[didascalia fornitore=”ansa”]Ursino nel corso di una manifestazione di Forza Nuova[/didascalia]
A 24 ore dall’aggressione di Massimo Ursino a Palermo le Forze di Polizia hanno fermato due militanti del centro sociale “Malarazza”, studentato occupato che si trova all’interno dell’istituto dei sordomuti di via Cavour. Si tratta di Carlo Mancuso, 28 anni, e Giovanni Codraro, 26: per loro l’accusa è di tentato omicidio in concorso con ignoti. Mancano ancora le identità degli altri 4 indagati per lo stesso reato, che sarebbero comunque tutti militanti dei centri sociali, compresa la ragazza la cui voce si sente nel video. Ursino, segretario provinciale di Forza Nuova in Sicilia, è stato aggredito e picchiato nel centro di Palermo intorno alle 19 di martedì 20 febbraio dal gruppo di circa sei persone a volto coperto che lo hanno lasciato per terra legato mani e piedi. L’aggressione è avvenuta in via Dante, a poca distanza dal negozio di tatuaggi di cui Ursino è titolare: soccorso dal 118, è stato ricoverato in ospedale con contusioni al volto e una botta alla testa. Gli aggressori erano vestiti di nero con i volti coperti da sciarpe; tra loro, una ragazza che riprendeva il pestaggio con un telefonino. Intanto sale la tensione a Palermo dove è atteso Roberto Fiore, segretario della formazione di estrema destra di stampo fascista e candidato alle prossime elezioni del 4 marzo.
Ursino non è nuovo alle cronache. Nel luglio 2006 picchiò a sangue e derubò due immigrati bengalesi nel centro di Palermo, venendo condannato in primo grado a due anni e mezzo di carcere. Già nel 2005 era stato protagonista di un’aggressione ai danni di stranieri, quando picchiò con pugni e bastonate un nigeriano e un giovane siciliano di Siracusa, sempre nel centro cittadino, ricevendo un rinvio a giudizio per lesioni aggravate per aver agito in base a “motivi razziali”.
Infine, nel 2008 prese parte alla preparazione e all’invio di pacchi minatori con bambole sporche di sangue e interiora di animale, inviate a diverse redazioni giornalista per la campagna di Forza Nuova contro la legge 194 sull’aborto.
Intanto in serata è arrivata una rivendicazione agli organi di stampa. “Chi afferma che esista una “minaccia fascista”, a Palermo come in tutta la Sicilia, dovrà ricredersi”, si legge nella nota. “Sul territorio palermitano esiste chi ripudia il fascismo e non ha timore di lottare per bloccarlo e schiacciarlo, a partire da questi protagonisti del forzanovismo, guerrieri a parole, violenti nelle immagini che evocano forse, ma incapaci di proteggere la propria incolumità e di conquistare qualsiasi forma di potere politico. Palermo è antifascista, nelle pratiche e nella quotidianità di chi la vive. A Palermo non c’è spazio per il fascismo”.
Alla nota è seguita la replica di FN che stigmatizza “un allarmante e unilaterale tentativo di alzare il livello dello scontro, a pochi giorni dall’arrivo in città di Roberto Fiore, che non può essere ignorato”.
Fiore, già condannato per eversione di destra nella stagione delle stragi (era tra i responsabili della strage alla stazione di Bologna) e fuggito in Inghilterra per evitare la cattura, è ora pronto a rientrare sulla scena politica italiana con la sua candidatura alle elezioni del 4 marzo.
“Dopo una campagna d’odio seminata dal Gruppo Espresso (rea a suo dire di aver pubblicato una sua biografia ndr) e seguita da tutta la sinistra inclusa Liberi e Uguali, si scatena l’odio comunista contro Forza Nuova: a Palermo un dirigente forzanovista è stato colpito sul posto di lavoro, per poi essere legato e vigliaccamente massacrato di botte in dieci contro uno”, ha dichiarato l’esponente neofascista.
La tensione nel capoluogo siciliano è palpabile: sabato è atteso un suo comizio e il Forum di associazioni anti fasciste ha chiesto al Prefetto di non autorizzare la manifestazione.
Anche il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, è intervenuto denunciando l’aggressione ai danni di Ursino come “la degenerazione che la politica italiana sta subendo, dopo avere sottovalutato la recrudescenza di fenomeni e comportamenti fascisti e razzisti, che rischiano di infettare culturalmente la società civile, anche quella che antifascista e antirazzista si proclama. Il fascismo – conclude il primo cittadino – non si combatte con lo squadrismo, bensì con la cultura e la resistenza”.
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