Milano, cinque arresti: prescrivevano protesi dentali non necessarie e in sovrapprezzo a pazienti ignari di star subendo una truffa.
Due odontoiatri – che lavoravano in diverse strutture ospedaliere milanesi – prescrivevano protesi dentali che non sarebbero state di aiuto ai propri pazienti, ma che avrebbero rimpolpato le casse della società Wisil Latoor Srl, leader nel settore delle protesi, visto che i prezzi erano in sovrapprezzo rispetto a quelli calmierati presenti sul mercato.
Si trattava di un sistema ben collaudato quello messo in atto da due odontoiatri operanti a Milano e della società Wisil Latoor Srl, che prevedeva la prescrizione di protesi dentali inutili per pazienti che, ignari, sborsavano i propri soldi per un servizio dal prezzo gonfiato, rispetto agli standard economici del mercato.
Coinvolti nel giro due odontoiatri operanti all’asst Nord Milano e per l’Ospedale Delmati di Sant’Angelo Lodigiano, Giorgio Coccolo e Gianfranco Colella, nonché l’imprenditrice della Wisl Latoor Srl, Roberta Rosaria Miccichè – che, per il gip che segue il caso sarebbe la “promotrice e organizzatrice del programma criminoso” e altri due infermieri. In totale, si contano 5 arresti domiciliari per corruzione.
I finanzieri hanno comunicato che “la società, nelle persone del legale rappresentante e di suoi fidati collaboratori e dipendenti, avrebbe intrattenuto accordi corruttivi con odontoiatri in servizio presso ambulatori pubblici i quali avrebbero prescritto protesi, accessori e manufatti ortodontici anche in eccesso e/o non necessari, maggiorando così i correlati prezzi poi direttamente pagati dall’inconsapevole paziente“.
Gli odontoiatri prescrivevano le protesi dentali non necessarie che, spesso, non venivano nemmeno impiantate e vendute, inoltre, a prezzi gonfiati rispetto a quelli proposti sul mercato.
In aggiunta, per quel che concerne le protesi venivano “rilasciate prescrizioni mediche ove si indicano voci accessorie, non corrispondenti ai trattamenti effettuati, al solo fine di aumentare artatamente il valore finale della prestazione per la successiva fatturazione e pagamento da parte dell’ignaro paziente“.
I medici coinvolti nel sistema percepivano una percentuale sul fatturato che procuravano alla società, ottenendo i compensi in contanti o tradotti in “sconti per i propri studi privati“. Secondo quanto diramato dalla GDF, i compensi, dunque, oscillavano intorno al 5% o al 10%, in base al valore assunto dalle protesi prescritte ai pazienti ignari.
Ad incastrare la società, non solo una testimonianza di un’ex dipendete, ma anche varie intercettazioni ambientali, che hanno portato alla luce il giro di corruzione e di introiti in nero.
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