Dal 18 maggio è possibile spostarsi all’interno della propria regione di appartenenza in assoluta libertà, senza obbligo di autocertificazione, anche per poter incontrare amici (pur mantenendo il giusto distanziamento). Rimangono, però, le limitazioni per gli spostamenti tra regioni.
Non è più necessario esibire l’autocertificazione poichè tutti gli spostamenti, all’interno della propria regione di appartenenza, possono essere effettuati senza dover giustificare i propri movimenti. Non è possibile, però, andare a trovare un congiunto fuori dalla propria regione. Sono limitati, in tal senso, gli spostamenti tra regioni. Queste visite non sono ancora consentite, a meno che non ci sia un «grave motivo di necessità». Motivo che però dovrà essere dichiarato nell’autocertificazione e che bisognerà anche essere in grado di dimostrare. Nell’eventualità ci fosse la necessità di spostarsi fra regioni: si dovrà portare il modulo compilato con l’indirizzo di partenza, quello di arrivo e il motivo del trasferimento. Ma solamente per comprovate esigenze: «motivi di lavoro, di salute e di necessità e urgenza».
La situazione, però, potrebbe cambiare dal 3 giugno per quanto riguarda l’obbligo dell’autocertificazione per gli spostamenti tra regioni. Infatti, a far luce sulla questione è stato Francesco Boccia, ministro degli Affari regionali, dando maggiori dettagli durante l’audizione alla Commissione Federalismo fiscale alla Camera. L’ipotesi di programmare le riaperture interregionali dal 3 giugno è stata ufficializzata, ha detto, ma a condizione che si rispettino i dati del monitoraggio. Se una regione è ad alto rischio, è evidente che non può partecipare alla mobilità interregionale.
Dunque, fattore cruciale sarà l’esito e l’andamento dei monitoraggi effettuati dal ministero della Salute e dall’Istituto superiore di Sanità sulla base di dati registrati dalle Regioni, i quali si baseranno sui 21 parametri disposti dal ministro della Salute Roberto Speranza. L’indice più importante per determinare il rischio di ogni regione è Rt, che descrive il tasso di contagiosità dopo l’applicazione delle misure atte a contenere il diffondersi della malattia, la potenziale trasmissibilità del virus legato alla situazione contingente, cioè la misura di ciò che succede nel contesto.
Quindi, qualora una Regione dovesse rientrare tra quelle ad alto rischio, sarebbe da escludere dalla mobilità regionale, con misure diverse da adottare rispetto alle altre regioni. Al termine del lockdown i dati segnalavano come regioni a rischio moderato solo Molise, Umbria e Lombardia. Nessuna regione rientrava nella classificazione di rischio alto.
Con i dovuti accorgimenti, è possibile rientrare dall’estero e recarsi al proprio domicilio osservando la quarantena e comunicandolo alla Asl di appartenenza. Dal 3 giugno, dunque, è consentito viaggiare per lavoro solamente nei Paesi che permettono l’ingresso ai cittadini italiani. L’apertura delle frontiere, limitatamente ai Paesi Ue e dell’area Schengen, è prevista comunque rispettando sempre le regole degli Stati che consentono l’accesso e soltanto per motivi comprovati.
Infine, è possibile fare uso di mezzi come navi ed aerei per uscire dai confini nazionali, sempre e solo per alcune eccezioni «lavoro, salute, necessità e urgenza», ma al momento dell’arrivo bisogna osservare le norme vigenti nel Paese di destinazione.
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