egidio per i servizi agli immigrati – Per questo l’obiettivo principale del progetto è partire dalla prima accoglienza per arrivare all’integrazione piena delle donne rifugiate e dei loro figli perché sono più a rischio”.
Anche dal punto di vista sanitario: “L’accesso alla salute è una delle problematiche più importanti di queste donne che molto spesso non hanno informazioni certe sul nostro sistema sanitario nazionale e non hanno usufruito nei loro Paesi della prevenzione”. Per questo il progetto ha come obiettivo anche quello di favorire non solo il diritto alla salute delle mamme e dei loro figli, ma anche la prevenzione.
In collaborazione con AdnKronos