Mikaela Shiffrin, sciatrice statunitense, con la vittoria di oggi nello slalom gigante di Kranjska Gora, in Slovenia, ha eguagliato il record di vittorie in Coppa del mondo femminile, 82, che dal 2018 deteneva la sua connazionale Lindsey Vonn. È possibile che già durante questa stagione sciistica, però, riesca a superare il record assoluto, quindi tirando in ballo anche i maschi, di 86 vittorie dello svedese Ingemar Stenmark.
Fino al 2021, la 27enne del Colorado, figlia e sorella d’arte, aveva addirittura pensato al ritiro perché stanca e provata dalla morte del padre, avvenuta nel 2020. Alle Olimpiadi invernali di Pechino, in Cina, dello scorso anno, non era riuscita a conquistare neanche una medaglia a cinque cerchi. A un anno (quasi) di distanza, Shiffrin è prima nella classifica generale di Coppa del mondo con quasi il doppio dei punti di Petra Vlhová, sciatrice slovacca.
Nell’immaginario comune (e ne abbiamo già parlato), gli sportivi sono avvolti da una sorta di aura di sacralità, meglio di invincibilità per cui, quando mostrano le loro debolezze, sembra che, di fatto, crollino dei miti. Succede quando muoiono – e ne è una dimostrazione anche la narrazione che è stata fatta per la scomparsa, soprattutto, di Sinisa Mihajlovic, dipinto come un combattente che si è dovuto arrendere alla leucemia, nonché la sua battaglia più importante -, succede anche quando si ritirano, prima del tempo e, magari, nel pieno della loro carriera.
Mikaela Shiffrin, sciatrice statunitense, nata in Colorado, a Vail, da padre e madre sciatori nel 1995, non è che un esempio di come bastino due minuti per mettere in discussione delle certezze, e altri due per tornare a confermarle.
La sua storia parte da lontano, da quella cittadina che è una delle più importanti mete sciistiche del Paese, e potrebbe arrivare, anche quest’anno, a essere la più vittoriosa di sempre nella Coppa del mondo degli sport invernali. Oggi, con il primo posto conquistato, davanti alla nostra Federica Brignone, nel gigante bis di Kranjska Gora, in Slovenia, per esempio, ha eguagliato il numero di vittorie femminili, 82, che la sua connazionale Lindsey Vonn ha raggiunto nel 2018, portandosi quindi a meno quattro dal record assoluto dello svedese Ingemar Stenmark, che invece conquistò fra gli anni Settanta e Ottanta.
Quello di oggi, tra l’altro, per la 27enne è l’ottavo primo posto in stagione, motivo per cui non è così difficile credere che quelle 86 discese leggendarie possano essere superate già entro l’anno. Secondo il New York Times, che non fa previsioni per il 2023, ma le spalma su tutta la carriera della sciatrice, da qua a quando si ritirerà a causa dell’età, Shiffrin potrebbe arrivare anche a oltre 100 vittorie, in pratica il doppio rispetto a quelle conquistate dal nostro Alberto Tomba, anche non tenendo la stessa media rispetto a quella odierna.
Indifferentemente portentosa in tutte sei le specialità della Coppa del mondo, tanto da essere l’unica atleta ad aver vinto almeno una gara nella discesa libera, nel supergigante, nello slalom speciale, nello slalom gigante, nella combinata e nel parallelo, predilige le discipline tecniche, e ha conquistato la prima vittoria in sella agli sci a soli 17 anni, un anno dopo essere entrata nell’Olimpo dei grandi, in cui ha conquistato, in tutto, quattro edizioni della Coppa del mondo, sei ori Mondiali e nel 2018 l’oro olimpico nello slalom gigante, il suo cavallo di battaglia, appunto.
La carriera di Shiffrin, accennavamo, non è stata, però, tutta rose, fiori e ori. Ci sono stati dei momenti, infatti, in cui la sciatrice ha anche pensato di lasciare lo sport che la sta consacrando come una leggenda. A febbraio del 2020, dopo la morte del padre, caduto da un tetto nella loro casa in Colorado, ha abbandonato le gare per oltre 300 giorni e, al suo ritorno, non è riuscita fin da subito a riprendere a vincere e convincere.
Il culmine del periodo no della statunitense si è visto alle Olimpiadi invernali di Pechino dello scorso anno, in cui non è riuscita a conquistare neanche la medaglia più preziosa nella sua specialità. Al termine della discesa dello slalom speciale, vinto dalla slovacca Petra Vlhová, che ora si trova alle spalle proprio di Shiffrin (con quasi la metà dei punti) nella classifica generale della Coppa del mondo, le telecamere hanno indugiato su di lei trovandola seduta e sconfortata a bordo pista.
Questa scena, di cui tanto si è parlato nei giornali e non solo, è stata paragonata al black out che ha avuto Simon Biles, statunitense anche lei e campionessa della ginnastica artistica, durante i giochi a cinque cerchi di Tokyo. Vittima dei twisties, la (probabilmente) più grande ginnasta di sempre ha dovuto rinunciare a molte delle gare a cui si era qualificata con fatica.
Ma la storia delle due è diversa, e ne ha parlato la stessa sciatrice in un lungo articolo che è stato scritto da lei su The Player Tribune, un sito in cui gli atleti possono scrivere parlando in prima persona.
“La gente mi chiede sempre cos’è successo. Vogliono una risposta. Ma davvero non ce l’ho. Potrei darvi quella standard per i media, quella che dò sempre. Potrei fare la spavalda e buttare lì qualcosa di generico, ma davvero non lo so. Sono due minuti della tua vita, due minuti di un giorno tra i tanti: scendi meglio che puoi, cerchi di non fare errori. A volte vinci l’oro, come mi è successo, altre fallisci, altra cosa che mi è successa”.
Quella, per altro, non era la prima volta che Shiffrin raccontava delle sue emozioni. Anche dopo le Olimpiadi invernali del 2014, in cui aveva appena 19 anni, le capitò di avere dei momenti bui prima di una discesa. Ma i suoi stati d’animo, ha assicurato, c’entrano poco con il mondo dello sport e dello sci in particolare: “Identifichiamo le vittorie con lo stare bene e il fallimento con lo stare male. La verità è che non sto né bene né male. Dipende dal giorno e non ha quasi nulla a che fare con quanto veloce scendo da una montagna“, scrisse sempre sul sito.
Ora, però, che il periodo di buio è passato è pronta a battere tutti i record, di cui, pare, le importi il giusto. Ma forse è proprio così che allontana la pressione, le aspettative e riesce a rendere unica e spettacolare qualsiasi gara in cui inforca gli scarponi e vola.
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