Dei 160.000 ricollocamenti del fenomeno migratorio concordati a settembre 2015 sull’intero territorio europeo, solo 30.000 sono andati a buon fine. Questo dato si può estrapolare dal Rapporto sulla protezione internazionale in Italia che è stato presentato oggi a Roma, grazie alla collaborazione tra Caritas, Anci e ReteSprar. Il numero di persone costretto a fuggire dai conflitti del mondo ha raggiunto la quota di 66 milioni e, come sottolinea l’Unhcr, che ha collaborato al lavoro di raccolta dei dati, il 51% sono bambini. Il numero più significativo proviene dalla Siria, con 12 milioni, seguito a ruota dai 7,7 milioni della Colombia, i 4,7 milioni dall’Afghanistan e i 4,2 milioni dall’Iraq.
Guardando i dati si comprende come le migrazioni forzate siano provocate da diversi fattori, primi fra tutti la disuguaglianza nell’accesso al cibo e all’acqua, che vede l’Africa subsahariana in cima alla lista, ma anche gli attentati terroristici e la successiva instabilità politica ed economica. Il Global Terrorism Index del 2016 delinea quella che può essere definita la geografia del terrore: nel 2015 ci sono stati 12mila attentati nel mondo, che hanno provocato quasi 30mila vittime, soprattutto in Iraq, in Afghanistan, in Nigeria, e in Siria, seguiti da Yemen, Pakistan, Egitto e Somalia. Esiste poi un fenomeno di cui però non si parla spesso, ed è quello del Land Grabbing, ovvero la perdita, soprattutto nei paesi africani più poveri, dei terreni per il cibo, acquistati da multinazionali attraverso fondi d’investimento, soprattutto nordamericani ed europei. Chi affitta o compra questi campi spesso li tramuta in una monocultura, utile per la vendita di prodotti specifici nei paesi occidentali, o diversi da quelli in cui si trovano. Sapendo questo, è possibile comprendere meglio il fenomeno migratorio e le sue cause. Nel 2016 le domande di protezione internazionale presentate in Italia sono state 123.600, un 47% in più delle domande del 2015. I principali paesi di origine dei richiedenti sono Nigeria, Pakistan e Gambia. Dato che non diminuisce, anzi. Su quelli raccolti finora nel 2017, si parla di 77.400, segnando un + 44% rispetto allo stesso periodo del 2016.
[didascalia fornitore=”Sbarchi sulle coste italiane – Fonte: Rapporto protezione Internazionale 2017″]Sbarchi sulle coste italiane | Fonte: Rapporto sulla protezione Internazionale 2017[/didascalia]
Sono state presentate 91 mila istanze esaminate dalle Commissioni territoriali. Di queste, il 40% ha dato esito positivo ma i dinieghi sono stati oltre il 56%. Lo status di rifugiato è stato accolto solo nel 5% dei casi. I migranti presenti nelle strutture di accoglienza, che vanno dai Cas agli hotspot, fino ai centri accoglienza dello Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati), sono 188.084, con il più alto numero di presenze in Lombardia, Lazio e Sicilia. È il 64% in più rispetto al 2015. Nel 2017 i numeri introducono in questa lista anche la Campania. Il sistema di accoglienza comprende circa il 40,5% dei comuni italiani, un terzo dei quali situati in Lombardia, 20,3%, e Piemonte, 10,8%. Il sistema coinvolge, per incidenza, soprattutto la Toscana, che accoglie l’83% di richiedenti asilo e l’Emilia Romagna, con il 78,1%. I fanalini di coda sono la Sardegna, l’Abruzzo e la Valle d’Aosta. Anche nei primi dati del 2017, il primato della città dove vengono presentate più domande in assoluto rimane Milano, con l’8,4% del totale, seguita da Salerno con il 5,7%, Bologna con il 5,3% e Roma con il 5,1%.
Il ricollocamento è aumentato nel 2017 ma il numero che distanzia la cifra totale da quella effettivamente smistata sul territorio dell’Unione europea è ancora lontana dal dato che tutti si aspetterebbero dopo due anni. Il pericolo maggiore riguarda sicuramente i minori stranieri non accompagnati (MSNA), un fenomeno che non smette di crescere e che presenta diversi pericoli per i bambini e adolescenti che si trovano in una terra straniera senza nessun appoggio. Sono stati 6000 i richiedenti asilo nel 2016 e nel primo semestre del 2017 sono già 4500. Vengono principalmente da Gambia, Nigeria e Senegal. In questo spaccato, in Italia è stata approvata la Legge 7 aprile 2017, n. 47, intitolata “Disposizioni in materia di misure di protezione dei minori stranieri non accompagnati”, che disciplina le procedure per l’accertamento dell’età e per l’identificazione, istituisce un elenco di “tutori volontari” presso i tribunali per i minorenni, integra il sistema di prima accoglienza dedicato esclusivamente ai minori con quello SPRAR ed istituisce un Sistema informativo nazionale, dove confluisce la “cartella sociale” del minore. Gli ultimi rilevamenti di quest’anno parlano di un 98% di MSNA di origine gambiana e senegalese, mentre i minori che sono sbarcati con almeno un adulto sono soprattutto siriani, circa il 37,2%. La quasi totalità (99%) dei MSNA che richiedono la protezione internazionale ha dai 14 ai 17 anni, è di sesso maschile (nel 93% dei casi) e viene dal continente africano (84%).
Non sono mancati i riferimenti alla situazione delle rotte dei flussi migratori nell’intero Mediterraneo. Nel 2016, circa 551.371 persone hanno attraversato irregolarmente le frontiere esterne dell’Europa. La rotta più usata nel 2016 rimane quella del Mediterraneo Centrale, soprattutto dopo l’accordo tra la Turchia e l’Unione Europea, nonostante si riveli sempre la più rischiosa, con un numero di morti che non scende sotto i 4500, dei 5000 totali. Muoiono quasi tutti qui, su questa rotta, almeno quelli accertati, e sono principalmente nigeriani, eritrei e guineani. Sulle nostre coste nel primo semestre del 2017 vediamo un aumento degli sbarchi rispetto allo stesso periodo del 2016: 83.752, il 19,3% in più, con il 74% di maschi.
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