“A questo punto voglio sapere se davvero pezzi dello Stato tramano contro altri pezzi dello Stato. Voglio sapere se davvero un Carabiniere ha preparato dei dossier falsi contro un ministro della Repubblica”. È un fiume in piena il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio, intervistato da Repubblica. Il suo nome è spuntato nelle carte dell’inchiesta sul caso Guidi-Gemelli, che ha già fatto saltare la poltrona dell’ex ministra Federica Guidi, compagna dell’imprenditore siciliano. Da Potenza le indagini si stanno allargando ad altre città e così gli inquirenti hanno sentito una telefonata di Valter Pastena, consulente del Ministero dello sviluppo economico (che faceva capo alla Guidi) proprio con Gemelli in cui parla di foto di Delio in compagni di mafiosi a Cutro, portate in ufficio da un Carabiniere. Il carteggio tra i due che, per gli inquirenti, mostrerebbe il potere di questo clan, tra imprenditori e funzionari, che avrebbero ottenuto materiale per ricattare lo stesso ministro delle Infrastrutture.
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Dalle carte processuali filtra un brano di questa intercettazione. “I Carabinieri prima che tu venissi là, sono venuti a portarmi il regalo in ufficio, perché tu non stai attento. Hai visto il caso di Reggio Emilia? Finito ’sto casino usciranno le foto di Delrio a Cutro con i mafiosi”, dice Pastena a Gemelli. Il motivo? Far pressione su Delrio per sponsorizzare la conferma di Alberto Cozzo, loro protetto, a commissario dell’autorità portuale di Augusta.
“A Cutro ci sono andato da sindaco di Reggio Emilia”, spiega il ministro nell’intervista. Ci è andato perché le città sono gemellate e solo per partecipare a una cerimonia religiosa per le vie del paese. “Hanno provato a invischiarmi in quella roba, ma non hanno trovato niente perché era impossibile trovare qualcosa. Mai un avviso di garanzia”, ricorda.
È per questo che ha deciso di presentare un esposto alla Procura. “Voglio sapere se questa attività di dossieraggio è vera oppure no. Voglio sapere se la gente – non solo un ministro – può fidarsi delle Istituzioni”, spiega a Repubblica. Hanno cercato di colpirlo, ma a difenderlo c’è la sua fama di “irreprensibile” e le decisioni prese da quando ha assunto il ministero nel governo Renzi, come quella di nominare Nicola Gratteri, fresco nuovo procuratore di Catanzaro e da sempre figura chiave dell’antimafia, a presidenza della Commissione “per riscrivere il codice di procedura penale”.
Che a Cutro ci sia andato è vero, ammette, ma non per incontrare dei mafiosi. Si dice sereno e anzi, fa un punto d’onore essere attaccato da “un comitato d’affari”.
Rimane il fatto che il presidente di Confindustria Sicilia, Ivan Lo Bello, si recò da lui per parlare di Cozzo. Nicola Colicchi, imprenditore e consulente della camera di commercio di Roma ne ha parlato a Gemelli. “È vero che Lo Bello è venuto un paio di volte da me, ma mi ha sempre parlato del rinnovamento dell’aeroporto di Catania. Le camere di commercio sono i soci dell’Aeroporto, era normale. Non ricordo assolutamente che mi abbia mai parlato di Cozzo. Di certo non lo ha sponsorizzato, me lo ricorderei”, spiega al quotidiano il ministro. Alla fine però Cozzo venne confermato: “Ho solo prorogato i commissari in attesa che entri in vigore la riforma dei porti con i nuovi meccanismi di nomina delle autorità portuali”, si giustifica.
Cozzo non gli era piaciuto, insiste, anche se qualcuno gli ha fatto il suo nome per la carica del porto di Augusta ed è stata la sindaca di Augusta, Cettina Di Pietro, del M5S. “Me ne ha parlato bene. E le ho detto che non mi sembrava così bravo”. A sua difesa ricorda di avere un carteggio proprio con Cozzo in cui lo spronava a fare di più e che gli ha affiancato l’Autorità anticorruzione “per evitare problemi”. In una Regione così delicata e sensibile alle inflitrazioni della malavita ha scelto di usare anche Cantone pur di far bene il suo lavoro, insiste. “Io ho la coscienza a posto e non ho nulla di cui aver paura”.
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