Si chiama misofonia ed è l’intolleranza a suoni e rumori. Un disturbo vero e proprio che, secondo le stime degli esperti, affligge il 20% della popolazione. Quando si è colpiti da misofonia, si manifesta una scarsa tolleranza a determinati suoni. Anche quelli a cui apparentemente non facciamo caso impediscono di concentrarsi. Le reazioni intolleranti nei confronti di alcuni suoni non sarebbero determinate dall’orecchio, ma dal cervello. Tutto sarebbe da rintracciare nel sistema limbico, quella parte della mente che registra le emozioni. E’ infatti la memoria a farci distinguere se un suono è gradevole oppure no.
La memoria del sistema limbico interviene automaticamente: se un suono viene avvertito in un contesto sgradevole, viene classificato come qualcosa di non sopportabile. A chiarire il meccanismo dell’intervento del sistema limbico e della riproposizione alla mente di suoni e rumori è Giovanni Ralli, professore di otorinolaringoiatria e audiologia all’Università La Sapienza di Roma, che ha illustrato come esista anche una vera e propria malattia di intolleranza al suono: l’iperacusia.
Si tratta, secondo l’esperto, di una sensibilizzazione eccessiva dell’orecchio. Il dottor Ralli ha specificato come ogni suono possa rappresentare un fastidio insopportabile. I soggetti, anche se sono circondati dal silenzio, possono avere la sensazione di impazzire.
Anche il New York Times si è occupato della misofonia e il dottor Barron Lerner ha riferito che alcuni pazienti arrivano a sentire perfino il rumore della saliva delle altre persone. Secondo il noto quotidiano, ci sarebbe una vera e propria classifica di rumori più fastidiosi: gesso sulla lavagna, rumore di chi mangia la zuppa, masticare chewing gum, tagliarsi le unghie, scatti della penna, tirare su con il naso, scrocchiare le dita, sbadigliare.
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