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Migranti, rom e abusivi: prima bisogna normalizzare questo Paese

Migranti, rom, abusivi, nativi stranieri e quant’altro. Regole! Questo l’imperativo che si sente nell’aria, nelle strade, nelle piazze, ovunque. Bisogno di chiarezza per tutti, per stare meglio, per vivere più sicuri, per una serenità diffusa che viene invocata e che manca. Ma prima necessariamente si deve “normalizzare” questo Paese, altrimenti si rischiano le solite inconcludenti leggi che magari accrescono le pene ma non risolvono il problema alla radice.

Migranti: un capitolo che ogni giorno trova spunti nelle cronache ma è un fenomeno che risale alla fine degli anni novanta trasformatosi via via, in numeri da esodo, a seguito delle conflittualità crescenti e la ricerca di benessere, dal continente africano al versante mediorientale, quello asiatico e sud americano.

Masse che fuggono dalle guerre ma anche e ancor di più dalle miserie, in cerca di benessere, attratti dai Paesi europei. Negli anni, varie misure mai apparse o risultate risolutive, per una Non voglia dell’Europa ad affrontare il problema nella sua globalità e con partecipazioni dirette. L’Italia, nella vicenda sbarchi, ha provato a dirimere la questione con accordi bilaterali con Paesi mediterranei, leggi Libia e Tunisia ma con scarsi risultati.

In origine il passaggio “privilegiato” per i migranti erano le località di Ceuta e Melilla, nell’enclave spagnola in Marocco, poi cintato e reso praticamente invalicabile, con notevole spiegamento di forze preposte al controllo. I metodi degli iberici, energici e mai censurati. Quindi la marea umana, si spostò su altri obiettivi, privilegiando le località libiche di Zouara e Sabratha, punti ideali per gli imbarchi verso l’Italia.

Gheddafi, negli anni scorsi, aveva controllato il fenomeno ma di fatto, lo estremizzò per i propri fini politici ed economici. Pur trattenendo nei suoi “centri” l’enorme massa di fuggiaschi provenienti da tutto il continente africano, in più occasioni alzava la voce, minacciando di dare il via libera,con invio a “tempo” di imbarcazioni di fuggiaschi verso l’Italia. Una sorta di “ricatto” nei nostri confronti e dell’Europa intera. La sua caduta però, causata dall’attacco proditorio dei francesi poi seguiti da altri compreso noi che eravamo ritenuti suoi “amici” non ha risolto il problema, anzi lo ha accentuato.

Banditi uniti a uomini di quelle istituzioni allo sbando, ne presero il controllo, abusando e sfruttando il turpe “mercato” dei migranti. Attenzione però a puntare il dito perchè, nei nostri territori, altri figuri non hanno fatto di meglio, allestendo improbabili centri di accoglienza, lucrando a loro volta. Senza parlare dei caporali al soldo di “aziende agricole” che li hanno di fatto schiavizzati.

Eppure le norme internazionali recitano che gli stranieri irregolari o ritenuti tali, possono essere “respinti” purchè si sappia il luogo di partenza. Ebbene, Noi sappiamo da dove si imbarcano. Prima ancora di negare gli approdi, basterebbe utilizzare questa norma per limitare gli arrivi, rimandandoli indietro, magari allestendo in quei territori dei luoghi di raccolta ed eventuale smistamento e canalizzazione degli imbarchi, sottraendo il “mercato” a delinquenti e criminali. Ma i benpensanti, buonisti e ispirati, nostrani ed europeisti, potrebbero non dirsi d’accordo, e allora che si impegnino per una risoluzione comunitaria, senza girarsi dall’altra parte, lasciandoci soli.

Nel contempo però pensiamo a rendere “normale” il nostro Paese e qui le questioni sono diverse e dobbiamo occuparcene senza intrusioni o pensieri esterni.

Partiamo dai rom. Da sempre all’indice, non si riesce a integrarli in mancanza di un piano deciso e definitivo, organico e nazionale. Il loro numero è sempre costante negli anni, quindi sappiamo di quante persone si tratta. Una norma che dichiari i campi illegali, sia quelli permanenti che occasionali e contestualmente, un piano di inserimento negli alloggi, per la loro definitiva integrazione. In Spagna, specie a Granada è stato fatto e ora i gitanes sono una loro risorsa. Non è immaginabile pensare che svaniscano da un momento all’altro e dobbiamo necessariamente tutelare i minori che debbono frequentare la scuola in forma continuativa, senza cambi d’istituto perenni anche diverse volte in un solo anno.
Quindi occuparci degli abusivi delle case di edilizia popolare. Qui si può pensare di regolarizzare quanti ne avrebbero diritto, impedendo altri accessi illegali e assegnare le case in base ad una graduatoria che tenga conto di tutte le sfaccettature di una esistenza che è mutata nel corso di questi ultimi anni. Non dovrà essere consentito alcun abuso. Per buona pace dei centri sociali che spalleggiano gli abusi e di chi a loro volta, se ne serve anche per fini politici. Gli sgomberi, il segnale positivo di legalità e tenuta delle Istituzioni.
E infine, non dimenticare i bambini nati nella nostra terra da genitori stranieri. Debbono essere considerati da subito “italiani” certo con norme che li tutelino e che non vengano utilizzate per far diventare l’Italia l’incubatrice dell’Europa. Ha ragione Balottelli quando, svilito, asserisce che ha dovuto aspettare i diciotto anni per sentirsi nostro connazionale. Una bruttura che dobbiamo cancellare e che non nasce oggi nei miei pensieri ma moltissimi anni fa, quando il problema per la prima volta venne affrontato e non risolto, nonostante un parere autorevole dell’ex presidente Giorgio Napolitano che si era speso già da ministro dell’interno. I bambini nostri nativi, devono crescere uguali e con stessi diritti, indipendentemente dalle nazionalità dei loro genitori. Poi a diciotto anni, potranno scegliere, se rimanere italiani o abbracciare la nazionalità dei genitori o uno di essa, in caso di coppie miste.

Celeste Bruno

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