La Lombardia resta la regione con il maggior numero di contagi da Coronavirus, ma a preoccupare è soprattutto la situazione di Milano con 2.242 nuovi positivi, registrati ieri dal Ministero della Salute, di cui 1.025 a in città. Cresce anche la pressione sulle strutture ospedaliere e, in particolare, sull’ospedale San Paolo di Milano, che da circa due settimane denuncia la scarsità di letti e barelli per i pazienti Covid.
In mancanza di posti letto disponibili, circa 60 pazienti sono stati trasferiti in Pronto Soccorso. Infatti, i sei reparti dedicati ai pazienti Covid, con 180 posti letto, sono saturi e circa 40 persone dormono sulle barelle. A denunciare la situazione è l’azienda ospedaliera in una intervista all’Agi.
Tra i pazienti dell’Ospedale San Paolo di Milano, c’è anche il presidente di Rcs Urbano Cairo, ricoverato nel reparto malattie infettive da venerdì scorso.
Impennata di casi in Lombardia
La situazione è preoccupante. Lo conferma anche Areu, l’Azienda Regionale Emergenza Unica, parlando di “criticità per il sovraffollamento“. Nelle ultime 2 settimane, infatti, il numero dei positivi in Lombardia ha registrato un‘impennata importante. Si è passati da 1.687 nuovi casi, registrati il 19 ottobre, con una percentuale dell’11,5 % sui tamponi effettuati, agli 8.607 positivi di ieri, con una percentuale che sale al 21,7%.
Ospedale San Paolo al collasso
Il sistema sanitario sta tenendo per il momento, ma, se la curva dovesse continuare a crescere in modo esponenziale, le strutture ospedaliere rischiano di collassare. E’ il caso dell’ospedale San Paolo di Milano, dove ogni giorno ci sono 20-30 nuovi ingressi in pronto soccorso. “Molti hanno bisogno di ossigeno o del casco e non possono essere mandati in isolamento domiciliare“, riferisce l’azienda ospedaliera.
Finite anche le barelle
“Per tutta la settimana in pronto soccorso le barelle erano terminate. Il che significava che le ambulanze o i pazienti venuti autonomamente aspettavano per ore che si liberasse una barella“, racconta la Direzione dell’ASST, precisando che i pazienti positivi al Covid “possono sostare in Pronto Soccorso anche 2/4 giorni per accertamenti, osservazione oppure in attesa dell’assegnazione di un posto letto in reparto“.
Turni massacranti per medici e infermieri
A pagare il caro prezzo del sovraffollamento non sono solo i pazienti, ma anche medici e infermieri sottoposti a turni massacranti, pur di garantire qualche unità in più. “Così nel pronto soccorso del San Paolo dalle 8 alle 16, riescono a esserci 4 medici e il primario“, riferisce l’azienda ospedaliera. Mentre dopo le 16 restano 2 medici, più uno che si dedica solo ai pazienti più delicati. “Con loro 11-12 infermieri“, spiega la Direzione dell’ospedale.