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Categories: Tecnologia

Mobilegeddon: chi non è mobile non si salva

Il web è sempre più mobile, pronunciato come “mobail” e non come un componente di arredamento: Mobilegeddon è il nomignolo dato al nuovo algoritmo di Google che promette di compiere una piccola (grande) rivoluzione in rete dato che andrà a colpire tutti quei siti che non sono pronti per essere visualizzati da un dispositivo portatile. Stiamo parlando ovviamente di gadget come smartphone e tablet, che hanno un peso sempre più importante nella percentuale di accessi e che dunque devono necessariamente essere aiutati con versioni più leggere e ottimizzate delle homepage (e di tutte le altre pagine). E chi non è ancora mobile? Non si salva.

Forse non ve ne siete mai accorti, ma buona parte dei portali più visitati online cambiano in modo netto se aperti dal computer oppure da uno smartphone: c’è infatti la versione detta desktop e quella chiamata mobile che adattano dimensioni e elementi a seconda del dispositivo che apre le pagine. Ha senso: non ha infatti molta ragione dover muoversi da destra a sinistra e dall’alto al basso per poter anche solo leggere un titolo di una homepage complessa e ricca di contenuti, se si sta usando il proprio cellulare. Per questo motivo si è creata una versione alleggerita, che adatti larghezza e lunghezza dei testi, dei titoli e dei menu alla diagonale del display.

I browser mobile fanno una grossa parte, ma comunque serve una versione nativamente sviluppata per questo scopo ed è qui che casca l’asino perché si scopre che tantissimi portali finora non si sono preoccupati troppo della questione e così hanno obbligato milioni di visitatori a dover faticare non poco per fruire dei contenuti. Ma Google non ci sta e così da oggi 21 aprile farà partire il nuovo algoritmo che andrà a penalizzare tutti quei siti che non hanno ancora la loro bella versione mobile. Tra le possibili vittime ci sono nomi illustri come il sito della RyanAir, giusto per fare un esempio eclatante. Ma cosa comporterà la penalizzazione?

Tutti i siti che non possono essere aperti in mobile vedranno il loro posizionamento sul motore di ricerca variato in favore di rivali che offrono simili informazioni e argomenti, ma che invece possono essere aperti alla grande su smartphone e tablet. Ci sarà una corsa all’adattamento, perché ormai non si può più soprassedere e per buona parte dei naviganti Google è la prima pagina che si apre non appena si accende il computer. Di più: c’è chi scrive gli indirizzi direttamente nella barra di ricerca, sintomo che se non si è (nelle prime posizioni) su Google non si è più nessuno.

Diego Barbera

Diego Barbera è stato un redattore interno di Nanopress fino al 2018. Si è occupato di tecnologia, sport, cronaca.

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