[didascalia fornitore=”ansa”]La nave ‘Virginio Fasan’, della Marina militare[/didascalia]
Novità sul tema della mobilità green: dal trasporto marittimo ai bus, i carburanti alternativi contro l’inquinamento sono una buona abitudine sempre più necessaria, non soltanto per quanto riguarda le automobili private, ma anche i trasporti nella loro generalità. Pensiamo, ad esempio, al trasporto marittimo, quindi agli spostamenti via nave. Proprio in questo contesto si inserisce il progetto Flotta Verde, nato per individuare un prodotto alternativo al combustibile navale di origine fossile.
Sappiamo che i carburanti alternativi sono fonti energetiche definite strategiche dalla Direttiva comunitaria Dafi, che ha come obiettivo la decarbonizzazione dell’Unione Europea ricorrendo anche ai carburanti alternativi in tutti gli Stati Ue. L’obiettivo per il nostro Paese è adottare sistemi di alimentazione più eco-efficienti che permettano all’Italia di raggiungere gli impegni assunti in ambito europeo sul contenimento delle emissioni di inquinanti atmosferici, grazie alla riduzione del consumo di derivati petroliferi.
Il progetto riguardante il biocombustibile composto per il 50% da Green Diesel ha visto collaborare gli ingegneri chimici Eni con gli ingegneri navali della Marina Militare, che è diventata così il primo corpo a sperimentare operativamente il Green Diesel, anche in anticipo rispetto alla scadenza europea, che prevede l’uso nei carburanti del 10% di frazione bio entro il 2020.
Dalle navi al trasporto pubblico: il test in questo caso è stato effettuato sugli autobus torinesi con l’obiettivo di contribuire alla riduzione dell’inquinamento. Ed ecco i risultati della sperimentazione.
I test sono stati effettuati nel Centro ricerche Eni a San Donato Milanese, in collaborazione con l’Istituto Motori del Cnr di Napoli. Hanno riguardato autobus euro 3 dell’azienda di trasporto pubblico di Torino. I risultati della sperimentazione evidenziano la riduzione delle polveri sottili del 40% e del particolato del 16%, la riduzione degli NOx del 10% e quella del CO2 del 7%, grazie all’utilizzo del carburante “Eni Diesel +”, che riduce i consumi di circa il 2% (ma si può arrivare fino al 4% nel lungo periodo).
La riduzione delle emissioni è dovuta alla composizione del carburante che contiene una componente biologica rinnovabile del 15% in cui non sono presenti aromatici e poliaromatici (precursori del particolato) e un bassissimo livello di zolfo che permette una combustione più omogenea e una riduzione della temperatura media di combustione, con conseguente calo degli ossidi di azoto.
La componente rinnovabile viene prodotta dalla Bioraffineria Eni di Venezia, grazie a una tecnologia in grado di convertire qualsiasi tipo di olio vegetale e grasso animale in gasolio di alta qualità, compresi gli oli alimentari esausti o le cariche vegetali non edibili.
Per il futuro Eni prevede di coprire l’intero fabbisogno italiano di biocarburanti entro il 2020, grazie anche alla start up della raffineria di Gela, e di produrre energia e carburanti anche da materie prime avanzate, ricorrendo a tecnologie innovative.
In collaborazione con AdnKronos
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