Tanto è lo spazio è stato dato anche alle madri all’interno della manovra 2023.
A partire dalla pensione fino al congedo parentale. Ecco tutti i cambiamenti in vista.
Nella nuova manovra finanziaria che attualmente è in attesa di essere approvata, sono state aggiunte numerose misure dedicate al sostentamento della figura genitoriale della madre.
Infatti, tra i vari argomenti trattati, c’è anche quello inerente all’opzione donna, una modalità pensionistica che potrà essere posticipata di un anno a patto che vi siano alcune condizioni.
Infatti, tale situazione potrà svolgersi nel caso in cui ci si sta occupando di genitori o marito con handicap oppure se si possiede un’invalidità pari o superiore al 74%.
Un altro requisito è il fatto di essere impiegata all’interno di un’azienda che ha dato inizio ad un tavolo di crisi.
Nel caso in cui non esistono i requisiti appena citati, una donna ha la possibilità di andare in pensione solo dopo aver raggiunto i 60 anni di età.
Potrà esserci uno sconto di due anni se questa ha almeno due figli o, nel caso di un solo figlio, si potrà andare in pensione a 59 anni.
E quest’ultima parte della misura che per molti va a discriminare le donne madri da quelle senza figli e che ha dato vita a numerose polemiche.
Infatti non manca chi pensa che una decisione simile può essere catalogata come anticostituzionale.
Una manovra che ha coperto molti punti tra cui anche l’assegno universale unico che prevede un aumento del 50% per il primo figlio fino a quando questo non compie un anno di età.
Lo stesso importo verrà aumentato anche per tutte quelle famiglie a partire dal terzo figlio in poi fino a quando questi non hanno compiuto tre anni di età.
Per quanto riguarda i congedi parentali, la nuova manovra prevede che si potrà ottenere una retribuzione, per 30 giorni, dell’80% dello stipendio mensile e non del 30% come è attualmente.
È molto importante anche sottolineare un altro punto della manovra, ossia il taglio dell’IVA sui prodotti per l’infanzia.
Infatti, le mamme non saranno più costrette a pagare il 22% dell’imposta su pannolini, biberon ed altri prodotti per l’alimentazione dei neonati e dei bambini.
Questi infatti verranno tassati soltanto del 5% proprio come accade anche agli assorbenti per le donne.
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