Presso la CPR di via Corelli a Milano, un uomo si è cucito la bocca con il fil di ferro in segno di protesta. Gli agenti gliel’hanno strappato via.
Invece di portarlo in ospedale per i gravi danni che si era causato, lo hanno immobilizzato e gli hanno strappato via l’oggetto che aveva usato per chiudere le labbra.
Presso la CPR di via Corelli a Milano, è avvenuto un fatto davvero grave, ripreso e fatto circolare sul web. Si vedono degli agenti di Polizia bloccare un uomo che in segno di protesta si era cucito le labbra con il fil di ferro, ma se possibile l’audio è ancora peggio delle immagini.
Doveva essere portato in infermeria per essere medicato, invece è stato immobilizzato a terra e gli è stato letteralmente strappato via il fil di ferro dalle labbra.
Sono immagini molto violente e forti quelle girate all’interno del Centro di permanenza per rimpatri, dove si vedono almeno 6 agenti, alcuni della Polizia, altri con una divisa nera addosso.
Tutti tengono fermo l’uomo a terra accanendosi verso di lui con movimenti che in video non appaiono chiari, anche perché per nascondere i dettagli crudi, è stato in parte pixellato.
L’uomo urla e si lamenta con tutte le sue forze, una violenza davvero terribile.
Anche se le immagini non sono comprensibili al 100%, la spiegazione a quanto avviene è molto chiara, anche se ovviamente non piò giustificare un gesto simile.
L’uomo a terra sarebbe un cittadino tunisino rinchiuso nel CPR di via Corelli a Milano, in attesa di essere rimpatriato.
Si trova nella struttura insieme ad altri detenuti e lì avrebbe inscenato la protesta cucendosi la bocca con il fil di ferro. Non è ben chiaro come si sia procurato questo oggetto e nessuno degli occupanti ha voluto rivelarlo.
Sembra che qualche giorno fa sia arrivato per lui il rimpatrio ma non poteva essere imbarcato in questo modo, così gli agenti hanno agito da soli anziché portarlo in infermeria e far svolgere il compito a un dottore, per quindi farlo medicare prima del viaggio.
Il comitato che rappresenta queste persone ha riferito che il protagonista della vicenda è stato rimpatriato lasciando qui la moglie e il figlio.
Quello nei suoi confronti non sarebbe l’unico caso di violenza avvenuto nella struttura in via Corelli, infatti alcuni giorni fa una persona ha ingerito le pile del telecomando per non essere deportata ed è stata ricoverata dopo che una delle batterie si è aperta all’interno dello stomaco.
All’ordine di giorno avvengono gesti analoghi anche in protesta delle condizioni di vivibilità di questi luoghi, dove lo stato dei bagni è ignobile e animali selvatici come i piccioni rovistano nei resti del cibo in sala mensa.
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