Diego Milito si è ritirato all’età di 36 anni a casa sua, in Argentina, indossando per l’ultima volta la maglia del suo club, il Racing Avellaneda. “El Principe” è stato un attaccante ineguagliabile, cinico, elegante ed incredibilmente efficace. L’attaccante che ha fatto sognare i tifosi nerazzurri vincendo il “triplete” nel 2010 rimarrà per sempre nella storia del calcio italiano e nella storia nerazzurra.
Diego Alberto Milito, nato a Bernal il 12 giugno 1979, è stato uno dei migliori attaccanti moderni degli ultimi anni. Ha esordito nel Racing Club (Avellaneda) appena ventenne. Dal 1999 al 2004, indossando la maglia bianco azzurra del Racing, realizza 34 gol in 137 presenze e conquista il suo primo campionato argentino. E’ chiamato “El Principe” perché assomiglia, in maniera incredibile, all’ex giocatore uruguayano Enzo Francescoli, soprannominato anche lui “El Principe”. Dall’Argentina parte, per la prima volta, verso l’Italia, sponda Genoa. In rossoblu partecipa a due campionati di Serie B dove illumina ed incanta i tifosi del Luigi Ferraris. Cambia aria, lascia l’Italia per la Spagna e veste la maglia del Real Zaragoza, portando la squadra fino alla qualificazione per la Coppa UEFA. Lascia la Spagna per fare ritorno in Italia. Ritorna, per una stagione, al Genoa in Serie A, nella quale incanta tutti anche il presidente dell’Inter Moratti che lo vuole per rinforzare la sua squadra. In nerazzurro vince tutto: un campionato, due Coppe Italia, una Supercoppa Italiana, una Champions League e una Coppa del Mondo per Club. Dopo l’infortunio, doppia lesione al legamento crociato, rientra ma la sua carriera nerazzurra termina poco dopo con l’addio e il ritorno al Racing CLub che lo ha lanciato in Argentina. Torna a vestire la maglia bianco azzurra, vince un campionato e si ritira dal calcio giocato mentre nasce la sua terza figlia.
Gli osservatori del Genoa vedono Milito nel campionato argentino. Alla squadra del presidente Preziosi serve un attaccante per la sua rosa e investe in questo promettente attaccante. Diego Milito sorprende tutti realizzando in poco più di metà campionato (20 presenze) 12 gol in Serie B ma l’anno successivo, sempre nella serie cadetta italiana, segna 21 reti in 39 presenze. Le prestazioni di Milito al Genoa iniziano ad ingolosire diverse squadre in tutta Europa ma il club che si fa sotto con più convinzione è il Real Zaragoza. L’argentino dopo la Serie B, si sposta nella Liga spagnola. Milito rimane due stagioni nel Real Zaragoza, segnando 15 gol nella prima, vincendo anche la Copa del Re. La seconda stagione segna 23 reti ma non riesce a conquistare la classifica dei cannonieri, chiudendo al secondo posto, per la presenza ingombrante di Ruud Van Nistelrooy che realizza 25 reti con il Real Madrid. Le sue reti, però, portano la sua squadra fino al sesto posto e la conseguente qualificazione alla Coppa UEFA. Dopo le due stagioni in terra spagnola Diego “El Principe” Milito torna in Italia per vestire nuovamente la maglia del grifone genoano. Nella stagione 2008/2009 realizza 24 gol e trascina il Genoa in Europa League. Il presidente Moratti si è, calcisticamente, innamorato del Principe e vuole che diventi Re a Milano.
L’attaccante argentino è un bomber completo, segna di destro, di sinistro e di testa. Un giocatore tecnico, rapido ed intelligente con grande visione e senso della posizione e del gol. Ibrahimovic batte Milito nella classifica dei cannonieri, la stagione precedente, ma lo svedese parte per Barcellona e si apre un posto nell’attacco dell’Inter e Moratti non vuole perdere l’occasione di avere il Principe nella sua rosa. José Mourinho in panchina, Julio Cesar in porta, difesa composta da Samuel e Lucio centrali a destra Maicon e a sinistra Chivu, centrocampo con Thiago Motta, Cambiasso e Zanetti, davanti a loro Snejider e poi Eto’o e Diego Milito. Una corazzata che nel 2010 vince tutto, campionato (miglior attacco e miglior difesa), Champions League e Coppa Italia. L’avventura in nerazzurro continua ma la sensazione è che la squadra sia stata spremuta fin troppo: l’anno dopo chiude al secondo posto ma poi inizia il quinquennio della Juventus che dura fino ai giorni nostri. Milito all’Inter ha realizzato 62 gol, di cui molti pesanti ed importanti, in 128 presenze.
La grande Inter di Helenio Herrera ha trovato pane per i suoi denti nel confronto con l’Inter del Triplete di José Mourinho. Nessuna squadra italiana era mai riuscita nella storia del calcio a vincere le tre competizioni più importanti a livello nazionale ed internazionale, senza contare che l’anno successivo la squadra nerazzurra vince la Supercoppa Italiana e il Mondiale per Club. La vittoria del Triplete è qualcosa di storico, di incredibile, ripetibile, recentemente, solo dal Barcellona e dal Bayern Monaco. Considerando, poi, che è accaduto tutto al primo anno di Diego Milito nell’Inter. LA ciliegina sulla torta per la grande presidenza di Moratti. Una festa che rimarrà negli archivi del calcio. L’Inter vince il “triplete” grazie alle prodezze dell’attaccante e vince la Champions League con due reti in finale contro il Bayern Monaco. La stagione si chiude con tre trofei e 30 reti realizzate in 52 presenze.
Dopo il Triplete la squadra nerazzurra è spenta e l’anno dopo con Benitez conquista la Supercoppa Italiana, anche questa finale contro la Roma (Campionato giocato fino all’ultimo contro i giallorossi e Finale di Coppa Italia contro la squadra di Spalletti) e il Mondiale per Club ma si ha la netta sensazione che sia finito un ciclo. L’Inter, la grande Inter che ha divertito e vinto in questi anni, è sazia di trofei, non ha più fame e Milito, il grande Milito non è più nè Principe né Re, è diventato, al massimo, un Conte. L’infortunio al legamento crociato peggiora la situazione e nel 2014, una volta rientrato nei campi della Serie A, decide che è meglio salutare l’Inter, Milano e l’Italia per fare ritorno alle origini e vestire la maglia del Racing Club che lo ha lanciato appena ventenne. Aveva lasciato la squadra argentina vincendo un campionato e al suo ritorno, dieci anni dopo, ne conquista un altro, vestendo, da leggenda, la stessa maglia. Con la Nazionale non ha mai avuto una grossa fortuna segnando solo quattro reti in 25 presenze ed è arrivato secondo, medaglia d’argento, nella Copa America 2007.
Il saluto per “El Principe” è arrivato da parte di tutti gli amanti e gli innamorati del calcio. Un giocatore immenso che ha conquistato la storia dell’Inter e del gioco del “futbol”.
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