Niente minigonna a scuola, nello specifico al liceo Classico Socrate di Roma. Non perché sia un capo di abbigliamento inopportuno di per sé, ma perché “a qualche professore potrebbe cadere l’occhio“. Questo l’invito della vicepreside dell’istituto, che si trova nello storico quartiere popolare della Garbatella, e che ha scatenato la protesta delle allieve.
Il tutto nasce da un problema logistico, che riguarda le scuole di Roma e non solo: i banchi ordinati dal commissario Arcuri non sono ancora pervenuti al liceo Socrate. Per questo motivo gli studenti sono costretti in questi giorni ad assistere alle lezioni accomodandosi sulle sedie, senza che davanti ci sia un banco. Un disagio notevole per tutti, per l’evidente impossibilità di appoggiare libri e quaderni. Ma evidentemente anche per gli insegnanti, posti di fronte a giovani allieve in minigonna. Questa, quantomeno, la lettura della dirigente scolastica.
Una considerazione che non è stata accettata da una delle rappresentanti d’istituto del liceo Socrate, che ha reso nota la vicenda. E così il collettivo Ribalta Femminista è passato al contrattacco. “Non è colpa nostra se cade l’occhio“, hanno scritto le studentesse in un cartello all’interno dell’istituto. Quindi l’appello social, in un post pubblicato giovedì per combattere la demonizzazione non solo della minigonna, ma soprattutto della femminilità: “I nostri corpi non possono essere oggettificati: domani (oggi, ndr) siete tutte e tutti invitati a venire a scuola con una gonna, ci vestiamo come vogliamo“.
Grazie anche alla grancassa di Facebook e Instagram, le foto delle ragazze del liceo Socrate a scuola in minigonna hanno fatto il giro del web. Quindi un commento ufficiale dall’istituto romano, firmato dalle studentesse di Ribalta femminista ma anche dal collettivo politico Galeano: “Andare a scuola in gonna è stata una risposta spontanea. Non ci interessa l’episodio singolo, questa è l’occasione per mettere al centro il ruolo della scuola e della comunità scolastica“.
E la vicenda va ben oltre la minigonna. “La scuola è e deve essere una forza motrice nello scardinare la cultura che rende le ragazze e le donne oggetti e colpevoli – aggiungono le ragazze –. È nelle aule che si formano i cittadini e le cittadine di domani, ed è da lì che deve partire una nuova consapevolezza per i nostri corpi e i nostri modi di essere. Il Socrate e la sua comunità di studentesse e studenti e professoresse e professori, ci ha sempre insegnato questo, a conoscere noi stessi e noi stesse ed essere liberi e libere di esprimerci. Che questo sia il momento e il luogo per iniziare una vera rivoluzione culturale e sociale, che oggi più che mai è necessaria“.
Un fatto destinato a non finire qui. Tanto che la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, ha chiesto una relazione all’istituto. Per una vicenda che non riguarda una semplice minigonna, ma la dignità delle giovani donne di oggi. Rimaste invischiate in un pantano socio-antropologico che si riteneva superato da generazioni. Erroneamente.
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