[didascalia fornitore=”Ansa”]Migranti in Libia[/didascalia]
‘Ho visto in un video che cosa succede a coloro che sono mandati indietro e che sono ripresi dai trafficanti’, sono le parole che Papa Francesco ha rilasciato ai cronisti sul volo di ritorno dal suo viaggio in Irlanda. E’ stato lo stesso pontefice, qualche giorno fa, a voler vedere i filmati che raccontano alcune delle indicibili torture che vengono inflitte a migliaia di giovani migranti africani, rinchiusi nei centri di detenzione in Libia. Le immagini che stanno circolando in rete in queste ore sono tutt’altro che fake, come qualcuno ha ipotizzato, sono atrocemente vere e danno una visione chiara e inequivocabile di quanto realmente accada a chi viene rispedito indietro.
I fautori dei video dell’orrore sono le nuove generazioni di mercanti di schiavi, che spesso per poter estorcere ancor maggior denaro ai familiari, riprendono le violenze e le torture che infliggono senza alcuna pietà alle giovani vittime. Ogni singolo fotogramma, in cui vengono immortalati uomini appesi a testa in giù come galline, giovani legati con delle corde che grondano sangue, racconta la verità sui nuovi campi di concentramento in Libia, quel porto definito dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini, ‘sicuro’, in cui tutti i migranti che tentano di approdare in Italia dovrebbero tornare.
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Papa Francesco ha raccontato a L’Avvenire di aver visto ‘la sorte di chi viene rimandato indietro con i barconi’. I video mostrati al pontefice soltanto dopo attente verifiche sulla loro autenticità, evidenziano tutto il dolore e la disperazione di chi sta vivendo l’inferno ed è certo che non ne uscirà vivo. ‘Prima di rimandarli indietro ci si deve pensare bene’, sono state queste le parole di Papa Francesco, al termine della dolorosa visione dei video sui profughi rispediti in Libia. La questione migranti si fa dunque sempre più complicata e scottante, si tratta di un problema di primaria importanza per la politica italiana ed europea, su cui ora anche il Santo Padre invita a utilizzare la massima cautela.
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